Lavoreremo solo 35 ore?
Per qualcuno può sembrare un déjà vu, ma questa volta la riduzione dell’orario di lavoro settimanale da 40 ore a 35 potrebbe diventare realtà. Per ora è la proposta dei sindacati Fim, Fiom e Uilm che hanno rilanciato l’idea puntando su una fase di sperimentazione contrattuale con l’obiettivo di raggiungere progressivamente la riduzione dell’orario di lavoro. Ovviamente mantenendo il salario invariato.
La proposta si inserisce nella più ampia strategia delle sigle sindacali per migliorare le condizioni lavorative e la qualità della vita dei lavoratori attraverso il nuovo contratto nazionale per i metalmeccanici per il triennio 2024-27, all’interno del quale Fim, Fiom e Uilm vogliono inserire, oltre al taglio delle ore lavorative, gli aumenti salariali (280 euro per il livello C3 del nuovo inquadramento contrattuale), i miglioramenti nel welfare (250 euro annui per i flexible benefit), la formazione e la gestione dell’Intelligenza Artificiale (AI) sul luogo di lavoro.
Da segnare sul calendario dei metalmeccanici è la data del 30 giugno 2024, quando scade il contratto nazionale per oltre 1,5 milioni lavoratori distribuiti in circa 30mila aziende: è questo un settore di fondamentale importanza per l’economia italiana, che nel 2022 rappresentava l’8% del Prodotto interno lordo, il 6,2% dell’occupazione complessiva e il 45% delle esportazioni italiane.
Lavoro più tecnologico e attento al benessere
La proposta di Fim, Fiom e Uilm intende migliorare l’esperienza professionale dei metalmeccanici italiani, portando l’attenzione alle condizioni di lavoro, al potere d’acquisto e alla formazione. In particolare, oltre all’aumento dell’importo per il welfare, totalmente esentasse, si affianca l’istituzione di una piattaforma welfare metalmeccanica nazionale gestita dalle parti per garantire la possibilità di conversione del Premio di risultato, con ulteriori convenzioni e forme di sostegno ai dipendenti.
Inoltre, le sigle sindacali suggeriscono di rendere i permessi retribuiti più flessibili, consentendo il loro utilizzo anche per frazioni di ora, e di ridurre (o eliminare) il preavviso richiesto quando i permessi sono necessari per prendersi cura dei familiari. Rispetto ai congedi parentali, i sindacati vogliono aumentare l’integrazione economica fino al 100% del reddito per altri due mesi rispetto alla situazione attuale e, anche in questo caso, consentire l’utilizzo del congedo anche in ore anziché solo in giornate intere.
Da quanto emerge nei confronti tra Fim, Fiom e Uilm, il contratto a tempo indeterminato dovrebbe essere mantenuto come principale forma di assunzione, mentre è espressa la necessità di definire causali, modalità e tempi di stabilizzazione per i contratti a termine e la somministrazione, anche richiedendo percorsi di stabilizzazione al superamento dei 24 mesi di rapporto di lavoro.
Le richieste dei sindacati indicano anche una consapevolezza delle sfide legate alla transizione ecologica, digitale e tecnologica, cercando soluzioni innovative per affrontare tali cambiamenti nell’ambiente lavorativo. Il nuovo contratto nazionale dei metalmeccanici chiede, infatti, la definizione di una normativa apposita per gestire la crescente presenza dell’AI sul luogo di lavoro, evitando abusi e violazioni normative e contrattuali, e favorendo la partecipazione alla definizione della governance dei dati e degli algoritmi.
Le proposte per il rinnovo del nuovo contratto sarà sottoposta a voto segreto dei lavoratori per l’approvazione finale entro la prima metà di aprile 2024. Successivamente sarà presentata a Federmeccanica e Assistal e poi discussa al tavolo con le associazioni datoriali. Indipendentemente da come andrà, la posizione dei sindacati vuole promuovere una collaborazione costruttiva tra metalmeccanici e aziende per affrontare le sfide del mondo del lavoro.
Classe 1996, Martina Midolo è giornalista pubblicista e si occupa di social media. Scrive di cronaca locale e, con ESTE, ha potuto approfondire il mondo della cultura d’impresa: nel raccontare di business, welfare e tecnologie punta a far emergere l’aspetto umano e culturale del lavoro.
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