Infrastrutture digitali, un ritardo che ci penalizza da Nord a Sud
Un’Italia in sofferenza digitale, disomogenea, ma non ‘spaccata’. A evidenziarlo è l’ultimo Digital infrastructure index, il report stilato da EY che valuta il livello di efficienza e maturità delle infrastrutture digitali delle 107 province italiane. Per la ricerca sono stati analizzati 30 indicatori, suddivisibili in tre categorie: connettività fissa; mobile e wireless; tecnologie Internet of Things (IoT). Inoltre, per ogni singola area, sono state esaminate l’offerta di connettività (copertura e infrastrutture disponibili) e la capacità di soddisfare la domanda delle imprese operanti nella zona. Il report si concretizza, così, in una classifica della digitalizzazione delle province italiane, con un punteggio da 0 a 100.
Per prima cosa il report ‘smentisce’ la credenza, abbastanza diffusa, della spaccatura Nord-Sud: il livello di maturità delle infrastrutture digitali del nostro Paese è risultato disomogeneo su tutto il territorio; quasi ogni regione presenta aree critiche e sono stati rilevati profondi divari anche fra province adiacenti.
Il ranking è guidato dalla provincia di Genova – al primo posto con punteggio pieno – seguita da Milano, Roma, Bologna e Torino; chiudono invece la classifica Vibo Valentia, Enna e Fermo (quest’ultima con un punteggio pari a 0). Da sottolineare, inoltre, il forte ritardo digitale di tutta la Costa Adriatica, che risente del mancato investimento degli operatori Tlc e di un sistema di utility poco sviluppato.
Per quando concerne il rapporto fra connettività e IoT-sensoristica, invece, emergono due macro gruppi. Da una parte le metropoli iperconnesse, che risultano molto sviluppate su entrambi i fronti, dall’altra le Smart land, caratterizzate da un livello molto avanzato di IoT e sensoristica dovuto, probabilmente, alla volontà di investire per sopperire al ritardo nelle reti Ftth e 5G.
Digital e filiere produttive
Lo studio ha analizzato anche il livello di digitalizzazione delle filiere, ovvero quanto queste sono supportate dalle infrastrutture, nelle aree in cui operano. Anche in questo caso i risultati sono diversificati. Guidano il Paese Technology e Telecomunicazione e Media ed Entertainment, mentre sono ‘trainati’ Agrifood e Retail Food. Dall’analisi è emerso i settori più digitalizzati sono quelli con sedi nelle province del Nord e del Centro che hanno conquistato il podio nel livello di digitalizzazione.
Le stesse province che hanno un ruolo fondamentale per almeno 10 delle 17 filiere analizzate (in particolare Milano e Bologna, che rappresentano territori importanti per tutti i settori oggetto di studio). “La presenza in più filiere, oltre a indicare un tessuto produttivo ricco e forte, può rappresentare anche un fattore di resilienza in tempi di crisi”, è stato scritto nel report. Per questo motivo “questi gap dovrebbero essere colmati attraverso un’accelerazione degli investimenti”, focalizzata nelle aree più ‘arretrate’. E lo studio ha sottolineato anche i punti chiave su cui intervenire: Reti, dati, cloud, sicurezza e competenze digitali.
Per il rilancio economico del nostro Paese, dunque, si rende necessario un piano di investimenti basato sulle necessità dei territori, ma anche delle imprese, puntando sull’elevata diffusione delle reti IoT e della sensoristica, capacità di elaborazione – accessibile in modo flessibile e sicuro – e di storage e velocità di connessione alla Rete. Insomma, un programma mirato che vada a colmare i gap, per poter poi procedere con uno sviluppo omogeneo dell’intero Paese.