padre Benanti intelligenza artificiale

Nostro Signore dell’Intelligenza Artificiale

Padre Paolo Benanti è un esperto di etica e bioetica, già parte della task force Intelligenza Artificiale (AI) a supporto dell’Agenzia per l’Italia digitale, ed è uno dei 39 membri del New Artificial Intelligence Advisory Board, il comitato che si occupa di AI istituito dalle Nazioni unite. E da poco è anche Presidente della Commissione sull’Intelligenza Artificiale (AI) per l’informazione (abbreviato in Commissione Algoritmi), l’organo istituito dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria del Governo per discutere ed esaminare le implicazioni dell’AI applicata al mondo del giornalismo e dell’editoria.

Classe 1973, teologo e filosofo, francescano del Terz’Ordine Regolare e docente presso la Pontificia Università Gregoriana, Benanti ha preso il posto di Giuliano Amato che ha lasciato la Commissione in polemica con la Premier Giorgia Meloni.

Da lungo tempo Benanti dedica i suoi studi sulle potenzialità e i rischi dell’applicazione dell’AI, con un approccio moderato e lontano da giudizi generalisti: “È un errore giudicare una volta per sempre un fenomeno. La clava è sempre stata utensile e arma. Essere etici significa continuare a domandare e non accontentarsi di una risposta già data. Più dell’AI mi spaventa la stupidità naturale. Se ben usata e regolamentata, la tecnologia può renderci migliori”.

L’approccio del religioso, non scevro da ironia, è quello di esorcizzare luci e ombre del futuro dell’Intelligenza artificiale. Per esempio, durante l’edizione 2023 del Festival dell’Economia di Trento, ha aperto una riflessione su quanto poco sappiamo delle nuove forme di AI in termini di auto apprendimento e auto accrescimento. “Come possiamo gestire qualcosa di cui il totale è più della somma delle parti?”, si è chiesto Benanti.

In qualità di esperto di etica della tecnologia, il francescano si è spesso interrogato sulla strumentalizzazione del mezzo: su Il Sole 24Ore ha proposto una riflessione su quella che ha chiamato “algoretica”, cioè la nuova frontiera dell’etica applicata alle decisioni dell’algoritmo. “Bisogna valutare i rischi, non solo per le ineguaglianze che possono aumentare, ma perché specialmente nelle ultime forme di AI abbiamo una macchina che è capace di ‘narrare’, in grado di raccontare storie che possono contribuire a formare l’opinione pubblica. Questa macchina può dunque essere utilizzata per scopi che non sono esattamente positivi, come quelli di aumentare l’odio sociale o creare nemici laddove non esistono”. Da qui l’idea di Benanti che serve guardare con attenzione il potenziale di queste macchine, in particolare proprio da quegli organismi che hanno una volontà di collaborare per immaginare uno sviluppo equo della tecnologia. Ora che preside la Commissione sull’AI, il religioso può far valere le sue posizioni.

sviluppo tecnologico, Intelligenza artificiale, etica


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Lucrezia Vardanega

Lucrezia Vardanega è giornalista pubblicista con esperienza nel mondo della comunicazione digitale. Ha iniziato il suo percorso giornalistico subito dopo la laurea, cominciando a collaborare con vari magazine online e addentrandosi sempre più nelle varie sfaccettature di questo mestiere sempre in divenire. Con uno sguardo attento e curioso sul mondo che la circonda, resta sempre con la mente aperta per rimanere aggiornata e accrescere le sue competenze. Per ESTE collabora su più fronti, sia online sia offline, con una particolare sensibilità verso i nuovi bisogni di un mercato del lavoro in equilibrio tra antiche tradizioni e moderne tecnologie. Nel tempo libero ama leggere, fare trekking sulle Dolomiti, visitare mostre d'arte e camminare a naso all'insù per la sua amata città d'origine, Venezia.

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