La sopravvivenza delle PMI passa dall’occupabilità

FondItalia ha stanziato 6 milioni di euro per piccole e micro imprese. Si aggiungono ai 730 milioni del Fondo Nuove Competenze.

Gli strumenti ci sono, i fondi stanno arrivando. E la pandemia potrebbe forse aver contribuito ad accrescere tra le imprese la consapevolezza della necessità di adeguare, oltre alle strategie aziendali, anche le competenze del proprio personale.

FondItalia è pronto a fare la sua parte, a supporto delle piccole e micro imprese. Il Fondo paritetico interprofessionale per la formazione continua, promosso da Ugl e FederTerziario, ha stanziato sei milioni di euro come dotazione iniziale per il 2021, a sostegno di progetti volti all’aggiornamento e al mantenimento delle competenze, all’adozione di nuovi modelli di gestione aziendale, allo sviluppo delle abilità personali. Le risorse andranno a finanziare anche progetti per l’introduzione di elementi di innovazione tecnologica, l’incremento della conoscenza del contesto lavorativo e delle competenze linguistiche, il supporto all’internazionalizzazione e l’evoluzione delle competenze in chiave green economy.

L’avviso FEMI appena pubblicato è articolato su sei sportelli di durata annuale, uno ogni due mesi, e punta a facilitare una programmazione a lungo termine delle attività formative e assicurare tempi ridotti per l’erogazione del finanziamento. Ogni quattro mesi l’avviso viene, infatti, rifinanziato sulla base delle disponibilità maturate. “Il mondo delle imprese e del lavoro in questo momento ha poche certezze: con la pubblicazione di un avviso di un anno abbiamo inteso dare un quadro più certo per il 2021 e insieme un messaggio di speranza”, spiega Egidio Sangue, Vicepresidente e Direttore di FondItalia. “Nonostante le ricadute economiche che colpiranno inevitabilmente i fondi interprofessionali a causa del massiccio ricorso alla cassa integrazione, contiamo di poter riconfermare il dato del 2020 in termini di attività formative finanziate”.

Egidio Sangue, Vicepresidente e Direttore di FondItalia

Cresce la teleformazione e viene meno l’apporto delle imprese per aiuti minori

Per FondItalia, il difficile anno della pandemia si conclude con oltre 11 milioni di euro di attività formative finanziate a beneficio di circa 35mila persone. Allo stanziamento iniziale, si sono infatti aggiunti i 4 milioni stanziati ad aprile 2020 per far fronte all’emergenza sanitaria. La maggior parte dei progetti già sovvenzionati si concluderanno nel corso del 2021, anche a causa delle difficoltà riscontrate da imprese ed enti di formazione sia nella proposta sia nella fruizione dei corsi. “All’inizio del 2020, le imprese italiane erano rimaste ancora molto legate alla tradizionale formazione d’aula, mentre in altri Paesi era già diffusi elearning e teleformazione. La pandemia ci ha costretto a riconsiderare modalità e contenuti”, continua il Direttore di FondItalia.

Alle difficoltà delle aziende, impossibilitate a garantire la presenza in sede del personale in parte in Smart working e in parte in cassa integrazione, si è aggiunta la necessità degli enti di formazione di dotarsi della strumentazione adeguata per erogare i corsi a distanza. Ora, con la seconda ondata in corso, è cresciuto il numero di richieste già formalizzate in forma di teleformazione: imprese ed enti, immaginando il perdurare delle misure di contenimento del contagio e di limitazione degli spostamenti, si sono attrezzati durante il periodo estivo per poter affrontare in modo adeguato la nuova situazione. “La sperimentazione è iniziata: valuteremo quanto accadrà nel 2021, ma siamo convinti che, una volta compresi pregi e difetti, la teleformazione diventerà un elemento strutturale anche Italia”.

Già ad aprile 2020, il fondo interprofessionale aveva deliberato anche l’abolizione dell’apporto a carico delle imprese che avessero optato per aiuti di importanza minore. La previsione è stata confermata con l’avviso 2021 e resa permanente, con l’auspicio di stimolare e facilitare il ricorso ai fondi. Dietro il cofinanziamento della formazione c’è infatti una lunga serie di adempimenti burocratici, che spesso finisce per dissuadere l’azienda stessa dal presentare la richiesta al fondo interprofessionale. Una volta accolta la richiesta, la formazione è sì gratuita, ma gli adempimenti sono talmente complessi che alcune imprese preferiscono evitarli e pagare di tasca propria.

Richieste concentrate su salute, sicurezza e competenze di base

A livello di contenuti, la formazione su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro rappresenta ancora un quarto del totale di richieste di finanziamento presentate dalle imprese: Quest’anno si è aggiunta tra le più ricercate la formazione in materia Covid: ancorché la normativa preveda l’obbligo di una semplice informativa, sono tante le aziende che preferiscono una formazione dedicata alla prevenzione del contagio. Altro tema centrale resta quello della privacy, richiesto soprattutto dalle imprese di medie dimensioni. Resta timida la domanda di formazione finalizzata all’acquisizione di competenze digitali: per stimolarla, nello sportello che si chiude il 18 dicembre 2020 FondItalia ha accordato maggiorazioni di punteggio e premialità ai progetti che presentano temi di innovazione digitale.

