Non di solo Smart working vive l’uomo (e Apple)
Dopo il lockdown, non è detto lo Smart working sia l’unica risposta possibile. Mentre la maggior parte delle tech company americane ha annunciato la volontà di proseguire con il lavoro da casa, almeno fino alla fine del 2020, a sorpresa Apple sta pianificando il ritorno dei dipendenti nei propri uffici.
Il gigante di Cupertino ha in programma di riportare in sede il personale in più fasi, riaprendo anche il campus Apple Park nella Silicon Valley. La prima fase, che include i membri dello staff che non possono lavorare da remoto o che stanno riscontrando difficoltà nel lavorare da casa, è già cominciata in alcune regioni del mondo. Tra la fine di maggio e l’inizio di giugno 2020, la politica di rientro si estenderà a tutti gli uffici maggiori.
A luglio 2020 avrà luogo la seconda fase, che prevede l’ingresso di un numero ancora più elevato di dipendenti in tutti gli uffici di Apple. La timeline è fluida e potrebbe subire delle modifiche, soprattutto in considerazione dell’eventualità di ordinanze locali che determinino nuovi lockdown limitati a singole regioni.
Già ora i senior manager della compagnia stanno informando il personale del momento in cui sarà richiamato al lavoro. Durante la prima fase di rientro, non è detto, però, che i ritmi tornino da subito regolari: alcuni potrebbero lavorare in ufficio ogni giorno, altri soltanto per alcuni periodi, a seconda del ruolo ricoperto e della necessità di una presenza fisica in sede.
In ufficio le mansioni business critical
L’approccio scelto da Apple va nella direzione opposta alle politiche adottate da molte altre tech company. In Facebook e Google la maggior parte dei dipendenti lavorerà da remoto fino alla fine del 2020, Amazon ha comunicato che gli impiegati degli uffici resteranno a casa fino ai primi di ottobre e Twitter ha addirittura concesso allo staff il diritto di proseguire con l’home working in modo permanente. Secondo alcuni osservatori, la scelta di Apple riflette il focus dell’azienda sui meeting face-to-face e su uno sviluppo del prodotto che sia hand on. In più, la compagnia fa grande affidamento sulla parte hardware come business principale.
Dall’inizio delle crisi da coronavirus, Apple ha permesso a un gruppo selezionato di dipendenti di lavorare in ufficio per mantenere attive le operazioni. Alcune mansioni, come la gestione dei data center, l’implementazione dei software, alcuni test sulla parte hardware e la messa in vendita online dei prodotti, sono più difficili, se non impossibili, da portare avanti da casa e sono considerate business critical.
Già in aprile il CEO Tim Cook aveva anticipato l’idea di orientarsi verso un ritorno al lavoro dilazionato nel tempo per team e per appartenenti allo stesso team. Il piano di rientro prevede controllo della temperatura, mantenimento delle distanze di sicurezza e uso delle mascherine. Il CEO aveva fatto sapere che la compagnia era in cerca dei test per effettuare tamponi a tutti i dipendenti.
Fonte: Bloomberg
Articolo a cura di
Giornalista professionista dal 2018, da 10 anni collabora con testate locali e nazionali, tra carta stampata, online e tivù. Ha scritto per il Giornale di Sicilia e la tivù locale Tgs, per Mediaset, CorCom – Corriere delle Comunicazioni e La Repubblica. Da marzo 2019 collabora con la casa editrice ESTE.
Negli anni si è occupata di cronaca, cultura, economia, digitale e innovazione. Nata a Palermo, è laureata in Giurisprudenza. Ha frequentato il Master in Giornalismo politico-economico e informazione multimediale alla Business School de Il Sole 24 Ore e la Scuola superiore di Giornalismo “Massimo Baldini” all’Università Luiss Guido Carli.
fase 2, rientro al lavoro, Apple, tech company