Elena Bonetti

L’empowerment femminile come leva per fare carriera (riconosciuto anche dal G20)

La classe dirigente del futuro è chiamata a interfacciarsi con le trasformazioni in atto e, in particolare, il tema dell’empowerment femminile è sempre più centrale, anche nei dibattiti di palazzo. Non è un caso che lo stesso G20 – il forum che riunisce i leader dei 19 Paesi più industrializzati del mondo e i rappresentanti dell’Unione europea – abbia dedicato un incontro (quello avvenuto a fine agosto 2021 a Santa Margherita Ligure) proprio sulla questione che riguarda la consapevolezza e il controllo delle proprie scelte da parte delle donne.

D’altra parte il tema è di grande attualità: è notizia recente quella dell’Islanda, Paese che per qualche ora – a seguito delle elezioni del 25 settembre 2021 – si è creduto fosse il primo in Europa con la maggioranza di donne in Parlamento (33 elette su 63 parlamentari totali), salvo che dopo il riconteggio riportare le rappresentanti a quota 30 (47,6%).

Ma da tempo c’è poi un’altra questione ben più grave e riguarda il nuovo e drammatico status della donna, in particolare in Afghanistan a causa del ritorno dei talebani al potere. Kabul è diventato l’epicentro mondiale di una questione che, secondo numerosi report, riguarda tutti i Paesi del Pianeta (con qualche eccezione): il Global gender report indica che l’Italia è al 63esimo posto su 156 Paesi a livello globale rispetto il gender pay gap.

La questione femminile è, dunque, non solo di interesse europeo, ma mondiale. “I Paesi del G20 hanno l’obbligo, anche nei confronti della comunità globale, di difendere i diritti delle donne ovunque nel mondo, soprattutto dove esse sono minacciate”, è stata la dichiarazione del Presidente del Consiglio Mario Draghi durante l’incontro in Liguria in cui si è ribadito l’impegno per l’affrontare la tematica.

Se oggi – almeno a parole – c’è grande dibattito e attenzione alla questione femminile, così non avveniva nel passato, anche recente. Fino a pochi anni fa erano rare le donne con ruoli di responsabilità. Quando succedeva, però, di solito si trattava di persone capaci di lasciare un segno indelebile. Un esempio eclatante in questa direzione è stata Amalia Ercoli Finzi, Accademica, Scienziata e Ingegnera Aerospaziale: nel suo caso è stata la prima donna in Italia a laurearsi in Ingegneria Aerospaziale (ha ottenuto il titolo con il massimo dei voti), ma pure la prima docente donna di Meccanica Orbitale al Politecnico di Milano, nonché prima Direttrice di Dipartimento del Politecnico di Milano e prima ad aprire un anno accademico presso l’ateneo (il 139esimo).

Insomma, numerosi sono stati i suoi primati, visto che lei stessa ha ammesso di aver intrapreso una carriera in un campo fino ad allora composto principalmente da uomini. “Sono stata la prima in tante cose: per esempio ai convegni, tant’è vero che, durante le presentazioni i relatori esordivano dicendo Lady al singolare e gentlemen al plurale”. Non è stato il caso della sua partecipazione a Il Convivio di Persone&Conoscenze, l’evento dedicato alla Direzione HR promosso dall’omonima rivista della casa editrice ESTE e di cui il nostro quotidiano è stato Media Partner. Raccontando la sua esperienza al Politecnico come dirigente – il titolo dell’incontro della ESTE è stato proprio ‘Per una nuova classe dirigente’ – Ercoli Finzi ha svelato: “È stato il momento più difficile della mia vita; se le competenze si possono apprendere, il lavoro del manager non si può insegnare. Il vero dirigente è colui che è in grado di farsi accettare per le sue competenze”.

La parità nell’accesso alle discipline STEM

Il caso di Ercoli Finzi è stato, però, quasi più unico che raro: ancora oggi i percorsi di studio nelle discipline STEM (acronimo di Science, Technology, Engineering, Mathematics) risultano sbilanciati rispetto al genere, con una predominanza maschile fra gli iscritti. Infatti, se da una parte si assiste all’evoluzione del concetto di parità, dall’altra serve ammettere che l’accesso per le donne alle discipline scientifiche rimane una questione ancora controversa. “È necessario che tutti, ragazzi e ragazze, possano accedere al mondo scientifico senza pregiudizi di genere”, è stato l’appello della scienziata.

