Madri lavoratrici a rischio burnout nello Smart working forzato
Da quando l’home schooling, la chiusura delle aziende e il lavoro da casa sono la norma, le madri lavoratrici sono diventate una delle categorie più colpite dagli effetti sociali della pandemia da coronavirus.
Impact of Covid-19 on Corporate Mothers è il titolo dello studio realizzato da Aneuvia, società di gestione degli investimenti impegnata nella promozione della diversity e dell’inclusione, che ha coinvolto più di 150 donne Usa che lavorano e hanno uno o più figli di età inferiore ai 18 anni.
Dall’indagine è emersa una crescita significativi delle responsabilità di cura a carico delle donne, che sono passate dal 5% al 62%. Il compito di accudire i bambini grava ormai quasi interamente sulle madri, considerata anche la possibilità sempre più rara di ricorrere alle baby sitter in un periodo di distanziamento sociale: la disponibilità del servizio, secondo l’indagine, è scesa dal 94% al 29%.
E non c’è solo la cura dei figli. Il 15% delle donne che lavorano si occupa anche dei propri genitori, cercando di destreggiarsi tra il lavoro, i bambini e l’assistenza ai più anziani della famiglia. Responsabilità che sembrano sempre meno condivise: appena il 9% delle intervistate dichiara di condividere con il proprio partner le ore dedicate a prendersi cura dei bambini. In un tempo di incertezza sanitaria, economica e sociale, le madri lavoratrici sono quindi le più a rischio burnout. Lo dimostrano i dati sulle preoccupazioni condivise dalle donne: le ansie maggiori hanno a oggetto i bisogni dei propri figli (49%), le richieste di lavorare da casa (48%) e la perdita di reddito (19%).
Lo studio non ha solo l’obiettivo di accendere i riflettori sulla condizione delle madri lavoratrici, ma anche di proporre al management aziendale soluzioni immediatamente azionabili per sostenere la diversità tra la forza lavoro anche in questi tempi turbolenti: aumentare la flessibilità delle ore di lavoro, adeguare le aspettative con timeline definite, ridurre le riunioni.
“Il mondo sta osservando come i datori di lavoro trattano il personale in questo periodo difficile”, ha detto Janelle Metzger, Co-Founder e CEO di Aneuvia. “I dirigenti hanno l’opportunità di creare un sistema di supporto e di fornire assistenza continua per aiutare a conservare e accrescere la presenza delle donne sui luoghi di lavoro”.
Fonte: PR Newswire
Articolo a cura di
Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
diversity, coronavirus, burnout, madri lavoratrici