Le due velocità
Il manager 38enne fa un passo indietro per occuparsi della famiglia e consentire alla moglie di dedicarsi alla sua carriera. La notizia, nel momento nel quale l’ho letta, mi ha infastidita perché passa il tempo e non si riescono a riportare le notizie usando altri termini. Bisogna sempre evocare il passo indietro, sottintendendo che qualcuno deve per forza sacrificarsi, vivere nelle retroguardie. La notizia fa il giro del mondo perché è nella natura delle cose che a sacrificarsi, appunto, siano le donne: esempi di uomini disposti a scostarsi dalla luce dei riflettori ce ne sono pochi. Posta in questi termini la notizia risalta per forza, e tutti a plaudire il grande manager che ‘concede’ alla moglie di pensare alla sua carriera.
Bene, si tratta di una narrazione che non mi convince affatto. In primo luogo perché se sei un top manager di qualsiasi multinazionale, non appena i pupi sono svezzati, i mezzi per organizzare un babisitteraggio di altissimo livello li puoi trovare senza troppe difficoltà. Lo fanno i comuni mortali, figuriamoci se non può risolvere la questione un manager strapagato. Che, per inciso, dubito si sia privato per la sopravvivenza della sua famiglia di qualche aiuto, ancorché saltuario. Dubito anche che il supermanger in questione passi dalle riunioni del Cda all’aspirapolvere con espressione compiaciuta. Non sarebbe più onesto dire che la vita da supermanager, la butto là, non fa più per lui e, potendo contare su una più che rassicurante buona uscita, può dedicare certamente più tempo alla famiglia ma anche energie a nuovi progetti che verranno? Perché se a 38 anni sei già ai vertici di una multinazionale non sei uno sprovveduto, ma soprattutto sei ben consapevole dei tuoi talenti e ti prendi il tempo per capire come metterli diversamente a frutto.
Quindi la carriera della moglie, in tutto questo c’entra poco, visto che al suo debutto nulla osta, se veramente ci tiene. Mentre non aiuta nessuno la retorica del passo indietro. Non aiuta nessuno continuare a ribadire che si sopravvive in famiglia solo se ci sono due velocità. Anche perché, diciamolo, c’è chi può serenamente permettersi di scegliere, ma non sono questi i casi che devono essere oggetto delle nostre preoccupazioni, dovrebbero semmai essere un esempio, se possibile positivo. Un altro illustre caso, con caratteristiche diverse, è rappresentato Duglas Hemhof che diventerà il primo second gentlemen d’America. Il marito di Kamala Harris, senza suscitare vittimismo, ha messo ‘in pausa’ la sua carriera da avvocato. Vorrei vedere chi avrebbe fatto il contrario in una situazione così.
Mentre noi dobbiamo preoccuparci di chi rinuncia alla genitorialità perché gli aiuti per gestirla sono insufficienti e non di chi pomposamente sceglie di stare a casa per, a suo dire, favorire la carriera del coniuge. Come se fosse il marito a dover concedere alla moglie di poter lavorare. Anche perché di questi tempi, tra noi comuni mortali, al lavoro, se c’è, non può rinunciare nessuno. Quindi che anche la stampa lasci perdere i passi indietro e le concessioni dei manager strapagati alle gentili consorti. Il Recovery Plan ha destinato a ‘parità di genere, coesione sociale e territoriale’ 17,1 miliardi. Ma se non iniziamo a raccontare le cose in modo diverso gli unici passi che dovremmo fare, e cioè quelli in avanti, saranno sempre più ostacolati. E il ritorno al passato sarà velocissimo, per tutti.
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