La convenienza (per le aziende) di lavorare da remoto

Lavorare da casa, soprattutto durante i mesi di lockdown, ha significato trascorre più tempo davanti al computer. Non è, però, solo il carico di attività ad aver cambiato l’approccio alla professione dei remote worker: sono diminuite le occasioni di promozione, si sono ridotti i giorni di malattia e in genere sono aumentati sopra la media i guadagni.

Documentando il passaggio al lavoro da remoto durante la pandemia, l’Ufficio nazionale di statistica del Regno Unito ha calcolato che il numero di persone che ha svolto una qualche forma di attività da casa è cresciuto del 9,4% nel 2020, superando quota 11 milioni di lavoratori. Secondo la ricerca, coloro che hanno utilizzato uffici improvvisati, riconvertito stanze da letto e trasformato la tavola da pranzo in una scrivania hanno svolto due terzi di lavoro aggiuntivo in più non pagato. E sono anche coloro che con maggiore probabilità hanno continuato a lavorare anche dopo il canonico orario di lavoro.

Si è trattato, nel complesso, di lavoratori altamente qualificati e con buone retribuzioni, in condizione perciò anche di concedersi pause più lunghe e più frequenti e di cominciare più tardi il lavoro la mattina. Il personale che ha lavorato da casa ha goduto della metà dei permessi per malattia rispetto a chi ha continuato a recarsi sul posto di lavoro: due giorni contro i quattro dei dipendenti in sede, segno che il lavoro a distanza ha ridotto i rischi di infezione. Secondo l’Office for national statistics, il dato riflette anche la tendenza dei lavoratori a sentirsi abbastanza in forma per continuare l’attività quando non sono costretti ad affrontare spostamenti in auto per recarsi sul luogo di lavoro.

Eliminati gli spostamenti e accresciuta la flessibilità, il benessere sul lavoro è aumentato. Non è detto, però, che il lavoro da casa abbia avuto altrettanti effetti positivi sulla carriera dei remote worker. Al contrario, la ricerca ha riscontrato una riduzione delle occasioni di promozione per coloro che non hanno più frequentato uffici e aziende, rimarcando il fatto che la limitata interazione in presenza con colleghi e manager ha diminuito sensibilmente la possibilità di farsi notare.

Fonte: The Guardian

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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

Albanese

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