Investire nel capitale umano e sociale del Sud

Il 10 agosto del 1950 fu approvata la legge che istituì la Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell’Italia Meridionale (la ben nota Cassa per il Mezzogiorno). Il provvedimento aveva una durata di 10 anni. Ora, di anni ne sono passati 72. E l’obiettivo di ridurre il divario tra il Sud e il Centro Nord è palesemente fallito: nel 1951 il Pil pro capite del Mezzogiorno era pari al 52,9% rispetto a quello del Centro Nord e nel 2021 è stato del 56,2% (Fonte: Istat). Insomma, dopo oltre 70 anni di interventi straordinari e politiche per il Sud, il divario economico e sociale con il resto del Paese resta quindi immutato e l’annosa questione meridionale sembra irrisolvibile.

Quali sono le cause di questo fallimento? Le risorse assegnate al Sud sono state insufficienti? Oppure c’è stata una limitata capacità di spendere questi soldi? Le politiche nazionali hanno privilegiato lo sviluppo del Nord? E ancora: le classi dirigenti meridionali si sono rivelate non all’altezza della sfida? Tutte queste motivazioni hanno una parte di verità, ma nel loro insieme non sono in grado di dare una risposta esaustiva e soprattutto di suggerire possibili soluzioni. Una visione a tutto tondo del problema – ma pure con un’indicazione di una via d’uscita – sono presentate da Carlo Borgomeo nel libro Sud. Il capitale che serve (Vita e Pensiero, 2022).

Cambiare politica con nuovi soggetti

L’autore è un esperto di sviluppo locale e di politiche di promozione di imprenditorialità e profondo conoscitore delle dinamiche socio-economiche del Mezzogiorno: è Presidente della Fondazione con il Sud dal 2009 e, dal 2016, dell’impresa sociale Con i bambini, incaricata di attuare gli interventi del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. La sua tesi è che, dopo i primi anni d’intervento straordinario della Cassa per il Mezzogiorno con la realizzazione di importanti infrastrutture, la politica del Sud si è sostanzialmente ridotta al trasferimento di risorse finanziarie, nell’illusione che questo determinasse automaticamente lo sviluppo. “L’esperienza dimostra che se il sostegno non incrocia la responsabilità e la vitalità delle comunità locali, diventa assistenziale e genera dipendenza. Bisogna, invece, investire, come condizione prima ed essenziale, nello sviluppo nel capitale umano e sociale. È questo il capitale che serve”, scrive l’autore.

A dimostrazione della tesi, Borgomeo dedica spazio anche al racconto di esperienze concrete nate al Sud per lo sviluppo economico e sociale degli stessi territori. Progetti di contrasto alle mafie, di accoglienza delle diversità, di welfare locale, di proposta scolastica e formativa, di recupero delle bellezze, dei saperi e dei sapori del territorio. Idee che generano comunità e sviluppo, lavoro e crescita sociale. “Basta politici specializzati nella lamentela e nel rivendicazionismo e disattenti al disagio sociale; basta enfasi esclusiva sulle nuove infrastrutture e sottovalutazione delle tensioni sociali; basta drammatizzare solo la chiusura di una fabbrica e non denunziare mai l’assenza di servizi sociali ed educativi. Anche le tradizionali ragioni del consenso e del conflitto vanno modificate”, è il suo manifesto. E in questo sforzo per cambiare politica si può contare su nuovi soggetti, finora esclusi di fatto, o qualche volta benevolmente cooptati dalla politica ufficiale. Borgomeo, in questo caso, si riferisce ad associazioni, ricercatori, professionisti, sindaci, uomini di cultura, giovani imprenditori, e soprattutto organizzazioni di Terzo settore, che sono le forze su cui contare per un reale cambiamento. “Perché è tempo, ora, di passare da politiche per il Sud a politiche con il Sud”, raccomanda.

Carlo Borgomeo, Sud. Il capitale che serve, Fondazione con il Sud


Elisa Marasca

Elisa Marasca

Elisa Marasca è giornalista professionista e consulente di comunicazione. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito il diploma post lauream presso la Scuola di Giornalismo Massimo Baldini dell’Università Luiss e ha poi ottenuto la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Urbino. Nel suo percorso di giornalista si è occupata prevalentemente di temi ambientali, sociali, artistici e di innovazione tecnologica. Da sempre interessata al mondo della comunicazione digital, ha lavorato anche come addetta stampa e social media manager di organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali, soprattutto in ambito culturale.

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