Non si Parler più
Torniamo sulla vicenda, già affrontata, degli account bloccati da Twitter e Facebook (compreso Instagram) di Donald Trump, a seguito dell’assalto del Campidoglio Usa da parte dei suoi supporter. Precisiamo – se mai ce ne fosse (ancora) bisogno – che la riflessione non ha nulla a che vedere con la manifestazione, condannata in modo totale. Piuttosto interessa la vicenda della libertà di parola sui social network. E, in questo caso, anche il potere di chi decide a chi dare spazio e chi fare tacere, perché c’è un nuovo capitolo da affrontare.
A seguito delle decisione dei social network, Trump – che fino al 20 gennaio 2021 resta il Presidente degli Usa (a meno che non si applichi il 25esimo emendamento) – aveva annunciato di voler utilizzare un’altra piattaforma, Parler, che – stando a quanto spiegato dai suoi fondatori – è un’alternativa ai competitor Twitter e Facebook. Secondo Wikipedia (versione inglese) questo social network – che conta oltre 10 milioni di utenti, di cui 4 milioni attivi – ha una base di utenti composta da numerosi teorici della cospirazione ed estremisti di destra, oltre che da svariati sostenitori di Trump. Tra gli utenti c’è persino Jair Bolsonaro, Presidente del Brasile. Gli stessi messaggi pubblicati – sempre stando all’enciclopedia online – contengono spesso contenuti di estrema destra, antisemiti e teorie cospirative. Inoltre varie fonti giornalistiche hanno rivelato che la piattaforma ha bandito alcuni utenti per le loro posizioni anti-Parler.
Dopo l’assalto al Campidoglio e l’attenzione mediatica scatenata dalle esternazioni di Trump che, bloccato dagli altri social, vorrebbe utilizzare Parler, la piattaforma è andata offline. O meglio, è stata messa offline da Amazon Web Services, che ospita la piattaforma. E anche Apple e Google Play Store hanno rimosso l’App dai loro canali. Al momento – 11 gennaio 2020 – il sito dell’applicazione non è raggiungibile. Secondo la ricostruzione del New York Times, i vertici di Parler stanno lavorando per ripristinare il servizio, ma è probabile che ci voglia qualche giorno.
Torna quindi la stessa domanda dell’ultima riflessione: chi detiene il vero potere sul web? Dopo i social nell’arena sono quindi scesi in campo altri colossi che, se possibile, fanno fare un salto in avanti alla questione. Perché sono i soggetti che, per davvero, possono decidere le sorti delle piattaforme che, certo, accettano di stare alle loro regole. È bastato un clic e la questione Parler è stata risolta. Almeno fino alla prossima puntata.
Aggiornamento del 12 gennaio 2021:
Riportiamo alcuni commenti sulla questione libertà di parola e social network, raccolti da vari media. La Cancelliera tedesca Angela Merkel ha spiegato che “la libertà di espressione può avere dei limiti, ma deve essere il Legislatore a fissarli, non un management aziendale”. Il Ministro dell’Economia e delle Finanze (e da qualche tempo del Recovery!) Bruno Le Maire ha affermato che “l’oligarchia digitale è una minaccia per le democrazie“. Non a caso l’Unione europea a fine 2020 aveva lanciato il Digital Service Act, con l’obiettivo di individuare una cornice legislativa per costringere le grandi piattaforme web alla responsabilità. Insomma, non è un problema di regole, ma di chi le decide.
social network, donald trump, parler