L’algoretica come ponte tra tecnologia e principi umani: nasce la Carta etica dell’AI
È la chiamata verso un nuovo umanesimo digitale. Porta le firme di Microsoft e di IBM, del Governo italiano e della Fao la Carta etica sull’Intelligenza Artificiale (AI), promossa dalla Pontificia Accademia per la Vita e siglata nell’Aula nuova del Sinodo. Una dichiarazione di intenti comune per regolare in senso etico la rivoluzione tecnologica in atto.
Il documento continua la discussione avviata dal Vaticano nel 2019, con la conferenza su etica e robotica, per fornire un contributo morale al dibattito. E per affermare un principio fondamentale, condiviso da tutti i firmatari: l’AI dev’essere al servizio dell’uomo e non viceversa.
La Rome Call for AI Ethics è considerata, allora, un punto di ripartenza. “RenAIssance” è la parola che campeggia sul palco della conferenza. “La storia dell’umanità ha già conosciuto grandi cambiamenti, ma oggi la trasformazione in atto è particolarmente dirompente per velocità e pervasività. Siamo consapevoli che i dispositivi di AI possono rendere più agevole un’ampia gamma di compiti, ma sappiamo bene anche i rischi che corriamo”, ha spiegato monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita. “Ci consentono di migliorare la nostra vita, ma cambiano anche il nostro modo di stare al mondo”.
La Carta si occupa di etica, educazione e diritti. Invoca l’applicazione dei diritti umani allo sviluppo dell’AI per evitare che sia la tecnologia a plasmare la società creando discriminazioni. Chiede di migliorare la qualità dell’educazione nelle materie scientifiche e tecnologiche, perché nessuno sia lasciato indietro. Esige trasparenza sull’uso delle AI e rispetto della privacy degli utenti: ogni algoritmo dovrà essere disegnato per operare in maniera imparziale e senza alcun pregiudizio.
Secondo Paglia, anche in campo tecnologico restano infatti irrinunciabili i valori di dignità, giustizia e solidarietà sostenuti dalla dottrina della Chiesa. Ecco perché non bisogna riconoscere un ruolo all’etica solo quando il prodotto è già finito e si tratta di regolamentarne l’uso. “L’etica è chiamata ad accompagnare tutto il ciclo di creazione degli apparati tecnologici fin dalla scelta dei progetti sui quali investire”. L’obiettivo è una verifica coerente e condivisa del rispetto di questi valori. Verifica che non può essere demandata a un’unica componente della società: per evitare che l’uomo finisca per essere “artificializzato” invece che la tecnologia umanizzata, occorre un “sussulto morale globale”.
Una chiamata alla responsabilità per istituzioni e aziende
Per farlo, la Chiesa ha riunito intorno a un tavolo ricercatori, istituzioni e grandi aziende tecnologiche. Concordi nell’affermare che coniugare etica e Intelligenza Artificiale non vuol dire porre limiti alla ricerca scientifica. “L’AI cambierà il mondo”, ha assicurato Brad Smith, Presidente di Microsoft. “Dobbiamo riflettere sul tipo di impatto che vogliamo abbia. Nei prossimi tre decenni, diventerà lo strumento più potente del mondo e insieme l’arma più potente al mondo”.
Nasceranno nuovi mestieri, altri già esistenti dovranno cambiare. La trasformazione riguarderà tutti e occorrerà che istituzioni ampie e rappresentative, come la Chiesa cattolica, si facciano portavoce delle istanze della società civile. “Il futuro dell’umanità ha bisogno di essere protetto persona per persona”, ha detto il Presidente di Microsoft. “Dobbiamo assicurare che l’AI sia progettata in modo inclusivo, affidabile e trasparente”.
La tutela dei diritti comincia dall’istruzione: occorre un nuovo approccio, che non si limiti alle sole competenze tecnologiche, ma che metta insieme scienza, etica e arti liberali. “La tecnologia non ha una coscienza”, ha detto ancora Smith, citando il celebre discorso del 1962 di John Fitzgerald Kennedy sull’impresa lunare. “Ma le persone sì ed è a questa abilità di ragionare che dobbiamo fare riferimento. Il futuro dell’umanità è fondato sulla nostra capacità di non commettere errori”.
Nell’era della globalizzazione non regolare i processi può generare esclusione e marginalizzazione. L’Unione europea lo ha compreso, anche se in ritardo, e adesso punta a recuperare il tempo perso accogliendo la sfida dell’AI. L’avvento della robotica e dell’AI sta offrendo, infatti, straordinarie opportunità: la produzione sostenibile, l’agricoltura di precisione, l’uso oculato delle risorse grazie alla possibilità di tracciare il consumo di acqua ed energia, la gestione più semplice della finanza e la capacità di elaborare enormi quantità di dati sanitari.
Democrazia e tutela dei diritti, per un quadro giuridico adeguato
Secondo il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, nella Quarta rivoluzione industriale oggi in atto è la tecnologia stessa che, sulla base di dati e algoritmi, ha capacità predittiva sulle attività umane:
“Così come permette di migliorare il benessere delle nostre società, può consentire anche un’enorme concentrazione di potere nelle mani di pochi, rendendo le persone semplici strumenti. Deve essere accompagnata, affinché accresca i diritti di cittadinanza, civili, sociali ed economici”.
