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La grande fuga delle figure senior

Della cosiddetta Great resignation – letteralmente “grandi dimissioni” – si è parlato in abbondanza e diverse ricerche hanno passato sotto la lente d’ingrandimento il fenomeno nato negli Usa che ha visto numerose persone abbandonare il posto di lavoro. A queste si aggiunge il nuovo studio della piattaforma dedicata alle Risorse Umane HiBob e di quella rivolta ai talenti freelance Fiverr, che si sono concentrati sui profili delle persone che, a partire dalla pandemia, hanno lasciato il lavoro alla ricerca di una maggiore felicità.

Ciò che d’interessante mostra il report è che oltre la metà (56%) delle persone intervistate ha affermato che negli ultimi sei mesi chi ha lasciato le proprie aziende ha un’età compresa tra i 36 e i 45 anni. Sembra che si tratti quindi per la maggior parte di profili senior che, ha fatto notare il CEO di HiBob Ronni Zehavi, hanno di più da guadagnare in termini di retribuzione, benefit e flessibilità. Hanno, insomma, con il loro bagaglio di esperienza, maggiori possibilità di trovare esattamente quello che cercano rispetto ad altri. Un potere che cresce davanti al fatto che il mercato è alla ricerca di talenti manageriali.

Flessibilità non solo per i giovani

Zehavi ha sottolineato come il primo passo dei profili senior fuori dalla porta sia guidato dalla richiesta di flessibilità, della quale i manager e le manager si preoccupano esattamente come i profili meno qualificati, più frequentemente al centro degli studi sul fenomeno della Great resignation. Per i responsabili con figli, poi, l’impatto della pandemia da questo punto di vista è stato ancora più significativo.

Dai dati raccolti dal team di HiBob, se un’organizzazione chiede ai propri dipendenti di lavorare cinque giorni alla settimana in presenza, per quell’impresa trattenere e attrarre nuovi talenti diventerebbe immediatamente molto difficoltoso. Le persone più qualificate sono anche quelle che richiedono maggiori investimenti e un maggiore supporto nei propri confronti da parte delle aziende, chiedono di crescere in maniera più significativa rispetto ai profili entry level. Se questa possibilità non è garantita la risposta sono le dimissioni.

Le conseguenze per l’azienda sono evidenti, perché si trova con l’onere di trovare un sostituto e formare poi il nuovo assunto: quando i profili senior lasciano l’azienda si verificano, da un lato un impatto diretto sulla produttività e dall’altro un danno al morale per l’organizzazione. Pagando il prezzo del non aver investito nella valorizzazione e comprensione delle sue persone, l’azienda perde l’opportunità di far crescere il proprio business attraverso i profili sui quali ha, magari per anni, investito di più.

Fonte: Benefit News

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Erica Manniello

Laureata in Filosofia, Erica Manniello è giornalista professionista dal 2016, dopo aver svolto il praticantato giornalistico presso la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli. Ha lavorato come Responsabile Comunicazione e come giornalista freelance collaborando con testate come Internazionale, Redattore Sociale, Rockol, Grazia e Rolling Stone Italia, alternando l’interesse per la musica a quello per il sociale. Le fanno battere il cuore i lunghi viaggi in macchina, i concerti sotto palco, i quartieri dimenticati e la pizza con il gorgonzola.

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