Fabbrica_Sud

Interloquire con il Sud è una scelta lungimirante

“Il Sud esiste”: questo è il titolo della tavola rotonda dell’incontro, tenutosi a Salerno il 15 settembre 2023, di FabbricaFuturo, il progetto multicanale della casa editrice ESTE dedicato ai macrotrend del Manifatturiero. È lo stesso titolo che Marco Vitale ha dato a un suo libro che la Fondazione con il Sud gli ha chiesto di scrivere, scegliendo tra i tanti scritti e discorsi che negli anni ha fatto – con competenza e con grande passione – sul Sud. Ci unisce la visione di un Sud non piagnone, non rivendicativo, non governato da una cultura dello sviluppo che immagina che lo sviluppo stesso venga da ‘altrove’, che sia deciso da altri.

Una cultura che ha permeato generazioni di classi dirigenti, attente a provocare e intercettare stanziamenti di risorse pubbliche e disinteressate a coltivare la domanda, le energie, i progetti locali. Una cultura dello sviluppo che ha trovato la sua massima, potente – e per me, deleteria stagione negli anni della grande industrializzazione di base – voluta e governata da Pasquale Saraceno: violente e momentanee fiammate di crescita del reddito e del Prodotto interno lordo, ma nessun innesco di veri processi di crescita imprenditoriale e in più l’affermarsi di una logica di dipendenza e di deresponsabilizzazione diffusa. Già nel 1952 l’inascoltato Giorgio Ceriani Sebregondi diceva: “Le aree depresse hanno bisogno di apporti esterni, ma se questi non incrociano le responsabilità dei soggetti locali diventano assistenziali e oppressivi”.

Le imprese che si assumono la responsabilità

In questo panel animato da tutti imprenditori – al quale non ho avuto modo di prendere parte – avrei voluto portare la mia lunga esperienza alla Fondazione con il Sud che ha visto crescere decine e decine di esperienze che, nate dalla esigenza di soggetti generosi e impegnati, di dare risposte a fondamentali diritti negati, di accogliere e includere soggetti fragili, hanno progressivamente assunto una dimensione imprenditoriale. Naturalmente si tratta di imprese e cooperative sociali, non profit, ma che si consolidano in una logica di corretta gestione delle risorse e si confrontano a viso aperto con il mercato.

Il tratto distintivo di queste esperienze, come delle vostre imprese, è la assunzione di responsabilità: è mettersi in gioco. Accettare la sfida del fare, del sacrificio, del rischio. Così la Fondazione di comunità di Messina fa lavorare oltre 400 persone; così il consorzio Goel della Locride produce, tra l’altro, succhi d’arancio pagando ai contadini un prezzo quattro volte maggiore di quello che fa la ‘ndrangheta e fa lavorare oltre 250 persone; così la straordinaria esperienza delle Catacombe di San Gennaro ha cambiato un difficile quartiere innescando un clamoroso percorso emulativo per cui altre cooperative valorizzano altri beni culturali; così a Matera le cooperative del Consorzio La città essenziale rappresentano ‘il datore di lavoro’ più forte, per occupati, dell’intera Basilicata dopo la Fiat di Melfi.

La ripartenza del Sud Italia

L’elenco potrebbe continuare. Ma se continuassi non lo farei per suscitare la vostra sorpresa e la vostra ammirazione, tuttavia per convincervi – come noi ci siamo convinti – che lo sviluppo non viene da altrove, che gli aiuti in alcuni casi sono necessari, ma non sono mai sufficienti; che lo sviluppo ha una premessa irrinunciabile: che è il capitale sociale, la responsabilità dei soggetti , la ‘voglia di sviluppo’. E chi come me, da anni lavora al Sud, si è stufato di andare in giro con il metro: a misurare il Pil, a misurare (e a piangere) per il divario con il Nord, a contare i giovani che vanno via. Accogliere, tessere relazioni, rendere attrattivi i nostri territori per i nostri giovani e per i giovani che arrivano da altrove.

I ‘fili d’erba’, come dice De Rita, sono tanti e alcuni sono anche cresciuti. Sta a noi riconoscerli e coltivarli e non calpestarli inseguendo improbabili sogni di rapidi cambiamenti epocali. E vorremmo anche una politica che quando parla di Sud non sia solo reddito di cittadinanza e Zone economiche speciali (Zes): ma scuola, servizi sociali, quartieri degradati, e tutto quanto fa, davvero, sviluppo. La decisione di tenere al Sud un incontro che affronta temi decisivi per lo sviluppo delle imprese è una scelta lungimirante. Sono sicuro che dopo questa giornata di lavoro sarete convinti che è possibile interloquire con un Sud vivace, di trovare partner innovativi e cooperanti, di intercettare giovani promettenti. Il Sud, appunto, esiste.

Sud Italia, Sviluppo Sud, sviluppo economia Sud

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