Salario

La trasparenza salariale mette in crisi le organizzazioni

Di recente Zach Wilson, di professione ingegnere del software con esperienze in aziende come la piattaforma di streaming Netflix, quella di house sharing Airbnb e la multinazionale Meta (Facebook,) ha rivelato le retribuzioni che ha ricevuto nel corso degli anni con un post su LinkedIn. Partendo nel 2014, da uno stage pagato 30mila dollari (28mila euro circa) all’anno e arrivando fino al suo attuale compenso di 57mila dollari (54mila euro), il tecnico ha esposto e descritto stipendi e caratteristiche delle sue mansioni presso i principali giganti della tecnologia. Il suo post è diventato virale e ha contribuito a scalfire un po’ il tabù delle retribuzioni, in favore della trasparenza salariale.

Nell’esplicitare la sua storia retributiva Wilson ha scritto: “Penso che parlare di compensi non dovrebbe più essere vietato”. E, in effetti, il suo post si inserisce in un trend che vede sempre più buste paga venire alla luce attraverso, per esempio, siti web come Glassdoor o Blind che condividono – nel loro caso in maniera anonima – i dati salariali delle persone. Con informazioni di questo tipo, ha fatto notare la testata statunitense Forbes, i lavoratori hanno, oltre a una maggiore consapevolezza, anche più elementi per sfidare pratiche salariali scorrette.

Livellare le disuguaglianze mette in mostra i talenti

Tra i sostenitori della trasparenza salariale c’è anche Maria Colacurcio, CEO di Syndio, società di software votata all’equità dei compensi, secondo cui molte organizzazioni si stanno mostrando disponibili ad affrontare i problemi legati alla retribuzione dei propri dipendenti. Uno degli obiettivi di Syndio è contribuire a equiparare i compensi di fasce svantaggiate, come le donne e le minoranze etniche, agli altri. Secondo i dati citati da Forbes, negli Stati Uniti le donne guadagnano 82 centesimi per ogni dollaro percepito da un uomo e, se di colore, ne guadagnano 63. L’obiettivo del team di Colacurcio è far sì che la consapevolezza possa spingere le persone a presentare i dati ai datori di lavoro chiedendo una retribuzione equa e agendo indirettamente sulle disuguaglianze.

Dal punto di vista della manager, inoltre, identificare i problemi di retribuzione potrebbe aiutare le aziende ad attingere a risorse sottoutilizzate: “Consente di sbloccare opportunità per le persone e di guardare diversamente al proprio pool di talenti”. E in un contesto in cui la caccia ai talenti è una della priorità in cima alla lista di qualsiasi dirigente, riuscire a capire dove si nascondono potrebbe essere una grande successo anche per le organizzazioni.

Fonte: Forbes

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Erica Manniello

Laureata in Filosofia, Erica Manniello è giornalista professionista dal 2016, dopo aver svolto il praticantato giornalistico presso la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli. Ha lavorato come Responsabile Comunicazione e come giornalista freelance collaborando con testate come Internazionale, Redattore Sociale, Rockol, Grazia e Rolling Stone Italia, alternando l’interesse per la musica a quello per il sociale. Le fanno battere il cuore i lunghi viaggi in macchina, i concerti sotto palco, i quartieri dimenticati e la pizza con il gorgonzola.

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