La Pa che sta con Brunetta boccia il lavoro agile (per il momento)
Il fenomeno del lavoro da remoto in Italia, almeno nel settore privato, sembra ormai irreversibile: alcune aziende usavano parzialmente questa modalità già prima della pandemia, e ora sono passate ad applicarla al 100%. Altre hanno adottato la modalità cosiddetta “ibrida”, cioè con alternanza della presenza tra la sede aziendale e la postazione da remoto. Altre ancora – almeno quelle che hanno potuto – hanno riorganizzato o ampliato gli spazi in modo da poter permettere un ritorno di tutta la forza lavoro in sicurezza.
E la Pubblica amministrazione? Per la Pa la fase dello Smart working (o, come lo ha definito il Ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, “lavoro a domicilio all’italiana”) iniziata nel 2020 sembra arrivata alla fine. “Può servire nell’emergenza, ma per il futuro è un abbaglio”, ha specificato il Ministro che, com’è noto, si è espresso in modo chiaro sul lavoro agile nella Pa, spiegando nei dettagli la sua posizione.
Il piano del Governo è di estendere l’obbligo di Green pass (la certificazione verde che attesta l’avvenuta vaccinazione, il test negativo o la guarigione da Covid-19) a tutti i dipendenti pubblici, per poi promulgare il decreto preparato da Brunetta per il ritorno al lavoro in presenza. Le nuove quote del lavoro da remoto, dopo la promulgazione del decreto, dipenderebbero da quello che ogni dirigente stabilisce con i Piani per il lavoro agile (Pola) introdotti dal precedente Governo: ma se inizialmente la quota di lavoratori a distanza doveva essere del 50% per poi salire al 60%, con il nuovo regolamento la soglia minima s’è abbassata al 15% (i vari aspetti operativi, come le fasce di reperibilità sono assegnate alla contrattazione con i sindacati).
È ora di tornare a lavorare in presenza (e in fretta)
In attesa che il decreto sia realmente operativo, sono numerose le Pa che hanno anticipato il rientro al lavoro imposto da Brunetta. Ne è un esempio il Comune di Pesaro, dove nove dipendenti su 10 sono tornati a lavorare in presenza. Una delle ragioni è da indagare rispetto alla questione della produttività: lo stesso Ministro, nella lettera inviata a Il Foglio, parla di “presunto aumento della produttività” della Pa, chiedendosi a quali dati facciano riferimento coloro che producono queste statistiche. Inoltre Brunetta ha aggiunto: “Al momento non possediamo una panoramica completa delle informazioni relative all’andamento della produttività collegata al lavoro agile nel 2020”.
Sulla stessa lunghezza d’onda è Matteo Ricci, Sindaco di Pesaro. “Lo strumento più semplice, ma allo stesso tempo più realistico, della misurazione della situazione è quello della percezione che hanno i cittadini dei servizi dell’amministrazione”, è il punto di vista del primo cittadino della città marchigiana. Che anzi si spinge ancora più in là rispetto al Ministro: “Dobbiamo dirci la verità e cioè che nel settore pubblico la produttività non è aumentata, ma è diminuita. Ovviamente non si può generalizzare perché c’è anche chi ha lavorato di più, ma la media è scesa probabilmente per una minor efficacia, rispetto al settore privato, nel definire obiettivi e nel fare controlli”. E proprio per questo Ricci lancia un appello: “In questa fase storica dobbiamo essere consapevoli che tutti noi dobbiamo dare di più, perché non ci sarà rinascita senza questa consapevolezza di chi lavora nella Pa”.
Il Sindaco riconosce gli aspetti positivi della modalità agile – che ha cambiato per sempre alcune dinamiche lavorative – come le riunioni online che sono un modo di azzerare le distanze e, per certi versi, accorciare i tempi operativi. “È vero che lo Smart working è stato un modo per costruire una Pa aperta e disponibile ‘h24’, ma la risposta non può essere quella di svuotare gli uffici pubblici”, è la sua posizione. Il lavoro in ufficio è sicuro se si rispettano le prescrizioni: anche in questo caso Ricci è d’accordo con il Ministro sull’obbligo del Green pass per i dipendenti pubblici e di impostare un’organizzazione di lavoro agile al minimo indispensabile. Perché? “L’Italia si sta rimettendo in moto e la Pa deve correre: lavoratori e cittadini utilizzino uffici pubblici in massima sicurezza”.
Per Ricci, infatti, il lavoro nel settore pubblico deve diventare veloce e semplificato perché ci sono imprese, professionisti e famiglie che hanno bisogno di risposte rapide per le pratiche edilizie, come ci sono decine di milioni di euro di lavori pubblici da progettare. La velocità e la flessibilità, comunque, dovrebbero partire dal livello dirigenziale: “Credo che sia nella funzione del dirigente l’obbligo di controllare il lavoro dei propri collaboratori, graduando il controllo sulla base della responsabilità affidata a ogni lavoratore. Con il lavoro ibrido il controllo va posto non solo sulla qualità, ma anche sulla celerità delle risposte. In questo caso non c’è miglior controllore dell’utenza”.
Elisa Marasca è giornalista professionista e consulente di comunicazione. Laureata in Lettere Moderne all’Università di Pisa, ha conseguito il diploma post lauream presso la Scuola di Giornalismo Massimo Baldini dell’Università Luiss e ha poi ottenuto la laurea magistrale in Storia dell’arte presso l’Università di Urbino.
Nel suo percorso di giornalista si è occupata prevalentemente di temi ambientali, sociali, artistici e di innovazione tecnologica.
Da sempre interessata al mondo della comunicazione digital, ha lavorato anche come addetta stampa e social media manager di organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali, soprattutto in ambito culturale.
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