La fiducia in se stessi: verso la cittadinanza attiva e il lavoro responsabile
Il Sé non è non è chiusura su se stessi. È ricerca di se stessi: chi potremmo essere, come potremmo essere, se avessimo fiducia in noi stessi. Un pressante condizionamento sociale – catene e fili spinati che ci limitano – può portare ognuno di noi sulla via del vittimismo e dell’autogiustificazione. Ma sta nei compiti e nelle possibilità di ogni essere umano, di ogni cittadino, di ogni lavoratore affermare il proprio Sé. Ed è ruolo di chi guida accompagnare ognuno nella ricerca di consapevolezza e di spazio per un proprio modo di essere. In questo articolo si ripercorrono le tappe dell’affermarsi del concetto di fiducia in se stessi nell’ambito della cultura occidentale moderna.
John Stuart Mill –liberal-radicale inglese, rappresentante del ceto che governava l’Inghilterra durante l’epoca del suo glorioso dominio industriale, economico in senso lato e imperiale– attento anche alla novità americana, nel suo saggio On liberty del 1859, pone al centro dell’attenzione la struggle –“lotta”, “conflitto”– tra autorità e libertà.
La società nella sua turbolenta infanzia non ha potuto far altro che assoggettarsi a regole dettate ‘da un maestro’, ma via via che l’umanità progredisce le persone giungono a governarsi da sole. Argomenti centrali sono, dunque, il self government, e il power of the people over themselves. L’individuality è il sommum bonum.
“Su se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, l’individuo è sovrano”. Lo Stato dovrà intervenire se un individuo danneggerà altri individui. Ma ogni individuo ha diritto a promuovere e difendere propria self protection.
Mill, nel primo capitolo del saggio afferma: “L’unico fine per cui la popolazione, individuale o collettiva, ha il diritto di interferire con la libertà d’azione degli altri è la protezione. Questo è l’unico motivo per cui il potere può essere legittimamente esercitato su un qualsiasi cittadino, contro la sua volontà, prevenendo danni ad altre persone”.
Dunque appare chiaro anche ai pensatori europei –attorno alla metà dell’Ottocento– come la democrazia si fondi su individuality, self government e self protection, che sono le caratteristiche salienti della democrazia americana. Risulta qui evidente un passaggio di testimone: la descrizione più piena di questa società libertaria andrà, infatti, cercata nell’opera di pensatori americani.
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Francesco Varanini è Direttore e fondatore della rivista Persone&Conoscenze, edita dalla casa editrice ESTE. Ha lavorato per quattro anni in America Latina come antropologo. Quindi per quasi 15 anni presso una grande azienda, dove ha ricoperto posizioni di responsabilità nell’area del Personale, dell’Organizzazione, dell’Information Technology e del Marketing. Successivamente è stato co-fondatore e amministratore delegato del settimanale Internazionale.
Da oltre 20 anni è consulente e formatore, si occupa in particolar modo di cambiamento culturale e tecnologico. Ha insegnato per 12 anni presso il corso di laurea in Informatica Umanistica dell’Università di Pisa e ha tenuto cicli di seminari presso l’Università di Udine.
Tra i suoi libri, ricordiamo: Romanzi per i manager, Il Principe di Condé (Edizioni ESTE), Macchine per pensare.
self protection, self government, individuality, disobbedienza sociale