L’eredità della pandemia è l’Home working calmierato

La maggior parte dei lavoratori vuole dividere il proprio tempo tra l’abitazione e il posto di lavoro.

La scelta a favore del lavoro da casa sembra ormai destinata a diventare un trend di lungo periodo. Anche una volta cessato lo stato di emergenza (in Italia è stato da poco prolungato fino al 31 gennaio 2020), la maggior parte dei datori di lavoro e dei dipendenti non hanno intenzione di tornare allo schema tradizionale, con uffici pieni cinque giorni su cinque.

Il British Council for Offices ha analizzato gli orientamenti di 2mila lavoratori di ogni livello, dagli executive ai tirocinanti, riscontrando la comune volontà per il futuro di dividere il proprio tempo tra l’abitazione e il posto di lavoro, scegliendo un approccio misto tra ufficio e Home working. Il 62% dei senior executive e il 58% dei lavoratori di base preferiscono, infatti, alternare la propria presenza in ufficio all’operatività a distanza.

Prima del dietrofront del Governo inglese rispetto all’iniziale politica di incoraggiamento al rientro sul luogo di lavoro, deciso in considerazione della nuova crescita dei contagi da Coronavirus, il 46% dei lavoratori aveva risposto alla survey del British Council for Offices precisando di voler dividere il proprio tempo tra casa e ufficio nei successivi sei mesi. Soltanto il 30% stava considerando di rientrare al lavoro cinque giorni su cinque e appena il 15% intendeva continuare a operare soltanto da remoto.

Prima dell’entrata in vigore delle ultime misure restrittive, i lavoratori inglesi che avevano trascorso del tempo in ufficio a partire dall’inizio di agosto 2020 erano circa il 64%. Sette lavoratori su 10 si dicono convinti che il posto di lavoro resti importante per imparare e sviluppare connessioni. Due terzi di loro sostengono che la propria carriera sia stata agevolata dalle relazioni nate in ufficio. Gli impiegati più giovani, che spesso in questi mesi hanno lavorato da appartamenti condivisi e confusionari, avvertono la mancanza dell’accompagnamento e della guida dei colleghi più esperti.

Fonte: The Guardian

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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

Albanese

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