La strada della fiducia

Associare il lavoro alla remunerazione è sempre stata una cosa da uomini. Tant’è che è sempre stato nell’ordine naturale delle cose che agli uomini spettasse il compito di procurare il denaro per sostenere la famiglia mentre fosse compito delle donne occuparsene. Il lavoro necessario per gestire la famiglia non è mai stato remunerato nella storia, e non lo è peraltro nemmeno ora che comincia a essere chiaro quanto valga il lavoro di cura.

Le donne non lo hanno mai nemmeno preteso, a onor del vero, tant’è che si dice che avere figli è un dono, prendersi cura di quel ‘dono’ non può certo prevedere uno scambio di denaro. E poi da chi? Dal padre? Una partita di giro mai presa in considerazione, fatta salva la circostanza in cui il patto familiare si rompa, ma quella è un’altra storia.

Travestirsi per farsi notare

Le donne nella storia raramente sono state considerate per le loro capacità, tant’è che quando scoprivano di avere un talento dovevano travestirsi da uomo. In letteratura i casi non si contano, da Aurore Lucile Dupin che si firmava George Sande alle sorelle Brönte, che continuarono a pubblicare con uno pseudonimo maschile anche dopo avere rivelato all’editore la loro identità. Se nel novecento le donne hanno potuto uscire allo scoperto, rimane comunque forte ancora oggi la tentazione di assumere comportamenti maschili adeguandosi a modelli accettati. Anche nell’abbigliamento, il tailleur pantalone grigio o nero la fa comunque da padrone.

L’unica capacità che è valsa molto onore è stata senza dubbio la capacità riproduttiva, e torniamo al ‘dono’, che se era di sesso maschile era naturalmente preferibile, al punto che non si contano nella storia poverette costrette a partorire a ripetizione fino all’arrivo dell’erede. Maschio. E poiché nel passato morire di parto era facilissimo, possiamo affermare di non essercela passata troppo bene…

E forse da qui nascono ancestralmente i primi sensi di colpa, i sensi di inadeguatezza e inferiorità che il genere femminile si porta dietro da secoli e che non sono totalmente risolti nemmeno ora. La colpevolizzazione per non riuscire a partorire un figlio maschio non è proprio scomparsa. Ai ‘piani alti’ le teste coronate sono riuscite in molti Paesi a cambiare la Costituzione per consentire alla primogenita di salire al trono. Il Giappone resiste, con buona pace della principessa triste, e qui siamo nella contemporaneità.

Il valore del lavoro

Come si fa a fidarsi di se stesse in queste condizioni? Ma facciamo un passo avanti. Quando le donne hanno iniziato a mettere a frutto il loro sapere nel mondo del lavoro sono iniziati i guai, perché non erano abituate a veder remunerate le loro fatiche. E il valore del lavoro non ce lo si dà da soli, sono gli altri ad attribuircelo. Se per millenni nessuno si è posto il problema è abbastanza normale che ora si fatichi a negoziare. Il pay gap nasce anche da lì. Siamo già riconoscenti per il fatto che qualcuno si fidi di noi, è già questa una forma di remunerazione che per troppo tempo le donne hanno considerato appagante.

Difficile cancellare secoli di storia anche perché, lo sappiamo bene, i cambiamenti culturali sono i più difficili da accettare. Agli inizi degli Anni 50, non nel Medioevo, i professori dell’epoca avevano caldamente sconsigliato ai genitori di mia mamma a iscriverla al liceo classico. Un percorso che contemplasse l’università non era adatto a una ragazzina molto magra e un po’ cagionevole. C’è voluto il Professor Veronesi a dichiarare a gran voce che la resistenza fisica non è importante, in Medicina servono precisione e manualità e le donne stanno dimostrando, anche in questi giorni, di cosa sono capaci. I team tutti al femminile che hanno lavorato all’isolamento del virus lo hanno dimostrato.

Oggi le donne si laureano di più e prima dei maschi, nonostante questo nel nostro Paese la condizione del lavoro femminile stenta a fare balzi in avanti. Linda Laura Sabbatini con il suo lavoro prezioso all’Istat ci fornisce fotografie sempre aggiornate. Dalla sua ultima audizione alla Camera del 26 febbraio 2020 emerge che il divario di genere nell’occupazione italiana rimane tra i più alti d’Europa, circa 18 punti su una media europea di 10. E, comunque, il tema della conciliazione è lontanissimo dal trovare una soluzione.

La nascita dei figli è ancora causa di abbandono del lavoro: considerando donne a partire dai 25 anni di età le madri che hanno abbandonato il lavoro alla nascita dei figli sono l’11% nel caso ne abbiano avuto uno, il 17% nel caso di due e la percentuale sale al 19% nel caso i figli siano tre. L’audizione riporta i dati nel dettaglio. Come si dice, non ci sono soluzioni semplici a problemi complessi. Abbiamo bisogno di esempi positivi, abbiamo bisogno di guardare a donne che hanno creduto in loro stesse. Al nostro Convivio il 16 aprile 2020 a Milano ce ne saranno molte. Venite ad ascoltarle.

Linda Laura Sabbadini, lavoro femminile, Convivio 2020, fiducia in se stessi


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Chiara Lupi

Articolo a cura di

Chiara Lupi ha collaborato per un decennio con quotidiani e testate focalizzati sull’innovazione tecnologica e il governo digitale. Nel 2006 ha partecipato all’acquisizione della ESTE, casa editrice storica specializzata in edizioni dedicate all’organizzazione aziendale, che pubblica le riviste Sistemi&Impresa, Sviluppo&Organizzazione e Persone&Conoscenze. Dirige la rivista Sistemi&Impresa e governa i contenuti del progetto multicanale FabbricaFuturo sin dalla sua nascita nel 2012. Si occupa anche di lavoro femminile e la sua rubrica "Dirigenti disperate" pubblicata su Persone&Conoscenze ha ispirato diverse pubblicazioni sul tema e un blog, dirigentidisperate.it. Nel 2013 insieme con Gianfranco Rebora e Renato Boniardi ha pubblicato il libro Leadership e organizzazione. Riflessioni tratte dalle esperienze di ‘altri’ manager. Nel 2019 ha curato i contenuti del Manuale di Sistemi&Impresa Il futuro della fabbrica.

Chiara Lupi


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