La trasformazione digitale che rende la fabbrica intelligente
La revisione dei processi industriali nell’ottica del miglioramento continuo è un prerequisito per arrivare alla digitalizzazione. Prima di implementare le nuove tecnologie, come Intelligenza Artificiale (AI) e Machine learning, serve ripensare i meccanismi di lavoro; per farlo, servono il pensiero, l’ingegno e la creatività, competenze proprie dell’essere umano. Infatti, il rischio è pensare che con la tecnologia le persone siano escluse dalla fabbrica, ma dell’intelligenza umana non potremo mai farne a meno, neppure in uno scenario dominato dall’AI. Ecco perché si può affermare che la trasformazione digitale racchiude in sé la logica della centralità delle persone.
Il tema è stato al centro della tappa di Brescia del convegno FabbricaFuturo che si è svolto a luglio 2021, evento promosso della casa editrice ESTE e di cui Parole di Management è stato Media Partner. Per esempio, dell’importanza degli esseri umani nella trasformazione digitale ne ha parlato Alessandro Marini, Responsabile del Coordinamento Regionale di Cluster Fabbrica Intelligente, un’associazione che ha l’obiettivo di attuare strategie basate sulla ricerca e l’innovazione per la competitività del manifatturiero italiano: “La Fabbrica 4.0 è quella dove la presenza delle persone è fondamentale. L’AI si basa su algoritmi che, fondamentalmente, provengono dall’intelligenza umana. Quindi, la fabbrica non deve essere disumanizzata, ma, al contrario, è necessario (ri)mettere le persone al centro”.
Il tema della digitalizzazione si riflette di conseguenza sull’organizzazione: le competenze delle persone, insieme con la formazione, devono evolvere. “È facile cambiare i macchinari e i software, ma non è l’unica cosa su cui bisogna concentrarsi; anzi, sono proprio le persone che devono cambiare approccio lavorativo, ma non è un tema di facile applicazione”, ha continuato Marini. La trasformazione digitale comporta l’introduzione di tecnologie produttive avanzate, quindi un cambiamento a tutti i livelli dell’impresa e modifiche radicali alla struttura della fabbrica; il digitale diviene, quindi, una leva di miglioramento.
Puntare sulle persone per il miglioramento continuo
Proprio in questo senso, La Linea Verde, azienda che realizza prodotti ortofrutticoli freschi e pronti al consumo, dal 2017 ha intrapreso un percorso di ripensamento dei meccanismi lavorativi attraverso la definizione di roadmap che puntano sull’innovazione tecnologica e, al contempo, considerando la dimensione umana come catalizzatore dei processi. “L’evoluzione verso la Fabbrica 4.0 deriva dalla necessità di avere strumenti per gestire le complessità e stare al passo con la crescita della nostra azienda”, ha spiegato Martina Guerini, Responsabile Industrializzazione di La Linea Verde. “Abbiamo focalizzato l’attenzione sui processi, sulla collaborazione tra logistica e qualità; abbiamo ripensato il processo con i dati quantitativi e ci siamo concentrati sia sugli impianti sia sulle persone”.
È così che dopo un’analisi dei processi, è iniziato il percorso di digitalizzazione, iniziando dalla formazione. “Siamo partiti dalla formazione delle persone, dal coinvolgimento dal basso: i progetti di miglioramento continuo necessitano di un approccio che contempli tutta la popolazione aziendale”, ha raccontato Guerini. “Abbiamo definito i pilastri fondamentali della ‘nostra’ Fabbrica 4.0, come formazione, crescita professionale e motivazionale, sostenibilità, misurazione delle performance, riduzione di sprechi e miglioramento continuo, leadership e sicurezza. Poi, ci siamo concentrati sugli altri obiettivi: flessibilità, qualità, innovazione”.
Come accennato, nel processo di trasformazione digitale, La Linea Verde ha scelto di puntare sul coinvolgimento della funzione delle Risorse Umane: d’altra parte le competenze delle persone devono essere trasversali, multidisciplinari e innovative, e quindi l’HR è pienamente coinvolto in questa grande trasformazione. “Una volta ridefiniti i processi, abbiamo introdotto le nuove tecnologie; a questo proposito, ci siamo resi conto che servivano figure che sapessero garantire la continuità”, ha continuato Guerini.
E per assicurare la continuità, in linea con la richiesta di nuove competenze, si stanno formando figure professionali che fino a poco tempo fa erano del tutto inedite. “Stiamo creando figure di Operation technology che sono difficili da formare perché le tecnologie sono in continua evoluzione; serve qualcuno che si voglia mettere sempre in gioco”, è la tesi di Guerini. Le persone in questo ruolo sono chiamate a supervisionare le attività critiche interne dell’azienda, assicurando efficienza in termini di tempi e costi, contribuendo al miglioramento dell’operatività di fabbrica e al pieno funzionamento dell’infrastruttura 4.0.
Laureata magistrale in Comunicazione, Informazione, editoria, classe di laurea in Informazione e sistemi editoriali, Federica Biffi ha seguito corsi di storytelling, scrittura, narrazione. È appassionata di cinema e si interessa a tematiche riguardanti la sostenibilità, l’uguaglianza, l’inclusion e la diversity, anche in ambito digital e social, contribuendo a contenuti in siti web.
Ha lavorato nell’ambito della comunicazione e collabora con la casa editrice ESTE come editor e redattrice.
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