Modernizzare l’infrastruttura IT per aprirsi al mondo dei servizi

Innovazione non solo per ottimizzare i processi in atto, ma anche per trovare nuove opportunità. È questa la strada che sta percorrendo un numero crescente di medie e grandi imprese italiane, chiamate ad accelerare sul campo della trasformazione digitale. Insidiate nelle loro posizioni di mercato dalle nuove compagnie digital first, anche le imprese più tradizionali si stanno attrezzando per offrire servizi aggiuntivi e trovare nuovi clienti, per ottimizzare i costi e migliorare il time to market. In sintesi: per crescere più di prima.

Guarda con interesse a questo segmento di mercato Red Hat, tra i principali fornitore di soluzioni open source enterprise. Con oltre 17mila persone e 105 uffici in più di 40 Paesi, punto di riferimento per le aziende di Fortune 500 e primo distributore delle tecnologie Linux in ambito enterprise, Red Hat è oggi uno dei maggiori contributori dell’open source community e punta a costruire nuovi software che possano andare incontro alle esigenze delle imprese. “Il nostro lavoro non è vendere con l’obiettivo di fare lock in del cliente, ma contribuire alla cosiddetta Digital trasformation”, ha detto Fabio Grassini, Senior Sales Manager di Red Hat. “In Italia l’interesse sta aumentando in maniera significativa anche in realtà diverse dai grandi gruppi bancari o dalle grandi Pubbliche amministrazioni. L’obiettivo è costruire prodotti enterprise che possano essere utilizzati per crescere sulla strada della trasformazione digitale all’interno dei diversi mercati”.

È la scelta che ha fatto DAB Pumps, azienda manifatturiera che opera nel settore della movimentazione e la gestione dell’acqua. Con sei siti produttivi e 14 filiali in tutto il mondo, produce 2,5 milioni di pezzi all’anno in America, Asia, Australia e Africa, ma il core business è ancora l’Europa. La sede centrale si trova a Mestrino, in provincia di Padova. Pur se parte di un gruppo internazionale, in Italia DAB Pumps è autonoma da un punto di vista tecnologico, circostanza che dà all’azienda la possibilità di sperimentare e scoprire nuove opportunità per differenziarsi sul mercato. “Siamo un’azienda metalmeccanica che crea un prodotto dalla varietà più ampia possibile – si va dal residential and commercial building service all’agriculture and irrigation, fino ai circolatori per caldaie – ma che vuole anche evolvere in un’ottica di servizio. E quest’ultimo dev’essere gestito sotto il profilo IT”, ha commentato Stefano Dalla Grana, Head of IT di DAB Pumps.

Integrazione e riduzione del time to market

La ricerca di DAB Pumps si è concentrata su soluzioni flessibili, on demand, sicure e resilienti. E soprattutto che potessero aprirsi al cliente, offrendo microservizi sulla base delle sue necessità, e che si integrassero con gli applicativi già in uso. Un’impresa come questa vive, infatti, di ERP e Business Intelligence: il primo per gestire tutto ciò che si trova dentro l’azienda; la seconda per intercettare i cambiamenti del mercato. Era, quindi, fondamentale rendere possibile il dialogo tra applicativi di vario genere, spesso datati e non sempre d’avanguardia. “La scelta è ricaduta su Red Hat Single-Sign-on perché con l’identità digitale consente di migliorare l’esperienza utente e di costruire un layer unico di autenticazione per il mondo service”, ha spiegato Luciano Di Leonardo, Web & App Architecture Officer di DAB Pumps.

Il team IT di DAB Pumps ha utilizzato le tecnologie di integrazione di Red Hat per accelerare l’accesso ai dati per i propri sistemi critici, quali Product lifecycle management (PLM), Customer relationship management (CRM) e Business intelligence. A completare il parco integrazioni e segnare il passaggio al cloud, è anche Red Hat OpenShift. “La nostra strategia opera su tre elementi: completezza, apertura e flessibilità”, ha chiarito Grassini. Tre i pillar di riferimento: il cloud native development, ovvero il framework per lo sviluppo di applicazioni moderne e native per il mondo cloud, che possano sfruttare nuovi paradigmi (AI, ML, IoT e Edge); l’hybrid cloud, ovvero la costruzione di infrastrutture cloud ibride e aperte che permettano di sfruttare qualsiasi risorsa computazionale e di gestire applicazioni con qualsiasi device; infine, management e automazione, per abbattere i costi legati ad attività ripetitive e a basso valore aggiunto.

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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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