Kissinger e l’influenza del contesto sulla leadership
Repubblicano convinto. Consigliere per la sicurezza nazionale. Segretario di Stato Usa prima con Richard Nixon e poi con Gerald Ford. Nobel per la Pace 1973, anche se non lesinava metodi a dir poco decisi pur di salvaguardare il bene del suo Paese. Henry Kissinger è uno di quei personaggi dotati di un’ombra lunga, uno che fa rumore e che sa far parlare parecchio di sé: basta chiedere a uno studioso cosa e quanto vasta sia la ‘kissingerologia’, ovvero il fiume di letteratura che il suo passaggio nelle stanze del potere di fatto è riuscito a produrre nel tempo.
È anche una fenice, se vogliamo, perché tra fine Anni 90 e primi Anni 2000 sembrava totalmente scomparso dai radar. E di fatto lo era, almeno finché una nutrita serie di crisi internazionali non lo ha forzatamente richiamato in causa, riesumandone la giovinezza di pensiero per applicarla ora all’ascesa di Xi Jinping, ora alle guerre del Medio Oriente del post rivolta araba, ora alla piaga dell’impegno militare in Afghanistan, ora, soprattutto, ai fatti d’Ucraina. Forse anche per questo è ancora lì, con il binocolo in mano per scrutare e ponderare che cosa accade: 100 anni all’anagrafe in questo incerto 2023 e, soprattutto, il non sentirli affatto.
Poi c’è Leadership: 528 pagine nell’edizione originale Penguin (Aprile 2022), che distillano, una volta ancora, ciò che ha visto, vissuto e pensato facendosi largo tra le storie e la Storia. Con un suo personalissimo catalogo, questa volta, di chi il potere è tenuto a gestirlo, cioè i leader famosi. Ciascuno con il suo stile caratteristico. Konrad Adenauer e la sua strategia dell’umiltà, Charles de Gaulle che si gioca tutto sulla volontà, l’equilibrismo di Nixon e la trascendenza di Anwar Sadat, più Lee Kuan Yew e il sogno d’eccellenza di Singapore, e l’immarcescibile Margaret Thatcher che risveglia il Regno Unito a forza di convinzione. Sei ritratti per un secolo (il XX) di transizione, chiamato cioè a segnare il tramonto dell’era aristocratica e l’affermazione, di contro, di una nuova epoca meritocratica, in cui il ‘capo’, che per lui è sempre, invariabilmente uno stratega, faccia valere anzitutto cose come ispirazione e istinto.
La doppia analisi critica della leadership
Rispetto a Kissinger non potrei essere più diverso e questo, in un’epoca che esalta la valorizzazione della diversità, non può che essere un bene. Ma abbiamo anche tre cose in comune. La prima, e più semplice: entrambi a un certo punto abbiamo sentito la necessità di gettare un occhio critico sulla leadership. La seconda: abbiamo provato a dare un senso, e un ordine, a un concetto, quello del ‘capo’ per l’appunto, che è un qualcosa con cui tutti, quotidianamente abbiamo a che fare.
L’ultima, e forse la più importante, è una doppia presa di coscienza. Un leader non appartiene a una classe o categoria in quanto tale; piuttosto, è in ottima misura ‘figlio’ del suo contesto (e degli ostacoli che la sua società affronta ogni volta che si trova a toccare con mano i propri limiti) e del suo tempo (cioè della mentalità, dei valori, degli atteggiamenti e delle convinzioni che in quel dato momento si radicano nella collettività).
È per questo che, scrivendo Il Leader nudo (ESTE, 2023), allo sforzo di categorizzare le tipologie di ‘capo’ che ero stato e avevo incontrato strada facendo, ho aggiunto quella di plasmare un modello, nuovo e pratico, che fosse in grado di traghettare oltre i lacci e lacciuoli, tanto del contesto, quanto del tempo e delle mode.
Laureato in Economia, ha arricchito la propria formazione frequentando l’Imd Business School di Losanna. Il suo percorso professionale è iniziato nel Gruppo Fiat, come Responsabile Risorse Umane della Carrozzeria di Mirafiori e poi come HR manager di Fiat Auto in Cina a Nanchino.
Attualmente ricopre il ruolo di Head of People and Culture della Region 2 di Coca-Cola Hbc (14 Paesi 8 business unit).
È stato People&Culture Director di Coca-Cola Hbc Italia, precedentemente Direttore Risorse Umane di Birra Peroni Sab Miller ed Head of HR Commercial di Vodafone.
Ha scritto numerosi libri, tra cui Il leader nudo (ESTE, 2023).
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