Molestie e discriminazioni di genere, i luoghi di lavoro non sono inclusivi

Circa il 70% delle donne ha dichiarato di essere stata vittima di molestie (che includono complimenti, allusioni e osservazioni sul proprio corpo) sul posto di lavoro. I dati della survey 2024 Lavoro, equità, inclusione (Lei), intitolata Ti tocca e condotta dalla Fondazione Libellula per esplorare la violenza di genere e le discriminazioni nel mondo del lavoro in Italia, disegnano una realtà allarmante. Il 40% ha subito contatti fisici indesiderati (registrando un aumento del 81% rispetto al 2022), mentre il 27% ha segnalato comportamenti sessuali non graditi.

I dati relativi alle donne in posizioni manageriali sono ancor più preoccupanti, con aumenti significativi rispetto alla media. Per esempio, il 77% delle manager e il 75% delle dirigenti ha dichiarato di aver ricevuto commenti sul proprio corpo che le hanno messe a disagio. Il 79% delle dirigenti e il 76% delle manager ha riportato battute sessiste o volgari. La percentuale di contatti fisici indesiderati aumenta al 47% per le dirigenti e al 54% per le imprenditrici. Inoltre, il 43% delle donne coinvolte ha subito avances esplicite indesiderate, con percentuali del 64% per le imprenditrici e del 54% per le dirigenti.

“Questi dati evidenziano una situazione preoccupante e inaccettabile all’interno delle aziende italiane, sottolineando la necessità di una seria riflessione. Il luogo di lavoro rappresenta il contesto principale della vita quotidiana, dove le persone si incontrano e interagiscono in modo più profondo e continuo nel tempo. Pertanto, questi episodi impattano in maniera significativa sul benessere di chi li subisce e anche di chi vi assiste”, ha commentato Debora Moretti, Presidente di Fondazione Libellula.

Cambiare le cose è responsabilità di tutti

Le ragioni di un divario negativo nei dati relativi alle donne in posizioni di leadership possono essere attribuite a due ipotesi principali. La prima suggerisce che queste donne siano più consapevoli della situazione, mentre la seconda ipotizza che, occupando ruoli tradizionalmente maschili, possano subire comportamenti che le svantaggiano, le sminuiscono o le oggettificano, relegandole a stereotipi di genere. A confermare quest’ultima ipotesi, il fatto che l’88% delle dirigenti ritiene che gli uomini abbiano un avanzamento professionale più rapido rispetto alle donne.

La persistente discriminazione e molestia sul luogo di lavoro per le donne in posizioni di potere evidenzia un serio problema culturale e strutturale, che pone l’Italia all’ultimo posto in Europa per la parità di genere. Per affrontare questa realtà, è urgente un intervento deciso, promuovendo politiche aziendali rigorose contro la violenza di genere e creando una cultura organizzativa basata sul rispetto e sull’inclusione. Anche le istituzioni, come il Comune di Milano, si schierano a sostegno della causa, sottolineando la necessità di affrontare la questione maschile nel patriarcato e promuovere la libertà femminile senza più attendere. La stessa indagine di Fondazione Libellula richiama all’azione e alla responsabilità di tutti per promuovere un cambiamento culturale.

Fondazione Libellula, survey, discriminazione di genere, Debora Moretti, Flavia Brevi, Diana De Marchi


Martina Midolo

Martina Midolo

Classe 1996, Martina Midolo è giornalista pubblicista e si occupa di social media. Scrive di cronaca locale e, con ESTE, ha potuto approfondire il mondo della cultura d’impresa: nel raccontare di business, welfare e tecnologie punta a far emergere l’aspetto umano e culturale del lavoro.

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