Incertezza

Lavorare (e vivere) nell’incertezza è formazione

La formazione prepara ad affrontare le emergenze (ciò che di inatteso accade qui e ora); allo stesso tempo prepara ai comportamenti resi necessari dai grandi trend. E ancora, risponde a tradizionali esigenze: lavoro collaborativo, delega, orientamento al cliente, immissione di nuovi assunti e riqualificazione professionale. Per esempio, nel libro si indaga sulla costruzione di un’efficace offerta formativa, incrociando, nel modo di volta in volta adeguato, tre aspetti chiave: contenuti, modalità di erogazione e destinatari.

Il titolo del libro Percorsi di formazione (ESTE, 2021) descrive bene il contenuto: 18 momenti in cui professionisti del mondo HR e della formazione portano il loro contributo di idee, esperienze, sensazioni. Forse, utilizzando un termine abusato, il titolo avrebbe potuto benissimo essere “Percorsi di formazione 4.0”. Infatti, le testimonianze riportate si posizionano temporalmente tra i momenti a ridosso dello scoppio della pandemia di covid-19, dove già si immaginava e sperimentava l’incremento di formazione a distanza, e quelli della fine della prima ondata. Periodo durante il quale il lavoro da remoto l’ha fatta da padrone e, di conseguenza, ha modificato anche la modalità di erogazione dei corsi di formazione. L’anno e mezzo che abbiamo lasciato alle spalle ha chiaramente mostrato che la gestione aziendale della pandemia non è una mera questione di utilizzo di determinati nuovi strumenti informatici, ma richiede – e costringe – a riorganizzare i tempi, i modi e le forme di dialogo e interazione. E per la formazione che, per sua natura è in primis proprio interazione e dialogo, l’impatto è stato enorme. Avere quindi modo di leggere e comprendere, dalla viva voce di protagonisti riportata nelle pagine del libro, come loro hanno affrontato il cambiamento e quali percorsi formativi sono stati scelti è stato estremamente interessante e ricco di stimoli.

Fare formazione significa generare esperienze

Scorrendo le pagine del libro si ha modo di vivere le loro esperienze e confrontarle con le proprie trovando conferme e suggerimenti.  La difficoltà di adeguare i modelli organizzativi a uno Smart working che non sia meramente un banale e sterile telelavoro di sorpassata concezione, le considerazioni sulla differenza che intercorre tra insegnare, educare e formare, la riscoperta dell’apprendimento lento sono solo alcuni degli stimoli che emergono dal volume. Siamo di fronte a quasi 200 pagine che, pur essendo dense di concetti e pensieri, scorrono veloci grazie all’alternarsi delle voci presenti. Ma ugualmente la lettura richiede un giusto tempo per assaporarne appieno le sfumature. Una volta terminato, rimane nitidamente nel pensiero la visione della capacità e della voglia di queste aziende, e di molti di noi, di reagire e rinnovarsi. Desiderio e necessità acuiti dai momenti di discontinuità dove reagire non è solo un modo per sopravvivere, ma un’occasione per imparare.

Ma il libro ci offre anche un’ulteriore chiave di lettura: quella della formazione ‘involontaria’. Quella fuori da un percorso definito dai formatori attraverso momenti progettati e definiti, ma anche quella che ci siamo trovati a vivere a causa dell’improvviso mutamento di abitudini, situazioni, paradigmi. Un qualcosa che, anche senza volere, ha arricchito molti di noi e la cui valorizzazione in termini di resilienza ed entusiasmo è un ulteriore sfida che si aggiunge alle tante oggi in carico alle funzioni HR e Talent. Nel bene e nel male, nelle cose riuscite e in quelle da migliorare, rimane un qualcosa da non disperdere.

In conclusione, ripensando ai contenuti del volume, possiamo dire che formarsi significa fare esperienze e fare formazione significa creare i momenti (e i percorsi) che generano questa esperienza. La pandemia, con i cambiamenti, purtroppo anche dolorosi, che hanno impattato sulla vita personale e quella lavorativa, è stata, a pieno titolo, formazione.

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Franco Pigoli

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