Le organizzazioni si illuminano… di sostenibilità
Un mondo di mezzo tra la persona e la società più ampia. Luoghi dove abitiamo, interagiamo e creiamo relazioni. Un fenomeno centrale della nostra società, che agisce da propagatore di qualità e valore. Gianfranco Rebora, Direttore Responsabile di Sviluppo&Organizzazione e Professore Emerito di Organizzazione Aziendale, prova a racchiudere il senso sociale delle organizzazioni con queste definizioni. Nonostante sia difficile racchiudere la loro complessità in un certo numero di parole, è fondamentale concentrarsi e unire i propri sforzi nell’analisi delle imprese e dei loro fenomeni. Questa l’idea di base da cui è nato il Manifesto “Illuminare le organizzazioni”, elaborato da questa rivista per indirizzare le riflessioni di ogni attore che gravita nel mondo aziendale, e sul quale si è sviluppato l’evento promosso da Sviluppo&Organizzazione in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano Bicocca come ‘tappa’ di avvicinamento al Forum 2024 del nostro magazine.
Perché, quindi, è importante fare luce sulle organizzazioni? In una società caratterizzata dall’individualismo esasperato, alimentato anche dalla diffusione delle tecnologie a uso personale, le imprese continuano a basarsi su logiche collettive ed è per questo che il loro impatto si trasferisce sul contesto esterno: aziende poco inclusive creeranno comunità poco inclusive e viceversa. Se, in passato, il consolidamento del modello taylorista è stato un fattore di incivilimento, formazione ed educazione, oggi le aziende sembrano non svolgere più questo ruolo. Il mancato successo nei tentativi di integrazione tra management scientifico e prospettiva umanistica avvenuto nel XX secolo ha visto, man mano, l’affermazione della Shareholder vision e di una coalizione di interessi tra manager e investitori, a danno del lavoro.
Al giorno d’oggi, per evitare che le logiche competitive si basino esclusivamente sul calcolo economico e che le persone siano ridotte a “capitale umano”, secondo Rebora è fondamentale che imprese, università e Terzo settore concentrino i propri sforzi verso tre direttive. Innanzitutto, è necessario investire nella formazione e nell’educazione alla vita organizzativa, contrastando l’approccio tecnocratico al management; responsabilizzare le organizzazioni al loro ruolo e impatto sul contesto circostante e, ancora più importante, valorizzare il loro potenziale ispirandole al miglioramento sociale. Storytelling e dichiarazioni non sono sufficienti, è necessario lavorare sul senso delle attività e dei processi coinvolgendo tutti gli attori in egual modo: dalla formazione all’editoria, dalla consulenza alle università, dove il ruolo degli opinion leader è determinante per indirizzare questa trasformazione.
La transizione verso un modello sostenibile
I principi della crescita sostenibile e della responsabilità sociale delle imprese, in parte, sembrano già essere stati adottati dal mondo organizzativo. Stakeholder fondamentali come le banche e i candidati stanno già esercitando pressione, volontariamente o meno, per la transizione verso i criteri Environmental, social e governance (ESG). Gli attori finanziari si basano sui risultati di sostenibilità per valutare prestiti e finanziamenti, così come i candidati (sempre più attenti a questi temi) cercano realtà coerenti con i propri valori e con quelli comunicati. A sottolinearlo è Ugo Venier, Senior HR Director di Contourglobal, società britannica attiva nel settore dell’energia. Nel suo percorso di transizione verso le rinnovabili, l’azienda londinese si sta concentrando sì sull’aspetto ambientale, per accedere ai fondi comunitari, ma soprattutto sulla cura alla sfera sociale della sostenibilità, che secondo il manager si traduce nel buon rapporto con i territori e le persone. Per presidiare questo fronte e intessere relazioni positive con le comunità circostanti, secondo Venier, è fondamentale sviluppare una strategia comunicativa efficace e, soprattutto, congruente con le proprie azioni, dalle quali passa la reputazione aziendale e la percezione che le persone hanno di essa.
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Laureato in Comunicazione e Società presso l’Università degli Studi di Milano, Alessandro Gastaldi ha iniziato il suo percorso all’interno della stampa quasi per caso, già durante gli anni in facoltà. Dopo una prima esperienza nel mondo della cronaca locale, è entrato in ESTE dove si occupa di impresa, tecnologia e Risorse Umane, applicando una lettura sociologica ai temi e tentando, invano, di evitare quella politica. Dedica il suo tempo libero allo sport, alla musica e alla montagna.
Sviluppo&Organizzazione, Illuminare le organizzazioni