Niente lavoro senza vaccino

No jab, no job, ovvero “niente iniezione, niente lavoro”. Così in inglese viene sintetizzata la clausola – la cui validità legale è ancora tutta da dimostrare – che consentirebbe al datore di lavoro di richiedere in via contrattuale che i propri dipendenti siano vaccinati contro il Covid-19.

Ad aprire il dibattito nel Regno Unito è stata Pimlico Plumbers, azienda londinese di servizi idraulici, che ha annunciato di essere al lavoro sulla revisione delle clausole contrattuali di assunzione per inserire il requisito della vaccinazione. Il fondatore Charlie Mullins avrebbe dato mandato ai legali della società di rendere obbligatorio il vaccino per i nuovi assunti nell’arco di pochi mesi. L’azienda starebbe anche vagliando le possibilità di modifica dei contratti già in essere, anche se Mullins ha assicurato che nessuno degli oltre 400 dipendenti sarà costretto a vaccinarsi o perderà il lavoro in caso di rifiuto.

Per incoraggiare la diffusione del vaccino, aziende come Pimlico Plumbers – che anche sull’insegna posta sopra la sede londinese celebra gli oltre 100mila interventi Covid-safe effettuati negli ultimi mesi – si dicono pronte a pagare le dosi destinate ai propri dipendenti. Secondo Mullins, nei prossimi mesi aumenterà la disponibilità di vaccini e le aziende private potranno acquistarli per destinarli al personale. Del resto, sostiene il fondatore, anche le compagnie aeree cominceranno a richiedere l’avvenuta vaccinazione anti-Covid quale requisito per salire a bordo, come già avviene con altre profilassi per viaggiare verso Paesi tropicali.

Al momento, nel Regno Unito i cittadini possono ricevere il vaccino soltanto dal Servizio sanitario nazionale, secondo l’ordine di priorità deciso dalle istituzioni sanitarie che privilegia anziani e persone vulnerabili. La scelta di sottoporsi al vaccino resta comunque libera: secondo gli esperti di Diritto del lavoro, i tentativi delle aziende di forzare i propri impiegati a vaccinarsi potrebbe portare ad azioni legali per discriminazione sul posto di lavoro o dimissioni legittime, aprendo potenzialmente a una serie di cospicue richieste di risarcimento.

Fonte: The Guardian

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Giorgia Pacino

Articolo a cura di

Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom - Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE. Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.

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