Treu

Legge Treu, occupazione e stabilizzazione: così 25 anni fa è stato riformato il lavoro

Una legge nata nel segno di forti contrasti, ma che, nel tempo, ha dato buoni risultati, al di là del dibattito che ha scatenato nella sua fase di introduzione. A tracciare un bilancio positivo dell’eredità che la legge 196 del 24 giugno 1997 ha lasciato sul mercato del lavoro del nostro Paese è lo stesso protagonista del provvedimento (che infatti porta il suo nome) Tiziano Treu, Professore Emerito di Diritto del Lavoro dell’Università Cattolica di Milano, politico di lungo corso e attuale Presidente del Cnel. Venticinque anni fa, il docente, all’epoca Ministro del Lavoro, varò il provvedimento, noto anche come ‘pacchetto Treu’. Parole di Management lo ha incontrato per fare il punto sull’impatto lasciato da quelle norme, che si ponevano l’importante obiettivo di disciplinare gli aspetti legati alla flessibilità lavorativa, allora non ancora affrontata nel diritto italiano.

“È una legge che ha funzionato bene, al di là del dibattito politico che ha scatenato”, spiega Treu, sottolineando come il provvedimento nel corso del tempo sia stato ampiamente accettato e arricchito con ulteriori interventi legislativi. Nello specifico un’importante novità, tra quelle contenute nel testo, è lo sviluppo delle Agenzie del lavoro. Queste realtà, ha spiegato l’ex Ministro del Lavoro, a distanza di anni hanno assunto sempre maggior rilievo: “Sono diventati gli attori di primo piano che oggi operano a pieno titolo nel mercato del lavoro, con la capacità non solo di dare occupazione a centinaia di migliaia di lavoratori, ma anche, in buona parte, di stabilizzarli”. È proprio questo l’aspetto da evidenziare per Treu: “È un buon risultato, che deve essere portato avanti nel quadro di una collaborazione proficua con gli uffici pubblici dell’impiego, puntando a favorire in modo sempre più efficace l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro”.

Ancora da affrontare (tante) questioni sullo Statuto dei lavoratori

In generale, quando si parla di mercato del lavoro, un altro dei temi chiave è il dibattito sulla necessità di modificare lo Statuto dei lavoratori. Su questo fronte, spiega il Presidente del Cnel, ci sono stati, per esempio, alcuni importanti cambiamenti: “I contratti collettivi sono stati indicati come la fonte principale per regolare il cambiamento di mansioni. Questi aspetti erano, invece, precedentemente affidati molto alla legge. Su questo punto, quindi, indubbiamente è stata introdotta una modifica importante”.

Un altro ambito in cui sono stati realizzati dei cambiamenti è stato quello relativo al potere di controllo del datore di lavoro sui lavoratori, tema affrontato all’articolo quattro dello Statuto: “Su questi aspetti sono state fatte una serie di integrazioni legate all’adeguamento alla regolazione europea sulla tutela della privacy dei cittadini. Anche questo è rilevante”, commenta Treu. Inoltre, ha aggiunto l’ex Ministro del Lavoro, non devono essere dimenticate le modifiche alle sanzioni per i licenziamenti ingiustificati contenute nel Jobs Act varato dal Governo Renzi: “Il provvedimento ha reso la reintegrazione sul posto di lavoro una delle diverse opzioni a disposizione, non l’unica strada da seguire”.

Tuttavia ci sono questioni su cui, invece, risulta ancora difficile intervenire. Tra queste, ha puntualizzato il Presidente del Cnel, c’è quella della rappresentatività delle parti sociali, che lo Statuto non aveva affrontato, lasciandola all’ambito dell’autonomia contrattuale: “Adesso è necessario chiarire i criteri, perché si sono create moltissime di associazioni, sia da parte dei lavoratori, ma soprattutto dei datori di lavoro, dotate di una minoritaria o inesistente rappresentatività, che spesso concludono contratti collettivi ‘pirata’. È un punto su cui sicuramente bisogna agire”. Da questo punto di vista, aggiunge Treu, si è cercato di fare qualcosa, ma le parti sono tra loro in pieno disaccordo e il Legislatore fa fatica: “Questa è, secondo me, una delle questioni socialmente più calde”.

Sollecitato, infine, a dare un giudizio proprio sul Jobs Act, l’ex Ministro del Lavoro ha sottolineato, come le misure previste dalla riforma siano state molto positive: “Quelle norme hanno rafforzato e reso più universalistici gli ammortizzatori sociali e hanno anche tentato di rafforzare le politiche attive. Tuttavia quella normativa, che pure era fatta bene, ha incontrato molte resistenze. Qui, al di là delle buone intenzioni – e vale anche per altre normative più recenti – siamo ancora fermi. Questo è un punto debole che riguarda molte le regole inerenti il nostro mercato del lavoro”.

Cnel, Statuto dei lavoratori, tiziano treu, Legge Treu, Legge 196

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