Per dar voce alle opinioni pubbliche, occorre che siano le istituzioni a dettare precise regole di utilizzo e criteri obiettivi. “Il Parlamento europeo ha il dovere di proteggere i cittadini dall’impatto tecnologico e di integrare il quadro giuridico con riferimenti valoriali ed etici”, ha spiegato il Presidente, che non ha firmato la Carta etica in attesa di portarla all’esame degli eurodeputati. La Commissione europea ha raccolto la richiesta formulata nella scorsa legislatura dall’Europarlamento e ha presentato di recente un Libro bianco sull’AI e una strategia per l’uso dei dati. L’Unione europea, ha preciato Sassoli, punta a diventare leader mondiale nella trasformazione tecnologica, mantenendo la sua tradizione di baluardo nella tutela dei diritti.
Per scongiurare il rischio di accrescere il divario digitale, in termini di accesso e di conoscenza, occorre allora una trasformazione tecnologica che sappia garantire democrazia, che individui responsabilità chiare, che assicuri che le decisioni siano prese dall’uomo. “Occorre lavorare perché tutto questo si sviluppi in un quadro giuridico adeguato. Sui dati scientifici gli uomini hanno la tendenza ad accordarsi, come diceva Leonardo Da Vinci”, ha ricordato il Presidente del Parlamento europeo. “La scienza ha il potere di ‘far cessare il letigio dell’uomo’”.
Non è più il tempo di “man vs machine”, vince la collaborazione
Ne è passato di tempo da quando i primi calcolatori erano lunghi 80 metri e impiegavano 12 secondi per dividere due numeri, come il Mark I di IBM. Oggi i supercomputer sono in grado di eseguire 20 miliardi di calcoli anche 1 milione di volte al secondo e persino di battere in linguaggio naturale il campione mondiale di dibattito. John Kelly III, Vicepresidente di IBM, ha ricordato la reazione che ebbe nel 1997 il grande scacchista Garry Kasparov, sconfitto dal computer Deep Blue e convinto di aver giocato una partita contro tante persone diverse.
“Non è l’uomo contro la macchina: oggi la realtà è fatta di uomini e macchine insieme”, ha spiegato il numero due di IBM, che in occasione della visita in Vaticano ha firmato un accordo con l’Ospedale Bambino Gesù per usare il supercalcolatore Watson nella lotta alle neoplasie cerebrali. “Le macchine sono semplici riflessi di noi stessi in quanto esseri umani”, ha sostenuto Kelly. “Non ho visto un singolo settore o istituzione che non possa beneficiare di queste tecnologie. Non stiamo parlando di quello che le macchine sono in grado di fare, ma di quello che noi possiamo fare con le macchine”.
E di cose da fare ce ne sarebbe tante in materia di agricoltura e alimentazione, per accrescere i livelli di nutrizione della popolazione globale. “L’AI ha bisogno di essere trasparente, positiva, socialmente utile. Sono principi che vanno formalizzati per assicurare un approccio fondato sull’uomo”. Dongyu Qu, Direttore della Fao, l’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura, è convinto che una l’Intelligenza Artificiale sia la via per trovare soluzioni più sostenibili in campo agricolo: sistemi di telerilevamento, cloud e banda larga aiutano a migliorare sistemi di coltura e sementi. “Oggi ci sono ancora 400 milioni di persone che non hanno il segnale digitale e ciò crea grandi divari tra uomini e donne, ricchi e poveri”. Per sviluppare una digital agricolture, ha ricordato Qu, non basta la tecnologia: c’è bisogno di facoltà umane.
Ed è proprio a quelle facoltà che si appella Papa Francesco, quando delinea una nuova frontiera dei rapporti tra etica e tecnologia. È stata ribattezzata “algoretica”: una disciplina nuova che vorrebbe rendere le macchine capaci di computare principi tipicamente umani. Se l’AI è riconosciuta dal Pontefice come “un dono di Dio” e “una risorsa che può portare frutti”, è vero anche che richiede un rinnovato impegno sul fronte etico. “Questo sviluppo induce mutazioni profonde nel modo di interpretare e gestire gli esseri viventi e le caratteristiche proprie della vita umana, che è nostro impegno tutelare e promuovere non solo nella costitutiva dimensione biologica, ma anche nella sua irriducibile qualità biografica”.
“Esiste una dimensione politica nell’uso dell’AI”, si legge nella lettera inviata dal Papa ai partecipanti alla Call. “Non basta affidarci alla sensibilità morale di chi studia gli algoritmi: occorrono corpi intermedi che diano rappresentanza alla sensibilità morale della collettività”. L’algoretica può essere allora “un ponte per far sì che i principi si iscrivano concretamente nelle tecnologie digitali”, è l’auspicio di Francesco. Una chiamata a tutti gli uomini di buona volontà affinché la tecnologia resti umana.
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Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
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