Investire sul benessere mentale per trattenere i lavoratori
Stress, ansia, difficoltà di conciliare vita e lavoro, soprattutto se a distanza. L’ultimo anno, con i cambiamenti che ha portato nell’organizzazione di tante aziende, ha messo a dura prova la salute mentale di milioni di lavoratori. Non tutti, senza un adeguato supporto, sono stati in grado di reggere la pressione. Tanto che, secondo una ricerca inglese, più di un’azienda su due avrebbe perso negli ultimi mesi uno o più dipendenti a causa della scarsa attenzione dedicata al benessere psicologico sul posto di lavoro.
Nel 25% dei casi a lasciare è stata una risorsa chiave all’interno della forza lavoro, segno che le imprese inglesi sono chiamate a fronteggiare un serio problema di retention. La ricerca sottolinea infatti l’importanza attribuita dai lavoratori al benessere mentale sul lavoro: il 55% dei lavoratori, circa 17 milioni di inglesi, sarebbero tentati dalla ricerca di una nuova occupazione in assenza del giusto supporto da parte del loro datore di lavoro sul piano psicologico. Una percentuale che sale al 78% tra i dipendenti che hanno tra i 18 e i 24 anni. Quasi sei lavoratori su 10 sono poi convinti che una buona policy sul benessere psicologico aumenterebbe di molto l’interesse verso una nuova compagnia.
L’indagine, condotta da Benenden Health, non si è limitata soltanto ad analizzare gli effetti della crisi pandemica, ma ha chiesto agli intervistati di considerare la rilevanza della questione lungo tutto il percorso di carriera. I più giovani si sono dimostrati quelli più attenti a valutare l’aspetto psicologico del proprio lavoro, con quasi otto persone su 10 pronte a lasciare un impiego che non soddisfi i propri bisogni sul piano del benessere mentale. Farebbe lo stesso il 42% di chi ha tra i 45 e i 54 anni e il 38% degli Over 55.
Quasi la metà del campione è d’accordo nel dire che il lavoro è diventato più stressante negli ultimi due anni. Emerge anche una differenza di vedute sul tema: solo un terzo dei dipendenti crede che la salute mentale del personale sia una priorità per il datore di lavoro e che l’azienda sia davvero interessata alla questione, mentre sei imprenditori su 10 si dicono sinceramente preoccupati per il benessere della forza lavoro. Ancora solo poco più della metà però ha pensato di chiedere direttamente al personale di che tipo di supporto avrebbe bisogno per stare meglio sul posto di lavoro e questa mancanza di comunicazione si riflette sulla predisposizione delle risorse adeguate per far fronte al problema.
Fonte: The HR Director
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Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
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