Oltre i pregiudizi, in Senato il dibattito sull’inclusione

Superare i pregiudizi deve essere una tensione costante. Nella prestigiosa Sala Isma del Senato della Repubblica, mercoledì 19 marzo, si è discusso delle barriere all’inclusione nel mondo del lavoro. Quali? Pregiudizi e preconcetti spesso invisibili e inconsapevoli, che condizionano l’accesso ai ruoli apicali e limitano il talento. Al centro del dibattito, i temi affrontati nel libro Perché i nani non diventano CEO. E altre sette tossicità aziendali (ESTE, 2024) degli autori Gabriele Ghini e Alessandra Fogola, un’opera che mette a nudo le dinamiche discriminatorie e le tossicità aziendali che ostacolano la meritocrazia. L’evento, promosso e organizzato da Alessia Salmaso, Presidente di Side by Side, ha acceso i riflettori su come le scelte aziendali, spesso guidate da bias inconsci, possano minare l’inclusione e il valore delle persone. Moderato da Dario Colombo, Caporedattore di Edizioni ESTE, l’incontro ha visto la partecipazione di Ciro Cafiero, giuslavorista e Presidente di AIDP Lazio.

Quando il pregiudizio diventa criterio di selezione: “Era il 2022 quando un cliente mi chiese, come ultima specifica per la selezione di un CEO, l’altezza minima del candidato. Secondo lui, una persona troppo bassa non avrebbe comunicato autorevolezza”, ha raccontato Ghini. Un altro episodio emblematico? “Ho proposto una risorsa altamente qualificata: ingegnere, donna e nera. È stata subito assunta, ma con la motivazione che avrebbe garantito all’azienda il rispetto delle normative di inclusione. Non per il suo talento. Eppure, l’inclusione non è solo una questione etica, è una leva strategica per il successo aziendale.”

Fogola ha posto l’accento su un altro aspetto chiave: la mancanza di ascolto. “L’ansia da prestazione e la paura di non sentirsi importanti portano spesso a soffocare il dialogo, impedendo la riflessione e la comprensione reciproca. Ma senza ascolto non c’è inclusione, né innovazione”, ha commentato l’autrice del libro. Superare la retorica, trasformare i principi in pratica. Salmaso ha lanciato un appello all’azione: “Le parole sono importanti: equity, inclusione, ascolto. L’ascolto genera opportunità per chi ascolta e occasioni per chi viene ascoltato. La vera sfida è trasformare questi concetti DEI in pratiche quotidiane, andando oltre la retorica e creando un cambiamento culturale reale”. Un dibattito che non si è limitato a denunciare le barriere, ma ha acceso un confronto concreto su come abbatterle.

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