Le parole per dirlo
La Finlandia ha una guida tutta femminile. La Prima Ministra Sanna Marin, che con i suoi 34 anni è anche la più giovane premier del mondo, guida un governo dove le donne occupano posizioni chiave. Con le Ministre di Istruzione, Giustizia, Interni e la Vicepremier formano la squadra definita delle ‘magnifiche cinque’. Grazie a una politica tesa a contrastare le disuguaglianze, attenta alla crescita e soprattutto ai giovani, c’è da credere metteranno in atto un modo diverso di fare politica, più attento ai bisogni delle persone che alla coltivazione del potere personale. Per le donne di tutta Europa è un momento di rappresentanza felice.
Islanda, Serbia, Danimarca, Norvegia, Belgio hanno una Prima Ministra, accanto alla Cancelliera Merkel in Germania anche in Austria si è insediata una Cancelliera federale e Croazia ed Estonia hanno un Presidente donna. A questa onda rosa dobbiamo aggiungere Christine Lagarde, alla guida della Banca Centrale Europea e Ursula von der Leyen alla Presidenza della Commissione Europea. Comune denominatore della loro politica il sostegno all’europeismo, l’attenzione alle nuove generazioni e alle politiche ambientali.
Bene prendere sul serio la green economy e avere cura del contesto all’interno del quale faremo crescere nuove vite. Fino al secolo scorso i padri potevano tramandare una professione ai propri figli e l’idea di sostenibilità era connaturata con la trasmissione di beni materiali. Oggi sono cambiate le dinamiche di produzione del valore, i padri non conoscono quali saranno i lavori che potranno fare i figli. A maggior ragione bisogna curare il contesto nel quale farli crescere, assicurare loro lo stesso spazio di libertà che abbiamo avuto noi. Alle donne questi ragionamenti vengono più spontanei e mai come ora servono leader che facciano politica in modo differente. Il messaggio incarnato dall’uomo forte perde di consistenza, anche perché è il concetto stesso di forza a essersi svuotato di significato. Una rivoluzione partita dalle fabbriche, dove la forza fisica non conta più nulla e alle persone è chiesto un contributo di pensiero. La forza di una sedicenne svedese con le treccine dovrebbe farci riflettere.
E in Italia? È di pochi giorni la nomina Marta Cartabia, prima donna alla Presidenza della Corte Costituzionale. Un altro soffitto di cristallo che si infrange anche se, come sappiamo bene, sono i pavimenti appiccicosi che tengono lontane le donne dai vertici delle nostre organizzazioni. Intanto, per procedere con la politica dei piccoli passi, un altro importante tassello è stato aggiunto con l’emendamento alla legge di bilancio che estende alle donne le tutele previste dalla legge sulle prestazioni di lavoro sportivo. Anche le donne saranno considerate professioniste, fino a oggi non era così. A ogni donna, ha scritto la Direttora Centrale Istat Linda Laura Sabbadini sulla Stampa, ‘deve essere data l’opportunità per affermarsi, per accedere al lavoro, per non interromperlo se non lo vuole, per realizzarsi in tutte le sfere della vita, per essere libera senza rischiare la violenza di genere’. E su quest’ultimo punto sappiamo che c’è ancora molto da fare.
Oggi nasce il nostro quotidiano online Parole di Management e, forse, partire da un uso meno inconsapevole del linguaggio quando si parla di violenza sulle donne, potrebbe essere un ottimo punto di partenza. Espressioni come ‘il gigante buono’ dovrebbero sparire dai giornali. Le donne non devono fronteggiare giganti buoni ma criminali animati da furie omicide. Se poi tra le righe leggiamo che il gigante è stato provocato, allora possiamo intuire la portata della responsabilità di chi usa parole che uccidono due volte. Anche la stampa è un’enclave maschile, qualche donna in più alla direzione dei giornali aiuterebbe a cambiare registro. Le parole ci sono, dobbiamo usarle con più consapevolezza.
lavoro femminile, sostenibilità, violenza di genere, disuguaglianze