L’occasione della Space economy
Per capire la portata dei dati legati allo Spazio, Roberto Muscinelli, Responsabile Space Business di Bip ha usato una metafora: “Bisogna immaginare una colonna di fogli A4 impilati tra loro e alta 40mila chilometri, ciò che corrisponde a tre volte e un pezzetto il raggio della Terra”. Si è aperta così la quinta edizione di Il Verde e il blu Festival che si è tenuto a Roma a inizio ottobre. I temi dei vari panel sono state le ricadute che hanno sulla vita delle persone le nuove tecnologie.
La Space economy, ovvero il comparto che riunisce prodotti e servizi che nascono dall’ambito spaziale, rientra tra quelle attenzionate. Ma la sua magnitudine è tale – del resto si parla di Spazio – che si fatica a comprenderla. Si è abituati alle misurazioni informatiche in giga o mega, mentre quella appena definita è la grandezza del cosiddetto petabyte.
Copernicus, ovvero il programma di osservazione della Terra da parte dell’Unione europea, produce ogni anno dai 4,4 ai 7,7 petabyte (e questo è solo un set di dati). Impossibile concepire quanti possano essercene prendendo in considerazione tutte le costellazioni, tutte le informazioni di navigazione e tutto ciò che è in mano a enti pubblici sotto forme di varia natura. Emilio Cozzi, giornalista e moderatore dell’evento, ha sintetizzato così: “Sopra di noi c’è uno scrigno fondamentale per la vita”.
Le applicazioni per la vita quotidiana
Le previsioni meteo sono pane quotidiano, eppure non si pensa mai che derivino proprio dalla conoscenza dello Spazio. Così come la geolocalizzazione, il traffico aereo, il tracking delle spedizioni. Insomma, tutto quello che è presente nei cellulari di ognuno: “Per non parlare del timing delle transazioni finanziarie, il cui ritmo si basa su dati spaziali”, ha ricordato Pierluigi Mancini, Navisp Program Manager dell’Agenzia spaziale europea (Esa). “È stato calcolato che senza la sincronizzazione di banche date e cellule dei telefoni per un giorno si perderebbe un miliardo”.
Poi c’è lo sviluppo di infrastrutture come quelle che consentono ai cittadini che viaggiano in treno di ricevere informazioni sui propri dispositivi: “Serve una combinazione tra mezzi satellitari e terrestri anche se poi ai cittadini non cambia nulla”. Ma la Space economy trova applicazione anche nella rilevazione del cancro al seno, che grazie alla precisione delle misurazioni permette di vedere calcificazioni molto più piccole. È il cosiddetto downstream della Space economy e include tutte le applicazioni che sono sviluppate partendo dai dati raccolti dai dispositivi in orbita. Dentro ci sono anche il monitoraggio dei terremoti o la previsione degli allagamenti.
Ma gli investimenti sono soprattutto nelle geolocalizzazioni e nel timing, che rappresentano il 65% del comparto e offrono un ritorno economico. “Ormai sui tetti si vedono sempre meno antenne grazie ai sistemi satellitari e alle geolocalizzazioni”, ha ribadito Mancini. Nel frattempo sono stati messi in orbita un centinaio di nanosatelliti che osservano tutto il globo una volta al giorno ovunque, ma quello prodotto dall’osservazione della Terra è un mercato ancora immaturo.
Una leva per lo sviluppo dell’Italia
Attenzione, però, perché il dato non equivale all’informazione. “Serve un passaggio ulteriore: il dato va processato prima di diventare informazione, e solo dopo si trasformerà in conoscenza utile, grazie agli esperti che lo decifrano”, ha puntualizzato Muscinelli. Si aprono così scenari tutti da sfruttare, e per lo più finora inesplorati. Basti pensare – si evince dal dibattito – che l’80% dei dati prodotti da Copernicus non è utilizzato: “C’è tutto un patrimonio informativo per le aziende”. Si può ottenere di tutto, passando da un’immagine accurata grazie alla tecnologia radar a infrarossi fino alla certificazione di una determinata posizione su una mappa. Una ricchezza che va utilizzata con cognizione di causa, perché bisogna imparare a fare uso dei dati.
I numeri complessivi della Space economy parlano per il 2023 di un valore pari a 200 miliardi di euro, che nel prossimo decennio aumenteranno fino al doppio, come ha assicurato Mancini. Per l’Italia la stima è di circa 17 miliardi di euro, con un coinvolgimento di circa 230mila addetti ai lavori. Dal Governo sono arrivati fondi pari a 7,3 miliardi di euro tra Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), fondi nazionali e fondi attribuiti all’Esa e all’Agenzia spaziale italiana, da qui al 2026. “Servono però più investimenti nelle infrastrutture e per dare possibilità di generare business”, è stato il monito di Mancini. L’Italia si sta anche dotando di una legge: a giugno 2024 è stata approvato un Ddl che introduce disposizioni in materia di economia dello Spazio per regolamentare un settore che, nei piani dell’Esecutivo, dovrà essere un pilastro per lo sviluppo del Paese.
Giornalista professionista, classe 1981, di Roma. Fin da piccola ha avuto il pallino del giornalismo. Raccontare i fatti che accadevano, quale mestiere poteva essere più bello di così? Laureata in Giurisprudenza alla Sapienza nel 2006 con un Erasmus a Madrid. Nel 2009 ha conseguito il master in Editoria, giornalismo e management culturale, di nuovo alla Sapienza. Nel mentre gli stage (Associated Press, Agi e Adnkronos) e i primi articoli per i giornali, quasi sempre online. All’inizio si è occupata di cultura e spettacoli, con il tempo è passata a temi economici, soprattutto legati al mondo del lavoro. Che è il settore di cui si occupa principalmente anche oggi.
Big data, analisi dati, Aerospace