Le mamme sono amate davvero?
La situazione di donne e mamme in Italia è monitorata da un report di Save the Children dal nome che è già rivelatore di per sé di una situazione peculiare: Le equilibriste, titolo che non vuole lasciare dubbi sul fatto che nel nostro Paese, se trovi un lavoro e vuoi anche diventare mamma, la vita è complicata. Solo se sviluppano doti straordinarie, accanto magari a qualche aiuto della famiglia – ricordiamo che il vero welfare lo fanno i nonni – le mamme ce la possono fare.
La vita delle mamme nel nostro Paese è assimilabile a quella di funambolo, al quale abbiamo dedicato il ritratto del numero 297 di Sviluppo&Organizzazione. Il funambolo affronta sfide rischiose, con grandi dosi di incertezza – esattamente come una mamma che lavora, o tenta nell’impesa – e si allena per questo.
Ci sono costanti che dipendono da scelte individuali: nel caso del funambolo dipende da una sua scelta il materiale del cavo che può incidere sul suo equilibrio quando dovrà camminarci sopra sospeso nel vuoto. Nel caso della mamma, ad esempio, la localizzazione della scuola: se è lontana dovrà fare i conti con i tempi casa-scuola che si aggiungono a quelli casa-ufficio (dopo un anno e più di remote working e scuola a distanza sembrano argomenti surreali, ma tant’è, l’obiettivo è traguardare una ‘nuova’ normalità).
Poi ci sono i fattori che non dipendono dalle scelte individuali, nel caso del funambolo l’ambiente intorno, quasi mai ideale: gli eventi atmosferici non sono ben prevedibili. E quanto ad ambienti esterni imprevedibili, le mamme ne sanno qualcosa. Tralasciando le scuole chiuse per oltre un anno (qui siamo al livello massimo di imprevedibilità) qualsiasi mamma della terra deve fare i conti con il mal di pancia improvviso, del bambino o della tata (le mamme non si ammalano mai) con lo sciopero dei mezzi, o qualche altro evento a piacere che si frappone tra lei e quello che vorrebbe concretizzare nella sua giornata lavorativa.
Che nel frattempo è diventata liquida. Un bell’aggettivo che ha avuto un allure glamour finché non abbiamo capito la portata del fenomeno con tutte le sue implicazioni. Il lavoro liquido (puoi lavorare ovunque, quindi che senso ha irrigidire l’organizzazione con degli orari, meglio lavorare sempre), l’amore liquido (oggi c’è, domani si può cambiare idea) fino alla ben più spinosa questione del gender liquido. Fluid, pardon.
Per resistere bisogna coltivare scientificamente la dote dell’equilibrismo, meglio se accompagnato da sedute di meditazione, per vivere con più consapevolezza le vicende che attraversano la vita, e il lavoro. Non puoi sopravvivere senza aver letto un manuale di mindfulness e il risultato è che dopo aver tanto meditato abbiamo deciso che la maternità con l’equilibrismo non va d’accordo per niente. Anche per questo le mamme italiane sono sempre di meno. Quasi 100.000 mamme nel 2020 hanno perso il lavoro, 4 su 5 hanno figli con meno di cinque anni. Come ci spiega il rapporto, sono quelle mamme che, anche per l’impossibilità di gestire figli piccoli e lavoro, o hanno rinunciato o sono state espulse dal lavoro.
E poi ci sono le mamme alle quali non è dato di provare l’ebbrezza dell’equilibrismo perché le fabbriche se le portano via. La burocrazia è inflessibile, le procedure sulla sicurezza trovano spazio in migliaia di fogli di carta e guai se manca un timbro. Ma passare dalla teoria alla pratica è complicato e così può accadere che dispositivi di sicurezza non vengano attivati. Sebbene le procedure ci siano e, sulla carta, tutto funzioni. La giovane mamma di Prato ha colpito la nostra sensibilità proprio per la sua giovane età, per aver deciso di crescere un figlio senza il padre, per avere dimostrato la volontà di esprimere scelte individuali forti: il funambolo sceglie la consistenza del cavo, lei aveva scelto di avviarsi ad una professione, aveva un contratto di apprendista e faceva turni in fabbrica. Ora la sua di mamma ha chiesto l’affidamento del nipotino. Possiamo sperare che non debba rimanere sommersa da quintali di carte bollate per ottenere una cosa accessibile secondo buon senso?
Mi sono posta la domanda nel 2009 nel libro Dirigenti Disperate: siamo un paese di mammoni, ma le mamme sono amate davvero? A distanza di 12 anni ho la risposta.
maternità, lavoro femminile, Sviluppo&Organizzazione