Le direzioni HR sono pronte al futuro?
Qual è il livello di innovazione delle direzioni HR? I nuovi scenari di mercato richiedono uno sforzo rilevante, all’interno delle organizzazioni, per ripensare i propri modelli in ottica futura. Le nuove tecnologie, se gestite e veicolate, possono rappresentare un alleato per le imprese, che si devono però dotare delle competenze adeguate a comprenderle e utilizzarle. Un’indagine di recente condotta da Smartive, società italiana specializzata in Change management digitale, ha coinvolto un campione di 400 responsabili HR con l’obiettivo di esplorare due aspetti principali: da un lato, l’influenza delle tecnologie emergenti, dall’altro, le aspettative e le competenze che saranno più rilevanti nei prossimi anni.
I dati dell’indagine (riportati anche all’interno del supplemento del numero di Aprile della rivista Persone&Conoscenze), prima di tutto, hanno confermato l’importanza di avvicinarsi consapevolmente alle tecnologie digitali, con particolare attenzione all’Intelligenza Artificiale (AI). In un contesto post digitale, l’AI non è più un semplice strumento, ma un fattore chiave per lo sviluppo aziendale. Tuttavia, l’adozione dell’AI richiede nuove competenze, soprattutto in ambito di Data Analytics e cybersecurity, e un approccio etico alla gestione dei dati, che devono essere tutelati da rischi legati alla privacy e alla sicurezza. Nonostante l’adozione dell’AI sia ancora limitata, il 41% degli HR manager intervistati dichiara di utilizzarla, con una leggera prevalenza nelle Piccole e medie imprese (PMI) rispetto alle grandi aziende.
Le principali sfide per i responsabili HR nel 2024 riguardano quindi la trasformazione digitale (44%) e la creazione di un’organizzazione più ibrida e agile (43%). Gli HR manager delle grandi aziende percepiscono più ostacoli rispetto a quelli delle PMI, soprattutto in relazione alla Digital transformation e all’introduzione di strumenti avanzati di HR analytics (39,4% vs 31,1%). L’attrazione e il coinvolgimento dei talenti emergono come priorità. Tra le competenze considerate carenti, spiccano la comunicazione efficace per la talent attraction (35,8%) e l’engagement dei giovani (34,5%). Risulta interessante notare che solo una piccola parte degli intervistati ritiene che non manchi alcuna competenza all’interno dell’azienda.
Formazione e ambiente di lavoro: le priorità delle aziende
La formazione rimane centrale nelle strategie aziendali: solo il 4,5% delle aziende non ha attuato alcun programma formativo. La formazione in presenza è ancora la modalità preferita dal 51,7% delle organizzazioni, seguita dall’apprendimento sul campo (49,3%) e dall’e-learning personalizzato (47%). Per quanto riguarda la valorizzazione delle risorse, le aziende si concentrano soprattutto sulla creazione di un ambiente di lavoro confortevole (48,5%) e su percorsi di crescita professionale (41,5%), anche se rimane ancora margine di miglioramento nell’upskilling e nel reskilling.
L’indagine evidenzia come oltre un quarto degli HR manager italiani ritenga che la propria azienda sia poco aperta al cambiamento, soprattutto nelle grandi organizzazioni. Curiosamente, sono proprio le PMI a mostrare una maggiore apertura verso l’innovazione culturale, superando le grandi aziende di quasi 14 punti percentuali. Il ruolo delle HR sta rapidamente evolvendo. Da funzione puramente amministrativa, oggi si configura come un’area strategica, capace di abilitare e promuovere il cambiamento all’interno delle organizzazioni. Le sfide future richiederanno un approccio sempre più orientato all’innovazione tecnologica, alla formazione e alla valorizzazione delle persone.