L’Europa si rimette al lavoro
La disoccupazione nell’Eurozona è ai minimi storici e, a differenza del Regno Unito o degli Stati Uniti, non deriva da persone che si sono ritirate dal mercato del lavoro.
Come riporta il quotidiano francese Le Monde, il tasso di disoccupazione nella zona Euro era del 6,5% nel novembre 2022, il più basso della sua storia. In Italia in quello stesso mese il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 7,8% (dati Istat). In Francia era del 7%, secondo Eurostat, l’Istituto statistico europeo. Bisogna tornare indietro di quarant’anni, al 1983, per trovare un dato migliore. Certo, la situazione rimane eterogenea. La Spagna, che è stata particolarmente colpita durante la crisi della zona Euro un decennio fa, ha ancora una disoccupazione al 12,4%. La Grecia rimane all’11,4%. Ma la tendenza è ovunque al miglioramento e buona parte del Vecchio Continente è ormai vicina alla piena occupazione: i disoccupati sono il 3% in Germania e Polonia, 3,6% nei Paesi Bassi, 4,4% in Irlanda, 2,7 in Repubblica Ceca…
In UK e USA il problema è il tasso di partecipazione al lavoro
Negli Stati Uniti e nel Regno Unito il tasso di disoccupazione è rispettivamente del 3,5% e del 3,7%, di nuovo vicino ai minimi storici. Ma questi due Paesi nascondono fenomeni più preoccupanti: il loro tasso di partecipazione al mercato del lavoro non è tornato ai livelli precedenti la pandemia di Covid-19.
Molti lavoratori hanno preferito gettare la spugna e lasciare il mondo del lavoro. Più che di Grandi dimissioni, negli Stati Uniti alcuni economisti parlano di “grande rassegnazione”. Si tratta infatti essenzialmente di persone che hanno scelto di andare in pensione prima del previsto, o di giovani che hanno scelto di tornare gli studi. Nel Regno Unito, il tasso di disoccupazione è sceso al minimo storico, assestandosi al 3,5%: il più basso degli ultimi 50 anni nei tre mesi che vanno da giugno ad agosto 2022 secondo i dati dell’ultima analisi dell’Office for National Statistics (ONS), l’Istituto di statistica nazionale UK, che sottolinea come nonostante il programma di sussidi per contrastare l’emergenza pandemica sia terminato, il mercato del lavoro nel Regno viva un periodo di ripresa dopo le difficoltà legate al Covid 19. Infatti i salari settimanali sono tornati a crescere.
Allo stesso tempo i posti di lavoro disponibili hanno raggiunto un nuovo record: oltre 1,2 milioni tra settembre e novembre. Su questo ha influito l’effetto combinato della Brexit e delle restrizioni previste per l’ingresso nel Paese durante la pandemia. Da un lato la normativa per l’uscita dell’Unione europea ha posto limiti per gli stranieri che vogliono lavorare nel Regno Unito. Dall’altro la paura di non potersi più spostare causa Covid ha indotto diversi lavoratori a fare ritorno nel proprio Stato di origine. Il risultato è la concreta difficoltà per le aziende di trovare manodopera.
Giornalista professionista, Cecilia Cantadore ama raccontare storie di persone e imprese. Dopo la laurea magistrale in Culture e Linguaggi per la Comunicazione all’Università degli Studi di Milano è entrata nel mondo dell’editoria B2B e della stampa tecnica e professionale lavorando per riviste specializzate. Scrive di cultura aziendale, tecnologia, business e innovazione, declinando questi macro temi per le diverse testate cartacee e online con cui collabora come freelance. Dedica il suo tempo libero alla musica, ai viaggi e alle camminate in montagna.
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