Tuttavia, ciò che si è capito è che alle parole servono anche i fatti. Ecco perché il monito è iniziare a educare le ragazze perché possano scegliere il percorso di studi che sentono più vicino al loro potenziale, a seconda delle inclinazioni e degli interessi personali. “Bisogna dare fiducia alle ragazze fin da giovani perché la fiducia si costruisce; noi, in quanto donne, non vogliamo prevaricare; desideriamo semplicemente che le nostre capacità siano riconosciute”, è tesi di Ercoli Finzi.

Anche perché a prescindere dal genere, il mercato è alla costante ricerca di nuove competenze, in particolare legate alla digitalizzazione che coinvolge tutte le aziende di ogni settore. Emerge quindi la necessità per le donne di studiare materie STEM (se lo desiderano) e intraprendere percorsi scientifici, così come si auspica che abbiano pari accesso rispetto agli uomini nell’assumere posizioni dirigenziali. Su questo punto, per esempio, fanno sempre discutere le quote rosa, cioè quei meccanismi che prevedono la garanzia di bilanciamento di genere in alcune cariche. “Non sono contraria, perché abbiamo bisogno di raggiungere una massa critica”, ha spiegato la scienziata. “Piuttosto mi oppongo alle quote azzurre: non è possibile che la maggior parte delle posizioni di comando siano maschili”. Secondo i dati Eurostat le donne sono il 31,4% dei membri di tutti i governi dei Paesi dell’Unione europea. Una quota che equivale a meno di un terzo, ma che tuttavia rappresenta un miglioramento rispetto al passato.

La riduzione del divario di genere entro il 2025

Proprio perché tutti questi dati sono ben noti all’attuale classe dirigente, a Santa Margherita Ligure i rappresentanti del G20 si sono impegnati nell’implementazione di progetti di formazione ed educazione sia per ragazzi sia per ragazze sulle discipline STEM. In particolare la Ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti, che ha organizzato l’incontro ligure, ha ribadito la volontà dell’Italia nella lotta contro le disuguaglianze di genere, tanto che si è pronunciata a favore di iniziative per il lavoro e l’imprenditoria femminile, sulla certificazione della parità di genere per le aziende, sul contrasto della violenza contro le donne proponendo un sostegno stabile destinato alle vittime: “Per gran parte di queste persone, l’empowerment, anche economico, è la sola possibilità di una via d’uscita dalla violenza. Abbiamo l’opportunità, e credo anche la responsabilità, di creare un’agenda per la parità di genere a livello globale”.

Lo stesso Draghi, nel suo discorso di apertura del G20, ha illustrato che sotto la presidenza italiana del forum internazionale, sono state adottate misure concrete per migliorare la posizione delle donne nel mondo del lavoro, promuovere la loro emancipazione e rimuovere gli ostacoli che frenano le loro carriere. Ne è un esempio la ‘tabella di marcia’ adottata a giugno 2021 volta a raggiungere e superare l’obiettivo fissato a Brisbane in Australia, che prevede di ridurre del 25% entro il 2025 i divari di genere nel tasso di partecipazione alla forza lavoro nei Paesi del G20. Del resto, è noto che il Premier ha inserito tra le priorità delle iniziative sovvenzionate dall’Europa la parità di accesso negli appalti pubblici e nei concorsi.

Nonostante la strada verso l’uguaglianza sia ancora lunga, i segnali di un cambiamento sembrano esserci: nell’ottica di creazione di nuove opportunità professionali, lo scenario fa emergere la necessità di sostenere l’empowerment – economico e culturale – delle donne e di migliorare l’accesso al lavoro e le possibilità in termini di occupabilità, retribuzione, carriera.

mario draghi, empowerment femminile, G20, Santa Margherita Ligure, Elena Bonetti


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Federica Biffi

Laureata magistrale in Comunicazione, Informazione, editoria, classe di laurea in Informazione e sistemi editoriali, Federica Biffi ha seguito corsi di storytelling, scrittura, narrazione. È appassionata di cinema e si interessa a tematiche riguardanti la sostenibilità, l'uguaglianza, l'inclusion e la diversity, anche in ambito digital e social, contribuendo a contenuti in siti web. Ha lavorato nell'ambito della comunicazione e collabora con la casa editrice ESTE come editor e redattrice.

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