L’indigestione digitale e l’occasione persa per riflettere
Credo molto nell’utilità degli strumenti digital e social: sono una grande utilizzatrice di LinkedIn, un po’ meno di Facebook e Twitter, pochissimo di Instagram (solo perché costretta dai miei figli!). Ho aperto la prima community social su LinkedIn nel lontano 2009 per una piccola società di servizi e da lì ho iniziato il mio percorso nel Digital Marketing fino a oggi.
Nei miei 25 anni di esperienza nel Marketing B2B, sono passata da strumenti di comunicazione, oggi decisamente superati, come per esempio il direct mailing con Posta Target – francobollo e ufficio postale – per arrivare alle piattaforme di marketing automation e di content intelligence che ritengo fantastiche ed efficaci. Oggi, quasi esasperata da tutta questa emorragia di contenuti digitali, sono però arrivata a una banalissima conclusione: c’è una misura in tutte le cose.
Troppi contenuti digitali a scapito della qualità
Durante questi due mesi di lockdown abbiamo assistito a un’erogazione di contenuti digitali indiscriminata e incontenibile, in una sorta di corsa compulsiva e incontrollata alla pubblicazione di qualsiasi cosa. Non parliamo poi del pieno di webinar e video proposti sui temi più disparati! È probabile che ci siamo fatti prendere troppo la mano, innescando un meccanismo perverso del ‘chi più ne ha, più ne metta’ .
Ma, in questi casi, il rischio è quello di sacrificare pesantemente la qualità: con l’idea di dover esserci a tutti costi e di dover per forza dire la nostra, spesso siamo scaduti in luoghi comuni, in frasi fatte, in contenuti triti e ritriti e di scarso interesse.
Questi due mesi che ci stiamo lasciando alle spalle – con le ossa inevitabilmente rotte e un percorso davanti a noi tutto in salita – avrebbero potuto rappresentare per tutti noi il periodo ‘del silenzio e della riflessione’. Magari pensando seriamente di rivedere completamente i nostri modelli di business, le nostre strategie – spesso miopi – e i nostri obiettivi, il nostro modo di lavorare, cercando di studiare davvero e concretamente un nuovo modo per far girare l’economia e produrre benessere per tutti, senza farci prendere dall’ansia dei profitti immediati.
Avremmo potuto dare più valore alle parole, meditandole, misurandole, centellinandole, magari dando più spazio ai nostri pensieri in silenzio per trovare il coraggio di gettare il cuore oltre l’ostacolo.