Creatività

Non c’è successo senza errori

Albert Einstein agli inizi del Novecento. Aretha Franklin negli Anni 60. Steve Jobs negli Anni 2000. Ci sono determinati periodi di tempo in cui scienziati, artisti e inventori sono incredibilmente produttivi. Questo è vero anche per la maggior parte delle persone, che attraversano fasi in cui i successi sembrano piovere dal cielo e fasi in cui si sentono poco capaci e prive d’ispirazione.

Il Docente di Economia della Northwestern University, Illinois, Dashun Wang chiama queste esplosioni di creatività “hot streaks” (letteralmente “strisce calde”), un’espressione solitamente riservata agli sport: “Il 90% delle persone vive una hot streak nella propria carriera. La maggior parte ne ha solo una. Alcune ne hanno due”. Ma come si spiegano questi cluster di creatività e produttività?

Nel 2018 Wang ha condotto uno studio con i ricercatori della Northwestern, dell’Università di Miami, della Pennsylvania State University e della Central European University, a Budapest, tracciando la carriera di oltre 20mila artisti, registi e scienziati. I ricercatori hanno scoperto che quasi tutti avevano avuto periodi di lavoro di grande successo, analizzando per esempio i prezzi delle aste d’arte, le valutazioni dei loro film o le citazioni presenti nelle riviste scientifiche.

La necessità di esplorare le possibili alternative

Detto ciò, trovarne la causa non è stato semplice e Wang e il suo team si sono trovati in diversi vicoli ciechi. “Più abbiamo fatto tentativi e più fallimenti abbiamo incontrato e la presenza delle hot streak sembrava molto casuale”, ha dichiarato il docente. Per quanto riguarda, per esempio, l’età l’analisi di Wang non ha riscontrato nulla di significativo anche se precedenti ricerche sulle curve legate all’espressione del genio avevano collocato tra i 35 e i 40 anni il picco della capacità delle persone di produrre intuizioni da premio Nobel e contributi tecnologici fondamentali. Ci sono altre teorie scartate dal gruppo di lavoro, come quella per cui le serie positive si verificano quando si lavora di più; o quella per cui le serie positive hanno principalmente a che fare con le persone con cui ci si trova a lavorare, avendo maggiore successo quando c’è la possibilità di incontrarsi con le superstar del settore di cui ci si occupa.

Alla fine, però, Wang e gli altri autori della ricerca sono riusciti a pubblicare la loro prima grande teoria sull’origine delle cosiddette strisce calde, riducibile al motto “esplorare, quindi sfruttare”. Nella loro analisi hanno infatti scoperto che artisti e scienziati tendono a sperimentare stili o argomenti diversi prima che inizi il loro ‘momento d’oro’: il periodo di esplorazione è seguito da un periodo di produzione creativa. “I nostri dati mostrano che le persone dovrebbero esplorare il più possibile sul lavoro, deliberare sulla soluzione migliore per le proprie capacità e quindi sfruttare ciò che hanno imparato”, ha commentato Wang. Questa precisa sequenza – esplorazione, seguita dallo sfruttamento di quanto assorbito – è stata l’unica, nella ricerca, a precedere sempre l’inizio di un periodo prolifico.

I girovaghi di oggi sono le superstar di domani

Almeno per quanto riguarda artisti, registi e scienziati, nessuno dei due momenti è utile da solo. Solo quando periodi di tentativi ed errori sono seguiti immediatamente da periodi di deliberata concentrazione, la probabilità di una serie positiva aumenta in modo significativo. La ricerca suggerisce qualcosa di molto promettente: i fallimenti possono essere periodi di crescita, ma solo se capiamo quando sbilanciarci dall’esplorazione verso l’elaborazione di quanto vissuto. L’articolo di Wang e del suo team chiede insomma di considerare la possibilità che molti dei ‘girovaghi’ di oggi siano anche le superstar di domani. I periodi di esplorazione possono essere come l’agricoltura invernale, quando nulla è visibilmente in crescita, ma è all’opera un processo sotterraneo che col tempo darà i suoi frutti.

Nel libro dal titolo Range: why generalists triumph in a specialized world il giornalista David Epstein sosteneva che la specializzazione precoce fosse una strategia perdente per avere successo in un mondo di problemi complessi. Al contrario, ha evidenziato Epstein, le persone raggiungono risultati più lodevoli esplorando una grande varietà di campi e approcci e intrecciando le loro conoscenze per produrre nuove soluzioni. La ricerca di Wang sembra confermare questa affermazione e tenere insieme il paradosso che le serie positive sono effettivamente esempi di specializzazione ma la specializzazione in sé non porta a serie positive.

Wang e i suoi colleghi hanno infine calato i risultati della ricerca anche nel sistema d’istruzione americano, facendo alcune considerazioni. L’istruzione negli Usa spinge alla specializzazione precoce negli sport giovanili, nella musica e in altre attività extrascolastiche che promettono di cresce bambini prodigio. Ma se è vero che i periodi di tentativi ed errori sono cruciali per svolgere al meglio e nel modo più creativo il proprio lavoro questa scelta sta restringendo il potenziale collettivo di molti cittadini americani.

Fonte: Atlantic

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Erica Manniello

Laureata in Filosofia, Erica Manniello è giornalista professionista dal 2016, dopo aver svolto il praticantato giornalistico presso la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli. Ha lavorato come Responsabile Comunicazione e come giornalista freelance collaborando con testate come Internazionale, Redattore Sociale, Rockol, Grazia e Rolling Stone Italia, alternando l’interesse per la musica a quello per il sociale. Le fanno battere il cuore i lunghi viaggi in macchina, i concerti sotto palco, i quartieri dimenticati e la pizza con il gorgonzola.

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