Ma quale Presidente?
Un’associazione o un’istituzione si qualificano attraverso la propria storia, e cioè attraverso le figure che ne sono state al vertice. La gloriosa storia costituisce la fonte del peso politico presente. Il prestigio di Confindustria, per esempio, è affidato ai nomi di Giovanni Battista Pirelli, Alberto Pirelli, Volpi di Misurata, e poi nel Secondo Dopoguerra l’armatore Angelo Costa, e, in anni difficili, Gianni Agnelli.
Nella carica, in anni in cui esisteva ancora in Italia una grande industria e un fecondo ceto imprenditoriale, all’Avvocato seguono Guido Carli, Vittorio Merloni e Luigi Lucchini. La decadenza degli imprenditori e la caduta di prestigio e di autorevolezza dell’organo rappresentativo degli imprenditori sono plasticamente rappresentate dall’abissale distanza tra Agnelli e Carlo Bonomi.
L’attuale Presidente di Confindustria non è né un grande né un piccolo imprenditore, per come tradizionalmente siamo abituati a conoscerli. E non è chiaro chi rappresenti. Possiamo intendere la sua ascesa ai vertici come segno di disinteresse degli imprenditori stessi per l’associazione, il cui apparato si trova quindi costretto a cercare la propria sopravvivenza eleggendo un proprio membro. Si potrà dire tutto il male possibile della Cgil. Ma nessuno può dire che Maurizio Landini non rappresenti nessuno.
La scelta (limitata) tra i candidati possibili
È storia nota che nelle imprese di grande tradizione familiare, il capofamiglia proponga ai figli un terreno sul quale costruire il proprio futuro. Una tipica scelta consiste nel destinare un figlio al vertice dell’azienda e un figlio alla carriera in Confindustria. Varie narrazioni circolano sui criteri di questa scelta: chi dice che si preferisce mandare il più dotato nell’associazione degli industriali a presidiare gli spazi politici di azione imprenditoriale e chi dice, invece, che si pone gran cura nel destinarlo al futuro governo dell’impresa, con la conseguente destinazione dell’altro figlio verso Confindustria come mezzo per eliminare una dannosa competizione interna.
Al momento, a quanto sembra, i candidati al vertice dell’associazione latitano. E quando si giunge al dunque, al momento di scegliere il nuovo Presidente, si sceglie il candidato tra chi che c’è. Oggi, così, ci dobbiamo contentare di chi presiede il Consiglio di amministrazione di una società che opera nel settore della strumentazione e dei consumabili per neurologia, e delle aziende manifatturiere da essa controllate.
Chi rappresenta gli imprenditori italiani, chi ne porta a valore la storia, la cultura, chi è deputato a trattare con il Governo e con altre associazioni di categoria, chi è offerto al mondo come immagine dell’Italia che produce e che offre servizi, innova, crea valore e offre posti di lavoro, e un po’ – forse – anche chi vive all’interno dell’organizzazione si interroga su tutto questo.
Gli uffici comunicazione sono attenti ad alcune azioni di diffusione delle notizie istituzionali. Una di queste è la pubblicazione di voci dedicate alle proprie figure chiave su Wikipedia. In un modo ormai globalizzato fa testo, ovviamente, la versione inglese. La voce “Carlo Bonomi” non si trova in Wikipedia in inglese, in francese, in tedesco. È presente, oltre che in Wikipedia in italiano, solo… in Wikipedia in lengua lombarda.
Articolo a cura di
GuastafEste
carlo bonomi, confindustria, decadenza imprenditori