Lavoratori italiani, i più disingaggiati d’Europa
Un quarto dei lavoratori italiani è ‘attivamente disimpegnato’. Così definisce Gallup, nel suo rapporto annuale State of the global workplace, coloro che si oppongono attivamente agli obiettivi del datore di lavoro. Essi rappresentano il 15% della forza lavoro globale e il 25% dei dipendenti in Italia, il livello più alto dal 2018 e il più elevato in Europa.
Dal campione italiano per la ricerca emerge, inoltre, che quasi la metà dei dipendenti (46%) afferma di essere stressato e un quarto (25%) dichiara di aver provato molta tristezza il giorno precedente. Solo un dipendente su tre (32%) ritiene che questo sia un buon momento per trovare un nuovo lavoro, mentre il 41% sta esaminando opportunità o cercando attivamente un nuovo impiego. Questi dati sono stati presentati e discussi anche in occasione di Wellfeel, l’evento organizzato da Persone&Conoscenze e Sviluppo&Organizzazione, edite da ESTE.
“Mercati del lavoro ‘scadenti’ sono altamente correlati al disimpegno attivo, e viceversa. In Italia, solo il 32% dei dipendenti concorda che questo è un buon momento per trovare un lavoro nel luogo in cui vivono, una percentuale inferiore alla media europea del 57%, ma in aumento di 12 punti percentuali rispetto al 2022”, commenta Federico Orlandini, Consulente senior di soluzioni aziendali presso Gallup. A ogni modo, al di là delle riflessioni, in Italia il 41% dei dipendenti valuta o cerca attivamente un nuovo ruolo, rispetto al 32% a livello regionale.
Promuovere il benessere (e la salute mentale)
Sebbene per coinvolgere nuovamente i dipendenti le aziende abbiano ancora molto da fare, l’incremento su base annua dei dipendenti che ritengono quello attuale un buon momento per trovare lavoro indica un cambiamento positivo per il mercato del lavoro del Paese. Tuttavia, la percentuale di dipendenti che intendono lasciare il posto di lavoro attuale resta superiore alla media regionale. “I datori di lavoro devono concentrarsi sulla priorità al benessere dei dipendenti, per migliorarne l’esperienza e ridurre il turnover”, riflette Orlandini.
Il coinvolgimento dei dipendenti e le esperienze lavorative devono rientrare nelle valutazioni della vita e nelle emozioni quotidiane. Affrontare la salute mentale dei collaboratori richiede supporto per prosperare nella vita e per impegnarsi sul lavoro. In Italia il 41% dei dipendenti si sente positivo, una percentuale superiore alla media globale del 34% (ma inferiore alla media europea del 47%). Tuttavia, la maggioranza (59%) sta facendo fatica o soffre. I dipendenti italiani riportano livelli più elevati di stress (46%) e tristezza (25%) rispetto alle controparti europee (rispettivamente 37% e 17%).
“Per sostenere la salute mentale dei dipendenti, i datori di lavoro dovrebbero promuovere l’equilibrio tra lavoro e vita privata, fornire risorse accessibili per la salute mentale e creare un ambiente di lavoro favorevole”, conclude Orlandini. Affrontare queste esigenze può ridurre stress e tristezza e aumentare impegno e produttività della forza lavoro.
Classe 1996, Martina Midolo è giornalista pubblicista e si occupa di social media. Scrive di cronaca locale e, con ESTE, ha potuto approfondire il mondo della cultura d’impresa: nel raccontare di business, welfare e tecnologie punta a far emergere l’aspetto umano e culturale del lavoro.
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