Le persone meno stressate sono le più produttive
Ritmi frenetici, impegni di ogni tipo, comunicazioni costanti e istantanee e vita parallela online portano numerose persone a soffrire di stress e di stanchezza psicofisica. Va peggio – se così si può dire – a manager, imprenditori e CEO, che hanno grandi responsabilità, prendono decisioni importanti in condizioni di precarietà e incertezza e sono chiamati a gestire comunicazioni di ogni genere (e-mail, messaggi, chiamate…).
A tutto questo si aggiungono poi le trasferte (la normalità prima della pandemia, ma in ripresa in questa fase di ripartenza, almeno per un buon numero di manager) che implicano orari faticosi, spostamenti e continui cambi di abitudini quotidiane. La situazione non è migliore per chi lavora da remoto: la nebulosità del modello organizzativo costringe, in particolare vale per chi riveste ruoli di responsabilità e posizioni apicali nell’organizzazione, a essere costantemente connesso e reperibile, con la conseguente difficoltà a riuscire a ritagliarsi tempo per la disconnessione.
A tal proposito, il Work trend index 2021 (che analizza l’evoluzione degli ambienti di lavoro nel corso dell’ultimo anno, mettendo in luce alcuni trend), basandosi su numerosissimi dati raccolti in modo anonimo tramite Microsoft 365 e LinkedIn, ha evidenziato che il 54% dei lavoratori a livello globale sostiene di “lavorare troppo” e il 39% si sente “esausto”. Inoltre, il numero di minuti trascorsi in riunioni è più che raddoppiato (+148%) e continua a crescere, facendo sentire soffocati e stressati i lavoratori.
Oltre 5 milioni di italiani soffrono di stress e ansia
Lo stress, è noto, ha ripercussioni sull’intero organismo, generando conseguenze fisiche e psicologiche come difficoltà di staccare la spina, dolori cervicali, disturbi dell’alimentazione e del sonno, emicrania, stanchezza, mancanza di energia, incapacità di prendere decisioni, tachicardia, dolori addominali, tensioni muscolari, ronzio alle orecchie, battito nelle tempie, nervosismo e agitazione. Questi sintomi sono spesso sottovalutati, pur essendo comuni e diffusi: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sono più di 5 milioni gli italiani che soffrono di stress e di ansia.
Questa situazione non ha un impatto solo sulla salute psicofisica dei singoli individui, che si sentono scarichi e ‘schiacciati’ dalla vita lavorativa e dunque rischiano di ammalarsi di più e di invecchiare più precocemente, come confermato dalla ricerca condotta dal Dipartimento di Neurologia dell’Università della California di San Francisco; lo studio ha messo in luce, infatti, anche il possibile legame tra il livello di stress e la concentrazione di un ormone correlato alla longevità e al mantenimento di un buono stato cognitivo con l’età.
Inoltre, la condizione di stress risulta dannosa anche dal punto di vista economico e produttivo: persone stanche rischiano di essere meno creative, meno visionarie, meno lungimiranti e anche meno produttive. Tradotto significa meno risultati economici per le aziende di cui le stesse persone stressate si trovano a capo; un recente studio condotto dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha stimato che i disordini da depressione, stress e ansia costano come perdita di produttività all’economia globale 1 trilione di dollari ogni anno.
Una soluzione allo stress dei manager
Per migliorare lo stato psicofisico dei manager, degli imprenditori e dei professionisti ad alto livello si stanno moltiplicando le proposte di soluzione. Una di queste arriva da Cerva 16, il primo centro di medicina funzionale rigenerativa anti-aging in Italia, che non a caso è attivo dal 2020, anno in cui con lo scoppio della pandemia sono peggiorate le condizioni psicofisiche dei lavoratori anche per l’iperconnessione a cui sono stati costretti.
Nutrizione, gestione del dolore, movimento ed equilibrio ormonale sono i pilastri del protocollo multidisciplinare ideato per la cura e la gestione dello stress, il tutto con un approccio medico-scientifico all’avanguardia. Il protocollo parte dall’oggettività scientifica di un test “gold standard”, che fotografa su due dimensioni la vulnerabilità della persona e il suo grado di resilienza allo stress. In base ai dati sono scelte terapie mirate, che consentono alle persone di ritrovare efficienza e salute in senso lato. La terapia include anche un percorso di coaching specifico con professionisti esperti di tecniche e stili di vita necessari a gestire lo stress e a mantenersi in uno stato di benessere, che non per forza significa totalmente privo di pressioni.
Bisogna considerare, infatti, che allo stress negativo che genera panico e paura della sconfitta (detto “Distress”) se ne affianca uno ‘buono’ (“Eustress”), che rappresenta un incentivo e uno stimolo a fare meglio; la vera sfida è trovare un equilibrio tra i due tipi di stress, che porti a eliminare le emozioni negative e controproducenti e che mantenga l’adrenalina necessaria a essere efficienti.
È utile, poi, evidenziare che lo stress può anche essere considerato un parametro importante per la definizione del welfare e del wellbeing aziendale: per uscire dalla gabbia schiacciante dello stress è possibile rivolgersi a esperti e specialisti esterni alla propria aziende, facendo un percorso su se stessi che pone al centro l’analisi dell’origine dei problemi e l’ascolto, al fine di giungere a un livello di equilibrio e di benessere psicofisico di cui beneficia anche la produttività lavorativa.