L’etica finanziaria taglia lo stakeholder più debole
Immaginiamo la Comunicazione interna ed esterna, e magari qualche agenzia pubblicitaria al lavoro, perché, si sa, sono queste le cose cui una grande banca non rinuncia: titoli accuratamente studiati, ovviamente in inglese (Transform 2019, Team 23).
Belle presentazioni colorate. Si legge in quella di Transform 2019: “Etica e rispetto: due valori che ci uniscono e sono alla base della nostra cultura di Gruppo, delle nostre decisioni e di come le traduciamo in azioni. Fai la cosa giusta!”.
Qual è la cosa giusta? Ricordare in questi giorni al mondo intero – e già che ci siamo a chi lavora nella banca – che, in base a questo etico piano, ci sono “eccedenze di capacità produttiva” ancora da smaltire. Si tratta di 500 lavoratori, che sono “eccedenze” da smaltire. Contestualmente la banca ha annunciato 5.500 “nuove eccedenze” legate al piano Team23.
Lo stesso piano, tuttavia, punta alla remunerazione dei soci, perché, come scrivono i beninformati, aumenta – fino al 50% nel 2023 – la quota di capitale distribuito rispetto all’utile, arrivando a un totale di 8 miliardi tra dividendi cash (6 miliardi) e riacquisti di azioni (2 miliardi).
Dunque, etica per chi? Banca per chi? Gli stakeholder – si afferma sempre – vantano tutti diritti che meritano uguale rispetto. Ma si vede che di fatto non sono tutti uguali. Uno degli stakeholder, i lavoratori della banca stessa, è prossimo al licenziamento. Gli interessi degli investitori e della comunità finanziaria vengono sempre prima.
Articolo a cura di
GuastafEste
stakeholder, banca, finanza, etica finanziaria