La leadership della signora della Moda
Quando è morta qualche settimana fa, a 78 anni, l’Australia le ha riservato i funerali di Stato. Carla Zampatti è stata salutata come una ‘regina’ dall’altra parte del mondo, eppure molti italiani non l’hanno mai sentita nominare. A questo proposito, sul numero della rivista della casa editrice ESTE Persone&Conoscenze di Aprile 2021 si dà voce a diversi casi di leadership femminile.
Nata in Provincia di Sondrio nel 1942, Zampatti era immigrata con la famiglia in Australia nel 1950, per raggiungere il padre partito molti anni prima per fare il minatore. Appassionata di tessuti e di moda sin dalla più tenera età, divenne una stilista iconica: ha vestito Nicole Kidman e Cate Blanchett e ha dato il suo nome a un modello di Ford.
Quando ha lanciato il suo marchio, nel 1965, le donne in Australia non erano neppure libere di chiedere un prestito in banca a loro nome. “Non c’erano altre donne, sole, che iniziavano o riavviavano un’attività”, ha raccontato Zampatti. “Mi sono sentita un po’ un’outsider, come sempre nella mia vita, il che non è una cosa così brutta. Essere un outsider ti fa impegnare di più”. Prima di lei, non esisteva alcun marchio di moda australiana che si distinguesse.
Zampatti era doppiamente outsider: immigrata e donna, in anni difficili. Eppure, la sua è una storia emblematica di immigrazione di successo. Lasciò la scuola a 14 anni e da quel momento lavorò sempre nella moda, come commessa, poi come assistente del fondatore dell’azienda di moda Nemco Fashion Products, incontrato casualmente su un autobus. Si fece apprezzare e riuscì a fare il salto di qualità, diventando stilista e poi, nel 1965, fondando il suo marchio personale. La sua cifra caratteristica fu quella di disegnare vestiti che “sembrano costosi, ma sono accessibili”, con lo scopo di rendere le donne più fiduciose in loro stesse.
La parità di genere tra creatività e intraprendenza
Nei primi Anni 70 Zampatti divenne una delle prime designer a introdurre costumi da bagno nelle sue collezioni, in un’Australia ancora all’antica. Come Anna Majani, è stata madre single e lavoratrice. Già mamma di tre figli, nel 1980 fu nominata “Imprenditrice dell’anno”: “Un passo avanti nel progresso della nazione verso la parità di genere”, lo definì lei.
Da allora cominciò a ricoprire ruoli istituzionali nelle associazioni industriali. Insomma, Zampatti ha rappresentato la sintesi tra il genio creativo italiano e il senso di emancipazione e di intraprendenza proprio di tutti i grandi self made man del ‘nuovo mondo’: la peculiarità, però, è stata quella di essere donna, in un mondo che, fino a quel momento, regalava il sogno australiano solo a uomini e a umili lavoratori di fatica.
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Bolognese, giornalista dal 2012, Chiara Pazzaglia ha sempre fatto della scrittura un mestiere. Laureata in Filosofia con il massimo dei voti all’Alma Mater Studiorum – Università degli Studi di Bologna, Baccelliera presso l’Università San Tommaso D’Aquino di Roma, ha all’attivo numerosi master e corsi di specializzazione, tra cui quello in Fundraising conseguito a Forlì e quello in Leadership femminile al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum. Corrispondente per Bologna del quotidiano Avvenire, ricopre il ruolo di addetta stampa presso le Acli provinciali di Bologna, ente di Terzo Settore in cui riveste anche incarichi associativi. Ha pubblicato due libri per la casa editrice Franco Angeli, sul tema delle migrazioni e della sociologia del lavoro. Collabora con diverse testate nazionali, per cui si occupa specialmente di economia, di welfare, di lavoro e di politica.
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