La Logistica a un bivio: insourcing o outsourcing?
Il 2021 è l’anno in cui tutte (o quasi) le aziende hanno dovuto porre attenzione alla Logistica. Non solo le imprese che lavorano prettamente nei Trasporti, ma anche quelle che semplicemente operano spedizioni. L’aumento della domanda e dei volumi è sotto gli occhi di tutti, ma ha colto alla sprovvista molte aziende con conseguenze impattanti: “Molte scelte sono state avventate e dettate dall’esigenza del momento; così le soluzioni tecnologiche non sono state adottate valutando costi ed efficienza, ma solo in base alla disponibilità del momento”, ha spiegato Federica Guiotto, Marketing Director Europe, Productivity Solutions and Services di Honeywell (azienda che offre servizi per logistica interna e distributiva), durante l’incontro La logistica del futuro, promosso da Gep Informatica. Secondo la manager, le imprese stanno facendo esperienza di quanto avvenuto e ora che i volumi stanno leggermente diminuendo, possono valutare meglio gli investimenti hardware o software, capendo soprattutto se, per le proprie esigenze, sia meglio affidarsi a soluzioni outsourcing o insourcing.
La differenza tra queste due opzioni, come spiegato da Valentina Carrer, Operation Director di Sedisp 4PL – società di Logistica e Supply chain – è semplice, ma presenta pro e contro. “Adottare una soluzione insourcing, significa decidere di gestire internamente i processi logistici; con l’outsourcing, invece, si sceglie un partner esterno. Se quest’ultimo ha costi più contenuti e un miglioramento tecnologico continuo, mantenere l’attività al proprio interno permette di aumentare il know how aziendale e di avere un controllo su tutte le fasi operative”. Dall’altra parte, lavorando in casa le competenze sono limitate alle risorse che già ci sono; mentre esternalizzando si perde know how. “Bisogna contare anche i subappalti con i partner che affidano servizi ad altre aziende: il controllo è fondamentale”, ha aggiunto Alberto Spinelli, Responsabile della Logistica di Latteria Soresina, azienda leader nel settore lattiero caseario.
La scelta del partner esterno ricade sull’immagine del brand
Di certo, la scelta dipende anche dagli obiettivi dell’azienda. Puntando sull’outsourcing, la collaborazione tra il partner e l’azienda porta al disegno di una piattaforma flessibile e dinamica, per servire clienti di tipo diverso e gestire prodotti diversi, picchi di volume, ecc. L’insourcing è invece, secondo Guiotto, più customizzato sul prodotto e sull’esigenza dell’azienda, offrendo la possibilità di supportare e offrire un servizio ai clienti che sia il più personalizzato possibile.
E anche quando l’outsourcing pare essere la soluzione ideale, è bene riflettere su alcuni aspetti. La scelta, secondo Spinelli, non può infatti fondarsi sulla convinzione di eliminare alcuni compiti per concentrarsi su altri. L’esternalizzazione richiede infatti un controllo lineare e un’attenzione specifica, nonché una collaborazione bilaterale costante per non lasciarsi sfuggire nulla. “Se per ottimizzare la propria Logistica c’è bisogno di partner esterni, allora è giusto affidarsi a loro; non bisogna però pensare che in questo modo ci si possa concentrare sulla produzione. E non è giusto nemmeno pensare che esternalizzare una parte del processo significhi accollare a un’altra azienda tutti i problemi dei trasporti”. Il partner logistico, infatti, non è un mero fornitore, ma un collaboratore strategico. È il parere di Spinelli, che sostiene altresì che essendo la logistica una parte importante del servizio ai clienti i possibili problemi ricadrebbero comunque sul marchio e sulla sua immagine.
Competenze, costi e lunghezza della Supply chain
Nella scelta di un partner esterno o dell’internalizzazione del servizio logistico, il management di un’azienda può e deve affidarsi ad alcuni numeri e bilanci che permettono di analizzare la situazione e ipotizzare gli scenari. Prima di tutto, quindi, serve valutare le competenze interne; secondo dato fondamentale sono i costi attuali del trasporto. Solo con questi due dati è possibile valutare al meglio la proposta di un possibile partner, avanzando allo stesso tempo l’ipotesi di implementare la logistica interna. L’analisi deve avvenire sulla base di ciò che l’azienda è attualmente, ma tenendo conto di ciò che diventerebbe a seconda della scelta effettuata: con un partner ci sarebbero vantaggi? Oppure affidarsi alla filiera interna porterebbe benefici in termini di costi, controllo e competenze? Queste sono solo due delle domande che è possibile porsi, numeri alla mano.
C’è poi da valutare l’impatto della scelta logistica sull’intera Supply chain che è costretta ad adattarsi all’esternalizzazione o internalizzazione. Se la catena è molto corta, territoriale e di prossimità, scegliere l’outsourcing è più complesso rispetto a un investimento interno sui dipendenti stessi dell’azienda, per esempio. “Negli ultimi tempi è emerso un trend, che va in questa direzione”, ha fatto notare Guiotto, che svela come molte aziende in seguito ai lockdown abbiano cominciato a utilizzare i dipendenti per il drop off dai clienti, quando vicini. “Se la Supply chain è lunga o complessa, è necessario invece un supporto”. La complessità è infatti più semplice da gestire se c’è un collaboratore esperto che si dedichi esclusivamente a quel compito. Anche quando la difficoltà è temporanea. È il parere di Guiotto che, riferendosi alle contingenze della pandemia, specifica come la scelta fra insourcing e outsourcing possa essere mista e provvisoria: una fase che preceda la decisione definitiva, sperimentando quale sia la strada più vantaggiosa.
Sara Polotti è giornalista pubblicista dal 2016, ma scrive dal 2010, quando durante gli anni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (facoltà di Lettere e Filosofia) recensiva mostre ed eventi artistici per piccole testate online. Negli anni si è dedicata alla critica teatrale e fotografica, arrivando poi a occuparsi di contenuti differenti per riviste online e cartacee. Legge moltissimo, ama le serie tivù ed è fervente sostenitrice dei diritti civili, dell’uguaglianza e della rappresentazione inclusiva, oltre che dell’ecosostenibilità.
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