La Digital transformation passa dalla collaborazione tra IT, HR e board

Quando si parla del ritardo della digitalizzazione in Italia, spesso finisce nel mirino la Direzione delle Risorse Umane. Ma qual è il vero ruolo dei Responsabili del Personale nel processo di trasformazione digitale? E quanto pesano realmente le decisioni dell’HR? La risposta alla prima domanda è strettamente legata alla seconda. Perché, a quanto sembra, in questo momento le mani degli HR sono legate.

“Non si può parlare di colpevolezza delle Direzioni HR”, è il parere di Cristiano Boscato, Vice Presidente di Injenia, azienda che propone soluzioni informatiche innovative per la trasformazione digitale del business. “Il discorso è un altro: la digitalizzazione sta portando un cambiamento effettivamente enorme, ma le aziende sono in ritardo sulla gestione di questo cambiamento: non si tratta semplicemente di implementare nuovi strumenti, ma di adottare una diversa cultura organizzativa”.

Secondo Boscato, la trasformazione digitale inizia dal coinvolgimento del top management: occorre una leadership capace di fare in modo che i progetti di trasformazione portino reale valore al business e che siano effettivamente utili a migliorare il lavoro delle persone. Il Consiglio di amministrazione non può, dunque, continuare a utilizzare soluzioni vecchie per problemi nuovi, affidandosi all’IT e chiedendo a questa funzione di continuare a ragionare in maniera tradizionale. Insomma: i board intendono gli informatici interni come specialisti tecnici, non intuendo l’importanza di avere l’IT in grado di comprendere il business.

“Formare i tecnici solo sulla parte tecnologica e non su quella strategica è un errore, così come è sbagliato intendere l’HR come la funzione che gestisce esclusivamente gli avanzamenti di carriera, le assunzioni, lo Smart working — ma solo dal punto di vista legislativo — o le buste paga”. La trasformazione digitale è infatti anche umana e dovrebbe includere tutte le persone attraverso un supporto vicendevole. HR Manager, IT Manager e Cda che lavorano in sinergia: questa è la chiave per l’evoluzione.

Applicare la logica social ai processi

Pensiamo quindi ai sistemi di collaborazione e comunicazione interna per i dipendenti. Come fa notare Boscato, oggi i software sono principalmente affidati ai responsabili tecnici. “I manager HR hanno la possibilità di acquistare strumenti dedicati alle assunzioni, ai premi o ai cedolini, ma non piattaforme per la collaborazione e la comunicazione o sistemi di ingaggio che sarebbero preziosissimi per creare engagement nei dipendenti e che di conseguenza renderebbero più efficiente il lavoro delle persone”. Questo avviene perché tendenzialmente le divisioni HR non hanno portafoglio. A decidere la linea aziendale è ancora il board (che accoglie volentieri le indicazioni puramente tecniche dell’IT), mentre l’HR viene visto come costo.

“Questo vale soprattutto per le piccole e medie imprese, che vedono il tema della comunicazione, della condivisione e degli scambi di conoscenza come un costo e non come possibilità di ricavo. L’evoluzione culturale deve partire lì”, specifica Boscato. Anche perché, a quanto pare, i dipendenti sono già pronti al cambiamento, come hanno dimostrato i numerosi lavoratori che si sono trovati nel giro di pochi giorni a lavorare da remoto con nuovi strumenti a causa della pandemia. E come dimostrano i device tecnologici diventati ormai compagni di lavoro quotidiani per la maggior parte della popolazione.

“La comunicazione a cui siamo abituati ogni giorno passa attraverso strumenti social che permettono di scambiarsi informazioni in modo rapido, semplice e intuitivo. Perché in azienda dev’essere diverso? Perché gli strumenti interni devono essere sempre più lenti e complessi da usare?”, sono gli interrogativi sollevati da Boscato. Domande semplici, ma che possono innescare una discussione proficua, che può iniziare da esempi concreti. Un agente commerciale, per esempio, potrebbe integrare al CRM importanti informazioni qualitative apprese durante gli scambi quotidiani con i colleghi e i clienti; un manutentore, invece di tenere per sé tutto il sapere accumulato in numerosi interventi, potrebbe scambiare informazioni e comunicare con gli altri durante il turno.

Perché, quello che fa notare Boscato, osservandolo come trend in molte delle più importanti aziende italiane, è quasi un paradosso: “Quando proponiamo Interacta, il nostro software per il Social Process Management – strumento che, appunto, permette di utilizzare la comunicazione social applicandola ai processi aziendali – le imprese hanno talvolta paura che i dipendenti non sappiano usarlo. In realtà lo utilizzano già, perché ricalca le dinamiche social che già conoscono e di cui hanno dimestichezza. È come se in passato le aziende avessero avuto timore di adottare nuove tecnologie e strumenti su cui si basava il loro lavoro: dalla macchina a vapore all’energia elettrica, dai computer all’automazione. Ogni scelta, nella storia, ha permesso di abbandonare le ritrosie e ottenere in cambio ciò che le ha fatte progredire”.

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Sara Polotti

Sara Polotti è giornalista pubblicista dal 2016, ma scrive dal 2010, quando durante gli anni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (facoltà di Lettere e Filosofia) recensiva mostre ed eventi artistici per piccole testate online. Negli anni si è dedicata alla critica teatrale e fotografica, arrivando poi a occuparsi di contenuti differenti per riviste online e cartacee. Legge moltissimo, ama le serie tivù ed è fervente sostenitrice dei diritti civili, dell’uguaglianza e della rappresentazione inclusiva, oltre che dell’ecosostenibilità.

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