Investimenti responsabili e impatti futuri
Per la prima volta nella storia economica vi è convergenza tra gli obiettivi del capitale (massimo profitto) e gli aspetti di interesse generale quali i diritti umani, le parità di genere, la sicurezza, l’ambiente, le pratiche commerciali e la tutela dei consumatori. La ragione è semplice: minori rischi non finanziari significa maggiori rendimenti di medio-lungo termine (purché le decisioni di investimento siano prese su informazioni affidabili e credibili).
Da qualche anno crescono le forme di quello che viene definito comunemente come “investimento responsabile”, “investimento sostenibile”, “investimento etico” e ancora “green investment”. Non esiste una definizione univoca, tuttavia importanti iniziative avviate da organizzazioni internazionali hanno formulato definizioni simili. Per esempio, il Principles for responsible investment (Pri), l’iniziativa promossa dalle Nazioni unite nel 2006 alla quale aderiscono oltre 2.750 istituzioni e operatori finanziari di tutto il mondo, definisce l’investimento responsabile come “una strategia e prassi che incorpora i fattori Environmental, social, governance (ESG) nelle decisioni di investimento e nella proprietà attiva”.
L’Associazione europea per la promozione dell’investimento sostenibile e responsabile (Eurosif) definisce lo stesso concetto in questo modo: “Un approccio all’investimento orientato al lungo termine che integra i fattori ESG nella ricerca, analisi e selezione di titolo all’interno di un portafoglio di investimento; esso combina l’analisi fondamentale e la decisione con la valutazione dei fattori ESG per assicurare maggiori ritorni di lungo termine per gli investitori e generare una positiva ricaduta sulla società”.
Nell’ambito dell’investimento responsabile il Global sustainable investment alliance (Gsia) distingue sette diversi tipi di strategia: screening negativo/esclusivo (esclusione da un fondo o portafoglio di determinati settori, società o pratiche sulla base di specifici criteri ESG); screening positivo/migliore della classe (investimenti in settori, aziende o progetti selezionati per performance ESG positive rispetto ai pari del settore); screening basato sulle norme (selezione degli investimenti rispetto a standard minimi di pratica aziendale basati su norme internazionali, come quelle emanate dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – Ocse, l’International labour organization – Ilo e le Nazioni unite); integrazione ESG (inclusione sistematica ed esplicita da parte dei gestori degli investimenti di fattori ambientali, sociali e di governance nell’analisi finanziaria); investimenti tematici di sostenibilità (come per esempio energia pulita, tecnologia verde o agricoltura sostenibile); investimenti di impatto-comunità (mirati volti a risolvere problemi sociali o ambientali, compreso quello nella comunità, in cui il capitale è specificamente diretto a individui o comunità tradizionalmente svantaggiate nonché finanziamenti forniti a imprese con un chiaro scopo sociale o ambientale); impegno aziendale e azione degli azionisti (uso del potere degli azionisti per influenzare il comportamento aziendale, attraverso l’impegno aziendale diretto – ovvero la comunicazione con l’alta dirigenza e/o i Consigli di amministrazione – il deposito o il co-deposito di proposte degli azionisti e il voto per delega attraverso le linee guida ESG complete).
A queste strategie recentemente si è aggiunto quello che è definito come “impact investing”, ossia un investimento finalizzato alla creazione di positivi impatti sociali. Per supportare queste strategie di gestione del portafoglio e di investimento cresce la domanda per informazioni credibili e affidabili sui rischi non finanziari o ESG.
L’investimento responsabile conviene
Il trend degli investimenti responsabili e sostenibili è positivo da tempo e in costante accelerazione. Ogni due anni il Gsia fornisce un quadro aggiornato sulla finanza sostenibile. Purtroppo l’ultimo report disponibile è relativo al 2018 e non può essere citato per il forte dinamismo di settore.
Un dato più recente è fornito dall’European fund and asset management association (Efama), di marzo 2021: “ESG Investing in the Ucits market: a powerful and inexorable trend”. “Il patrimonio netto dei fondi ESG europei è aumentato in modo significativo negli ultimi cinque anni, in particolare nel 2019 e nel 2020”, è scritto nel report. “A dicembre 2020, il patrimonio netto dei fondi ESG ammontava a 1.200 miliardi di euro. Mentre i fondi non ESG hanno registrato una crescita del patrimonio netto di solo il 4,8% nel 2020, i fondi ESG hanno registrato un tasso di crescita del 37,1%. Negli ultimi cinque anni, il numero di fondi ESG è cresciuto più del doppio rispetto a quello dei fondi non ESG, raggiungendo la cifra di 2.873 fondi ESG a dicembre 2020 (contro 25.718 fondi non ESG)”.
Nei rapporti Eurosif emerge come l’Europa stia trainando la crescita della finanza sostenibile. L’Unione europea, firmataria dei Sustainable development goals (SDGs) e dell’Accordo di Parigi (2015), ha messo la sostenibilità ambientale e sociale al centro del Sustainable europe investment plan (Seip), che mobiliterà una cifra pari a 1.000 miliardi di euro nel periodo 2021-27: in parte saranno finanziamenti totali e in parte saranno programmi co-finanziati. A queste somme si deve poi aggiungere l’investimento privato.
Da qualche anno numerosi studi hanno dimostrato che gli investimenti responsabili garantiscono in media rendimenti in linea o superiori a quelli tradizionali perché, a parità di rischio, costituiscono un’importante opportunità per ridurre rischi regolamentari, reputazionali e di mercato. Per esempio, negli ultimi 12 mesi l’andamento dei valori di Borsa ha mostrato che le performance dei titoli con elevato rating ESG sono state superiori anche del 30% rispetto a quelli con rating ESG più basso.
I dati indicano quindi una crescita di sensibilità e mobilitazione dei cittadini e risparmiatori – e dunque l’attenzione da parte del mondo finanziario – rispetto i temi legati alla sostenibilità sociale e ambientale perché i rendimenti finanziari sono maggiori.
Alcuni rapporti contenenti previsioni sugli andamenti 2021 evidenziano alcuni trend chiari: la crisi covid 19 rinforzerà l’importanza dei rischi ESG; l’aspetto ‘sociale’ assumerà importanza crescente (rispetto a governance e ambiente); la trasparenza e l’integrazione ESG diventerà più profonda e i dati svolgeranno un ruolo chiave; nuovi concetti e nuove tecnologie a supporto delle decisioni degli investitori; crescita del mercato delle obbligazioni sostenibili (in particolare quelle legate ai rischi climatici); nuove aree di attenzione emergeranno a guidare le scelte degli investitori.
Managing Director di ICMQ India, ha fornito supporto al Tavolo Tecnico UNI – Accredia per la stesura della Prd 102 Asserzioni etiche di responsabilità per lo sviluppo sostenibile (2021) – UNI
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