Nell’azienda multiculturale il recruiting coinvolge i top manager
ZTE, corporation nata a Shenzhen in Cina nel 1985, fornisce servizi per le telecomunicazioni con soluzioni innovative. Da 15 anni opera anche nel nostro Paese con la divisione ZTE Italia, e sua caratteristica è la fusione dell’impronta manageriale orientale e delle competenze della casa madre con la managerialità italiana. Anna Maria Testa, Corporate Culture and Talent Management, ha raccontato cosa significhi il recruiting a cavallo tra due culture in occasione dell’evento Cacciatori di storie – Nuovi scenari per l’head hunting: l’intelligenza umana e l’algoritmo alla ricerca del profilo giusto promosso dalla casa editrice ESTE e dalla sua rivista Persone&Conoscenze – il magazine dedicato alla Direzione del Personale – e di cui Parole di Management è stato Media Partner.
“Inizialmente c’erano difficoltà nell’incontro Cina-Italia e c’era il rischio di creare uno choc culturale, soprattutto per noi HR italiani: è complesso gestire le dinamiche interculturali personali e professionali. L’azienda fin dall’inizio ha quindi lavorato sulla riduzione dei tempi di questa fase, con strategie per aumentare l’intelligenza culturale di chi già c’era (dato che sono essenzialmente ambasciatori verso l’esterno) e al momento del recruiting”.
ZTE non ha seguito quindi l’una o l’altra cultura manageriale in senso esclusivo, ma ne ha creato una terza con un processo di recruiting che punta a creare le condizioni giuste, mettendo l’accento sul management e cercando le persone chiave. “Il modello di leadership passa per lo studio della corporate culture e per il coinvolgimento attivo del top management. I criteri sono puntuali e accompagnano tanto la fase di recruiting quanto la navigazione in azienda nei primi tempi”.
Sara Polotti è giornalista pubblicista dal 2016, ma scrive dal 2010, quando durante gli anni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (facoltà di Lettere e Filosofia) recensiva mostre ed eventi artistici per piccole testate online. Negli anni si è dedicata alla critica teatrale e fotografica, arrivando poi a occuparsi di contenuti differenti per riviste online e cartacee. Legge moltissimo, ama le serie tivù ed è fervente sostenitrice dei diritti civili, dell’uguaglianza e della rappresentazione inclusiva, oltre che dell’ecosostenibilità.
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