L’industria per la Società 5.0
Dopo la Seconda Guerra mondiale, al centro del mercato c’erano le imprese, con i clienti che giravano attorno a esse. Da circa 20 anni, la situazione si è capovolta: oggi sono i consumatori a essere al centro e le aziende devono adattarsi al nuovo scenario. Negli ultimi 10 anni sono stati numerosi i cambiamenti epocali che hanno cambiato la nostra percezione del mondo e di conseguenza i modelli capitalisti e post capitalisti hanno mostrato i loro limiti all’interno di una società caratterizzata dalla crisi permanente (crisi finanziarie, sanitarie, geopolitiche…).
È in questo contesto che si è sviluppata la Quarta Rivoluzione industriale, caratterizzata da una velocità esponenziale e dirompente dovuta alla pervasività delle nuove tecnologie applicate al potenziamento della produttività. L’impatto di questa rivoluzione è già noto e visibile nella produzione, ma non deve esaurire i suoi benefici nella fabbrica, perché può generare un cambiamento inesorabile dell’intera società e dell’umanità.
Una prima decisiva spinta alla diffusione delle tecnologie 4.0 è stata l’introduzione di vari piani industriali 4.0 (il primo è il ben noto Industrie 4.0 della Germania). In Italia il Piano Industria 4.0 è datato 2016, ma dopo anni di applicazione – con effetti positivi sull’economia – ha iniziato a mostrare alcune limitazioni, condivise con le altre iniziative 4.0. Da qui è nata la riflessione per le ridefinizione del modello economico che ha condotto all’introduzione dei concetti di Società e Industria 5.0.
La Società 5.0 si riferisce al progetto giapponese che mira alla digitalizzazione di tutta la società, non solo di alcuni settori economici, per migliorare la qualità della vita delle persone: alla base dell’iniziativa c’è l’idea di bilanciare il progresso economico con la risoluzione dei problemi sociali (per esempio l’invecchiamento della popolazione e il consumo sostenibile delle risorse), definendo un ecosistema capace di integrare il cyberspazio e lo spazio fisico reale.