Lo Stato è anti-impresa e offre solo aiuti teorici
Uno Stato “anti-impresa”, che considera il motore produttivo del Paese “un nemico da combattere”, quando non addirittura “da abbattere”. È un attacco duro, rivolto alle misure messe in campo dal Governo per la fase 2, quello di Anna Danieli, Presidente di Confindustria Udine.
Intervenendo a Fabbrica e futuro? – Prime idee sulla rinascita della Manifattura italiana, l’evento promosso dalla casa editrice ESTE e nato all’interno della piattaforma FabbricaFuturo, Danieli si è fatta interprete della insoddisfazione manifestata da tante imprese, piccole e grandi, di fronte ai provvedimenti che dovrebbero traghettare il Paese verso l’uscita dall’emergenza e la ripresa delle attività produttive.
Ripartire tardi, però, secondo Danieli, potrebbe significare non ripartire affatto. Rimandare la fine del lockdown al mese di maggio metterebbe circa il 10% delle aziende a rischio chiusura. “L’impressione è che nel Governo non ci sia consapevolezza del fatto che stiamo rischiando la desertificazione del tessuto imprenditoriale”, ha detto la Presidente di Confindustria Udine. Danieli contesta la scelta di agire in maniera sequenziale, occupandosi prima dell’emergenza sanitaria e solo in un secondo momento di quella economica. “Non possiamo permettercelo”, ha spiegato. “Dobbiamo agire in parallelo, perché le quote di mercato perse non saranno recuperate: nessuno starà ad aspettare il Friuli Venezia Giulia, nessuno starà ad aspettare l’Italia”.
Nell’intervento del numero uno di Confindustria Udine c’è anche la volontà di rivendicare la capacità delle imprese friulane di adeguarsi con velocità alle necessità imposte dalla pandemia. “Il Friuli è stato pesantemente colpito dal blocco perché costituito da imprese votate all’export e inserite in filiere estere, come quella tedesca dell’Automotive. Sono imprese per natura flessibili: per noi adottare le dovute procedure di sicurezza rappresenta solo un passaggio in più che stiamo già vivendo”.
Il piano di aiuti messo in campo dal Governo, secondo Danieli, è solo “teorico”. “La Cassa integrazione ha una durata limitata nel tempo, la pandemia per il momento no. Restando chiuse a lungo con una ripresa incerta, molte aziende sperimenteranno un calo degli ordini e una forza lavoro sovradimensionata, ma i prestiti bancari e la CIG sono condizionati al mantenimento della forza lavoro. Sono paletti importanti che peseranno in maniera decisiva sulla sopravvivenza delle imprese”.