Mettere al bando la cultura tossica in azienda
Un lavoratore americano su cinque ha lasciato la sua occupazione a causa di una cultura tossica sul posto di lavoro. Dall’altra parte dell’Atlantico, nel Regno Unito, il 64% dei dipendenti ha affermato che l’esperienza di comportamenti problematici sul lavoro ha influito negativamente sulla propria salute mentale. È la BBC a riportare i dati, sottolineando contestualmente quanto sia comune che la tossicità non sia segnalata e non sia controllata in molti luoghi di lavoro, non solo di grandi dimensioni. Si tende a pensare che atteggiamenti di questo tipo si riscontrino spesso nelle aziende multinazionali, in cui la concorrenza è feroce, eppure alcuni lavoratori riferiscono che la stessa cultura dannosa può essere trovata altrettanto facilmente in realtà più piccole e persino in quelle meno gerarchiche.
Considerando che le grandi organizzazioni dispongono di sistemi per affrontare il problema, come la richiesta di intervento da parte delle Risorse Umane e la possibilità di mettere in atto iniziative volte ad agire su comportamenti che si rifanno alla stessa matrice del bullismo, per molte aziende più piccole magari di settori generalmente considerati più informali o più democratici, la tossicità può ancora essere un evento quotidiano. Perfino nel settore no profit, le culture aziendali dannose hanno ampio spazio per prosperare. Secondo Janine Yancey, fondatrice e CEO di Emtrain – società di eLearning e analytics che ha raccolto 20 milioni circa di risposte sui comportamenti sul posto di lavoro – quando le aziende più piccole sono a corto di personale il lavoro per ridurre i comportamenti tossici tende a cadere in fondo all’elenco delle priorità. È sempre Yancey a sottolineare come questo tipo di tossicità non sia raro nelle aziende in cui manager e lavoratori sono sovraccarichi di attività da svolgere.
Il primo passo è riconoscere il problema
Sebbene non esista una definizione chiara e coerente di ciò che rende un luogo di lavoro tossico, ci sono alcuni elementi a cui prestare attenzione. “Si tratta di un contesto in cui i comportamenti lesivi sono quasi normalizzati”, ha spiegato alla BBC Thomas Roulet, Docente di Teoria Organizzativa presso la Judge Business School dell’Università di Cambridge. Inoltre ci sono indicatori comuni che rendono qualsiasi azienda più o meno esposta a sviluppare atteggiamenti malsani. Come ha riferito Yancey saranno le risorse che un’azienda possiede per gestire questi segnali tossici che alla fine determineranno i risultati. In generale, le organizzazioni in cui i leader comprendono le implicazioni del loro potere e dove ci sono rilevanti norme di comportamento, tendono a essere le meno tossiche. Quando, insomma, è riconosciuta l’esistenza del tema e delle sue implicazioni, come in ogni contesto, affrontare i problemi diventa più semplice.
Sebbene sia ancora comune per i luoghi di lavoro farla franca con comportamenti tossici, negli ultimi anni sono emersi diversi casi di alto profilo di cultura aziendale nociva che potrebbero potenzialmente aprire la strada a una migliore cultura del posto di lavoro. Per esempio, a novembre 2021, i dipendenti della società di videogiochi Activision Blizzard hanno organizzato uno sciopero dopo aver riferito che l’Amministratore Delegato Bobby Kotick era da tempo a conoscenza di accuse di molestie. Lo Stato della California ha recentemente citato in giudizio l’azienda dopo che i dipendenti si sono lamentati di una cultura cosiddetta ‘fratboy’ che include disparità nelle retribuzioni, promozioni viziate e molestie sessuali diffuse. Solo pochi mesi prima, l’Amministratore Delegato della catena di birrifici e pub scozzesi Brewdog è stato costretto a rispondere a una lettera aperta che accusava l’organizzazione di atteggiamenti tossici e di accogliere una cultura della paura.
“La generazione più giovane della nostra forza lavoro è stata educata a dire la verità anche davanti al potere e a esprimersi per affrontare problemi ed errori”, ha commentato Yancey, intravedendo in questo un barlume di speranza. “Quella caratteristica generazionale, in combinazione con il potere dei social media, che consente alle persone di condividere messaggi su larga scala, è un nuovo quadro di responsabilità che non esisteva nemmeno pochi anni fa. Ora esiste e diventerà ancora più forte con il ritiro dei Boomer e della Generazione X”.
Con i luoghi di lavoro tossici che iniziano a essere additati e la Great Resignation in corso (l’ormai noto fenomeno delle grandi dimissioni iniziato negli Usa, ma che interessa vari Paesi occidentali), le aziende stanno affrontando più pressioni che mai per assicurarsi che i loro ambenti siano inclusivi e attraenti per il personale attuale e potenziale. Le imprese potrebbero dover dare priorità allo sradicamento delle culture dannose o rischiare di essere prese di mira.
Fonte: BBC
Laureata in Filosofia, Erica Manniello è giornalista professionista dal 2016, dopo aver svolto il praticantato giornalistico presso la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli. Ha lavorato come Responsabile Comunicazione e come giornalista freelance collaborando con testate come Internazionale, Redattore Sociale, Rockol, Grazia e Rolling Stone Italia, alternando l’interesse per la musica a quello per il sociale. Le fanno battere il cuore i lunghi viaggi in macchina, i concerti sotto palco, i quartieri dimenticati e la pizza con il gorgonzola.
Cultura tossica, Activision Blizzard, Brewdog, Janine Yancey