L’economia dell’abbastanza
La globalizzazione ha portato diversi risultati positivi, come un notevole aumento della popolazione globale, una diminuzione della povertà estrema e un miglioramento dell’aspettativa di vita. Nonostante questi aspetti, però, lo scenario globalizzato ha comportato anche un aumento delle disuguaglianze sociali, specialmente nei Paesi in via di sviluppo.
Il secondo Rapporto sul mondo postglobale promosso dal Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi insieme con Banca Intesa Sanpaolo e intitolato Dall’illusione dell’abbondanza all’economia dell’abbastanza (Guerini e Associati, 2023), a cura di Mario Deaglio, Professore Emerito di Economia internazionale presso l’Università degli Studi di Torino, evidenzia infatti che il mondo postglobale in cui viviamo è caratterizzato da nuove fratture, tecnologie avanzate e modalità di lavoro innovative che generano divisioni sociali. Le catene globali del valore, un tempo unificate per creare un unico mercato globale, si stanno spezzando a causa di diversi fattori, tra cui eventi climatici estremi e conflitti regionali che ostacolano il flusso delle merci.
Inoltre, le principali potenze geopolitiche stanno diventando sempre più isolate, abbandonando il loro precedente impegno verso l’apertura al mondo, e il panorama globale sta assistendo a un cambiamento nella distribuzione del potere, con l’emergere di ormai non più nuovi attori come i Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) e l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. Nel frattempo, la popolazione mondiale continua a crescere, soprattutto in Africa.
Progettare strategie nuove
In un mondo caratterizzato da crescenti spaccature, è importante esaminare i cambiamenti nei metodi produttivi nel corso del tempo e le loro implicazioni. In passato, le iniziative industriali avevano cicli di vita più lunghi e offrivano prospettive di carriera stabili, ma oggi i progetti durano meno e richiedono istruzione permanente, con il capitale umano che deve essere costantemente aggiornato. Inoltre, il lavoro sta subendo una trasformazione significativa, con l’algoritmo che guida il lavoratore anziché viceversa (si pensi, per esempio, al mondo del delivery e ai rider). Queste nuove tendenze contribuiscono ad accentuare le spaccature sociali e la stagnazione dell’ascensore sociale.
Attraverso grafici e statistiche, il Rapporto sul mondo postglobale mostra che la globalizzazione ha avuto alti e bassi nel corso del tempo, con un picco intorno al 1980, ma un evidente declino dopo la crisi finanziaria del 2008. Attualmente le politiche delle grandi potenze sembrano orientate a separare piuttosto che a unire, con gli Stati Uniti che rivestono ancora un ruolo chiave nella stabilizzazione dell’economia e dei mercati finanziari globali e che stanno adottando un approccio di patriottismo economico.
Per quanto riguarda l’Italia, in questi anni post pandemici l’economia è stata caratterizzata da bassi tassi di crescita. L’analisi delle medie imprese rivela che settori come il Farmaceutico e l’Alimentare trainano il Prodotto interno lordo del Paese, mentre altri, come la Meccanica, mostrano segni di debolezza. Inoltre, si evidenziano statistiche positive, come una riduzione degli omicidi e delle emissioni di anidride carbonica nel nostro Paese, ma ci sono ancora sfide come la disoccupazione giovanile e la partecipazione marginale al lavoro e all’istruzione.
Come suggerisce lo studio del Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi, per affrontare il futuro in un mondo in costante evoluzione non bisogna più fare affidamento sui modelli del passato, ma è necessario cercare nuove prospettive e progettare nuove strategie, anche in comunità. Un esempio virtuoso è l’Unione europea, che sta lavorando su regolamenti e tecnologie strategiche per affrontare sfide globali come l’inquinamento e la crisi climatica.
Classe 1996, Martina Midolo è giornalista pubblicista e si occupa di social media. Scrive di cronaca locale e, con ESTE, ha potuto approfondire il mondo della cultura d’impresa: nel raccontare di business, welfare e tecnologie punta a far emergere l’aspetto umano e culturale del lavoro.
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