Le richieste di attività sono ancora molto legate alle competenze di base”, fa notare Sangue. “Escludendo le imprese medio-grandi, il nostro osservatorio ormai decennale sulle micro imprese riflette la necessità di compensare le carenze del sistema educativo nazionale, che sforna giovani con competenze non adeguate al mondo del lavoro. La formazione professionale tende a colmare le lacune e rimangono poche le richieste di formazione su competenze aggiuntive. Vedremo, adesso, se l’esperienza della pandemia indurrà una maggiore consapevolezza dell’importanza di adeguare, oltre che le strategie aziendali, anche le competenze”.

Oltre alla dotazione messa in campo, quest’anno c’è, infatti, anche un’altra opportunità di finanziamento per le imprese: attraverso l’avviso FondItalia consente alle imprese aderenti di accedere ai contributi finanziari oggetto del Fondo Nuove Competenze, in conformità all’avviso pubblicato da Anpal il 4 novembre 2020. Si tratta di 730 milioni di euro, di cui 230 milioni a valere sul Programma operativo nazionale Sistemi di politiche attive per il lavoro, cofinanziato dal Fondo sociale europeo, per progetti formativi che valorizzino il patrimonio di competenze possedute dal lavoratore e strutturino percorsi di apprendimento personalizzati coerenti con gli standard professionali e di qualificazione definiti nell’ambito del Repertorio nazionale.

Nuovo stimolo alla formazione grazie al Fondo Nuove Competenze

L’obiettivo del Fondo Nuove Competenze è finanziare una riqualificazione dei lavoratori che punti a innalzare i livelli di occupabilità. FondItalia e le parti sociali che promuovono il fondo avranno, dunque, un ruolo importante nell’accompagnare le micro imprese, meno preparate sul fronte della contrattazione aziendale, verso una formazione che sia davvero di aiuto alla ripartenza. La misura si rivolge in particolare ai datori di lavoro privati che stipulino, entro il 31 dicembre 2020, accordi collettivi di rimodulazione dell’orario di lavoro, per mutate esigenze organizzative e produttive dell’impresa o per favorire percorsi di ricollocazione. La riduzione dell’orario di lavoro dovrà essere finalizzata alla frequenza di appositi percorsi di sviluppo delle competenze del lavoratore.

“Con questi vincoli e la necessità di un accordo, il Fondo Nuove Competenze potrebbe funzionare da stimolo per la modifica delle strategie aziendali e la verifica delle competenze necessarie”, sottolinea il Direttore. “È un’opportunità importante, che nelle intenzioni del Governo potrebbe divenire una misura strutturale come in altri Paesi. È fondamentale spiegare alle imprese che si tratta di un’occasione per innalzare i livelli di competenze dei propri dipendenti che sono legati alla possibilità di miglioramento e trasformazione di prodotti e processi per diventare competitive su mercati oggi sempre più complessi”.

La pandemia ha accentuato la necessità di digitalizzazione delle imprese, dalla vendita dei prodotti all’accesso ai servizi. È aumentata la richiesta di un mercato che si muove su canali digitali, sono cambiate le abitudini di consumo e le modalità di lavoro e anche le micro e piccole imprese sono chiamate a trasformarsi e a valutare canali alternativi di vendita e di distribuzione. “Abbiamo un grande tessuto industriale costituito da micro imprese che, se non adeguano i propri processi ai mutati meccanismi di vendita e acquisizione di beni e servizi, corrono il rischio concreto di rimanere indietro”, dice Sangue.

Il vero tema, insomma, resta l’occupabilità: una volta cessato il ricorso alla cassa integrazione e venuto meno il blocco dei licenziamenti, occorrerà fare i conti con un numero consistente di lavoratori che andranno ricollocati, soprattutto se provenienti dai settori più colpiti dalla pandemia che impiegheranno più tempo a riprendersi. “Con il programma Sure, l’Italia ha richiesto oltre 27 miliardi di fondi europei. È una cifra importante: invece di utilizzarli soltanto in ammortizzatori sociali, dovremmo seguire l’esempio di altri Paesi e impiegarli in modo integrato tra formazione e rimborsi. I tempi sono maturi per coinvolgere tutti i soggetti e mettere in piedi un sistema di politiche attive, che preveda la formazione per i dipendenti, la cassa integrazione e una banca dati per favorire l’incontro di domanda e offerta”, è l’auspicio del Direttore di FondItalia. “Gli strumenti l’Italia li ha già, anche se disaggregati, le risorse dovrebbero arrivare e i fondi interprofessionali potranno fare la loro parte insieme agli altri attori del mondo del lavoro”.

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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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