Albanese

In Australia puoi ignorare il tuo capo (finito il lavoro)

Da lunedì 26 agosto, in Australia, è entrata in vigore una nuova legge che sancisce il “diritto alla disconnessione” per i dipendenti, ovvero il diritto di non rispondere a chiamate o email di lavoro oltre l’orario di ufficio. Questa normativa, promossa dal Governo laburista guidato dal premier Anthony Albanese (in foto), mira a ristabilire un equilibrio tra vita lavorativa e privata, specialmente dopo l’aumento del lavoro da casa durante la pandemia e l’uso diffuso degli smartphone, che ha portato sempre più spesso i lavoratori a essere contattati dopo il loro turno senza compenso. Negli ultimi anni, l’uso prolungato di dispositivi digitali durante il lavoro e la possibilità per i datori di raggiungere i dipendenti in qualsiasi momento sono stati identificati come cause di problemi di salute come l’insonnia e il burnout (esaurimento psicofisico ed emotivo in ambito lavorativo). Per questo motivo, vari Paesi hanno recentemente emanato leggi o introdotto clausole simili nei contratti collettivi.

La normativa australiana, inserita nel Fair work act, garantisce ai lavoratori il diritto di rifiutare di monitorare, leggere o rispondere a contatti, o tentativi di contatto, da parte del datore di lavoro fuori dall’orario di lavoro. Questa disposizione è entrata in vigore a fine agosto  per i dipendenti pubblici e sarà estesa ai lavoratori delle piccole imprese dallo stesso mese dell’anno prossimo, coprendo così la maggior parte dei lavoratori australiani. La legge, inoltre, mira a proteggere i collaboratori da eventuali provvedimenti disciplinari e offre una base legale per difendersi nel caso vengano discriminati per non essere reperibili oltre l’orario lavorativo.

I dubbi delle aziende

Non tutti però sono convinti della sua efficacia: la legge stabilisce, infatti, che i collaboratori possano evitare di rispondere “a meno che tale rifiuto non sia irragionevole”. I criteri per valutare la ragionevolezza del contatto da parte del responsabile includono: la natura e l’urgenza del motivo; il metodo di contatto (per esempio, email o telefonata); l’eventuale ricompensa per il lavoro straordinario; il livello di responsabilità del lavoratore nell’organizzazione e le circostanze personali. Questi criteri lasciano comunque spazio a interpretazioni diverse, che possono variare a seconda dell’azienda e non sempre essere a favore del dipendente.

Inoltre, almeno inizialmente, potrebbero esserci difficoltà nell’applicazione della legge. Qualsiasi controversia può essere portata davanti alla commissione che applica il Fair work act, che può ordinare al datore di lavoro di cessare i contatti fuori dagli orari lavorativi. Se il comportamento persiste, la commissione può imporre sanzioni amministrative. Tuttavia, non è detto che il dipendente avvii tale procedura a causa delle gerarchie lavorative, né che ciò porti a una reale risoluzione della controversia. Per ragioni opposte, le associazioni imprenditoriali si sono opposte all’emanazione della legge, sostenendo che crei confusione e incertezza,  riducendo la flessibilità negli accordi di lavoro. Alcuni settori, inoltre, potrebbero non essere adatti al diritto alla disconnessione.

Secondo diversi esperti, la legge ha innanzitutto il merito di aver aperto uno spazio di discussione su questi problemi e, a lungo termine, potrebbe portare a una ridefinizione dei rapporti di lavoro. L’obiettivo reale della novità legislativa consiste nel far comprendere che la disponibilità costante, con il rischio di stress eccessivo e burnout, ha un impatto negativo complessivo sul lavoro e sulla produttività di un’azienda, e che la continua reperibilità non dovrebbe essere vista come un fattore cruciale per fare carriera.

disconnessione, work life balance, benessere, Australia

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